domenica 6 ottobre 2019

Tutto scorre e...inquina


Sarà per la maggiore attenzione che, finalmente, c'è per il clima, ma mi sto rendendo conto che tutto inquina e c'è davvero da sentirsi male all'idea. Tra le innumerevoli mail che mi arrivano come pubblicità ho notato che ci sono alcune aziende che esordiscono con "da oggi produciamo nostri jeans con la metà dell'acqua, quindi inquiniamo meno" bene, questa è una bella cosa, ma mi sono chiesta: allora ogni prodotto che compriamo contribuisce a distruggere il nostro pianeta, chi più chi meno, ci sono prodotti per i quali non mi ero mai posta il problema dell'inquinamento perché non li collegavo affatto a questa possibilità. Un'automobile, è noto a tutti, inquina con i suoi gas di scarico; le fabbriche, i prodotti chimici, il riscaldamento delle case, la plastica che è dappertutto. Non avevo mai pensato ai jeans come prodotto inquinante. In realtà riflettendo ci si può arrivare, non è il prodotto in sè ma la modalità di produzione del prodotto.
Se prendo un aereo (il mezzo di trasporto più inquinante al mondo) inquino
Se mangio una bistecca di bovino (ma anche di altre carni) inquino
Se compro un vestito inquino 
Se compro delle scarpe inquino.
Un kg di carne costa 15000 litri di acqua, oltre ai cereali e al terreno per alimentare la mucca con l'inquinamento che ne deriva. Si potrebbe passare alla carne sintetica (recente invenzione, un prodotto vegetale simile per sapore e odore alla carne ricavata da un mix di piselli e barbabietola e olio di cocco) 

Ogni volta che decido di consumare qualcosa inquino. Non è semplice evitare di farlo. Posso scegliere di limitare l'uso della plastica, decidendo di bere l'acqua del rubinetto o comprando l'acqua minerale in vetro, oppure installando un depuratore in casa.
Posso scegliere di non consumare la carne, ma anche le uova e i derivati animali. Posso scegliere di non prendere l'aereo, in realtà lo faccio già pochissimo, ma c'è chi lo fa anche per me. 
Le scelte personali sono importanti, ma è ancora più importante l'attenzione al problema che porti a corrette modalità di produzione non inquinanti. 
L'obiettivo reale è la produzione, se non viene cambiato il modo di produrre un qualunque bene, ogni lotta del singolo all'inquinamento resterà vana. Questo è quello che penso, quello a cui sono arrivata dopo essermi informata un po' meglio rispetto a questo argomento. Certo quando l'azione del singolo si unisce a quella di tanti altri fino a smuovere le coscienze, trasformando la cultura e portando concretamente l'attenzione sul problema, allora chi "decide" perché detiene il potere economico o politico o entrambi è costretto a fare qualcosa per cambiare. 
Siamo sulla strada giusta? Il movimento creato da Greta sta portando i primi frutti? 
Spero di sì, spero anche che non sia una moda del momento e che davvero partano delle politiche serie e concrete, sperando anche che non sia troppo tardi. 
Lo scioglimento dei ghiacciai e il cambiamento climatico è sempre più evidente, ormai non possiamo più fare finta di non vedere, ma l'unica strada concreta verso il cambiamento è rivoluzionare il modo di produrre, accettare l'inevitabile maggior costo iniziale come un giusto sacrificio.
Per esempio ho scoperto da poco che possono essere prodotte delle bottiglie di plastica completamente biodegradabili, aimè tappo ed etichetta sono ancora di plastica ma con il tempo chissà. I componenti della bottiglia sono polimeri derivati da zuccheri compostabili in ottanta giorni. 
Ecco il link pubblicitario di youtube che ne parla



Penso che questo potrebbe essere un primo passo, ma ogni impresa dovrebbe investire sul proprio prodotto rendendolo compatibile per l'ambiente e forse salveremo il pianeta o, almeno, non continueremo a distruggerlo. Voi cosa dite?
 

Fonti immagini
Pixabay

Fonti video
YouTube 

25 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Beh, non c'è dubbio che noi come singoli possiamo solo fare pressione sulle elites, ma poi sono loro che hanno i mezzi per rendere effettive politiche anti-inquinamento. Purtroppo certe dinamiche sociali ed economiche si basano sui trasporti veloci (aerei) e di grandi quantità (navi portacontainer) ed entrambi sono mortalmente inquinanti... senza contare la necessità di produrre sempre più energia elettrica, per la quale le fonti riciclabili e non inquinanti sono talvolta più costose e producono pochi kilowatt... Insomma, sono necessarie iniziative su larga scala e, soprattutto, concertate fra più paesi. Solo le elites possono farlo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Infatti il punto cruciale è questo, solo i potenti della politica e della produzione possono concretamente operare, il singolo può contribuire a diffondere la coscienza ambientale. Purtroppo mi sembra difficile rinunciare all'uso dell'aereo o della grandi navi portacontainer, al punto in cui siamo, ma forse potenziare sempre più i trasporti meno inquinanti si può fare. Da qualcosa bisogna cominciare.

Marco Freccero ha detto...

Il problema è l'India e la Cina (anche se quest'ultima pare che qualcosa abbia fatto). In Europa le emissioni di CO2 sono scese, e continuerenno a farlo (anche se La Polonia non vuole abbandonare il carbone). Ma è l'Asia che deve cambiare politica energetica.

Ivano Landi ha detto...

Possono essere riflessioni ragionevoli, ma io concordo con la visione del filosofo Emanuele Severino, che la soluzione sarà infinitamente peggiore del problema, e già ci sono chiare avvisaglie che sarà davvero così. Il capitalismo che mira al profitto a ogni costo sarà sostituito con il capitalismo che mira al profitto e al "bene comune", e sarà ancora peggiore perché ciò può ormai avvenire solo attraverso il dominio tecnocratico.
Come scrive Severino in "La filosofia futura" (1989): "Quando la tecnica diventasse realmente capace di compiere ciò che già ora è possibile in linea teorica, e cioè soddisfare i bisogni di tutta l'umanità, e l'uomo della tecnica venisse a coincidere con l'uomo del Pianeta, si profilerebbe il "paradiso" della tecnica - il maggiore di tutti i pericoli a cui può andare incontro la storia dell'Occidente."

Barbara Businaro ha detto...

Credo che sia anche molto peggio di così. Al punto in cui siamo giunti, non è più nemmeno sufficiente produrre inquinando di meno, dovremmo proprio smettere di produrre e riciclare tutti gli scarti che abbiamo già ammassato in giro per il pianeta. Non c'è infatti il "solo" inquinamento da produzione, ma anche gli scarti della produzione e i rifiuti non compostabili. Le isole di plastica che vagano al largo degli oceani, perché nessuno le raccoglie? Lasciamo che si disfino in particelle minuscole, che finiranno nello stomaco dei pesci, che finiranno nel nostro stomaco.
E poi c'è lo spreco. Il problema non è produrre carne, ma che fine fa la carne del supermercato/macelleria quando non viene venduta in buono stato di conservazione? Diventa invendibile, immangiabile, ma ha avuto un costo ambientale di produzione. Come per tutti gli altri prodotti del resto, verdura compresa.
E gli imballaggi? Ottime le bottiglie compostabili. Io quest'anno per casa ho trovato per la prima volta una vaschetta di gelato della Carte d'Or completamente riciclabile nella carta, quando in casa usiamo ancora delle vecchie vaschette da gelato (ci tengo i farmaci, pensa) che hanno la bellezza di 30 anni!
Anche i biscotti: i Semplicissimi Doria hanno finalmente la confezione smaltibile nella carta. Altri biscotti invece si marchiano di essere bio (come prodotto) ma la confezione non è riciclabile, bravi.
E scusa se metto i nomi, ma ritengo che le aziende che investono tempo e denaro a questo punto vadano premiate.
A tutti gli altri produttori farei pagare una sopratassa per lo smaltimento delle loro schifezze. Compresi quelli che usano i vasetti in vetro, ce io pulisco e riciclo, e mi mettono delle etichette in ferro battuto che sono impossibili da togliere, nemmeno con il rimuovi colla professionale. E quindi tocca buttare, sperando che riescano in ricicleria a pulirli.
E non parliamo dell'alta obsolescenza tecnologica, che finisce in enormi discariche a cielo aperto nei paesi poveri...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ho visto un giorno in TV che in Cina sparano del sale contro le nubi per ottenere la pioggia perché c'è la cappa di smog sulla città e l'aria è irrespirabile, mi ha fatto davvero impressione. È proprio necessario fare qualcosa in tutto il mondo...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Non conosco il filosofo Emanuele Severino, però credo che l'impresa ardua sia proprio trovare delle soluzioni che non siano peggiori del male che si va a combattere. Certo che non c'è da star tranquilli, a volte quando vedo dei film ambientati in società distopiche temo che siano davvero molto più vicine alla realtà di quanto non sembri...

Calogero ha detto...

Il problema c'è Giulia, è evidente come è evidente che bisogna cambiare molte cose, a cominciare dal veicolare l'informazione. I sensazionalismi non aiutano. Il messaggio bisogna farlo passare in modo garbato affinché venga colto dalle persone intelligenti. Poi ci sono gli ignoranti irriducibili che fanno un vanto dell'inettitudine cognitiva e dell'ostilità nei confronti del progresso. Tocca portarseli addosso come la zavorra che non sono altro.
Marco cita India e cina, io aggiungerei gli Stati Uniti del fanatico menefreghista Trump.
Ridurre a zero l'impatto ambientale dei consumi deve essere un punto d'onore per una società che si autodefinisce civile.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Scarti e sprechi (non per niente ci chiamiamo la "società dei consumi"), le aziende hanno operato sempre come se le risorse della terra fosssero eterne, invece sono limitate e bisogna tenerne conto. Ben vengano le confezioni in carta al posto della plastica (anch'io compro il gelato carte D'or di carta e dovrebbero farlo davvero tutte le aziende se non vogliamo soccombere sotto quintali di plastica)! E poi ci sono i rifiuti tecnologici, altra fonte gravissima di inquinamento, lì la strada giusta potrebbe essere il riutilizzo nei paesi più poveri, ma quante aziende lo fanno?

Luz ha detto...

Ahimè, è proprio così. Impossibile sottrarsi alla massa di persone che provocano inquinamento su questo pianeta, a meno che non scegliamo una vita eremitica da asceti viventi nella solitudine più assoluta nutrendoci di bacche e di tutto ciò che cade dalle piante. Crediamo di essere virtuosi, non lo siamo per nulla, siamo perfettamente integrati nel meccanismo. Escludersi, significherebbe rinunciare alle tante cose che hai immaginato anche tu.
Bella quella bottiglia compostabile, devo cercarla. Faccio ancora consumo di acqua imbottigliata, anche se sul lavoro mi porto poi una bottiglia di metallo, almeno quella... Per quanto riguarda la carne rossa, ne faccio un uso talmente limitato che forse potrei ritenermi responsabile solo in minima parte dell'inquinamento provocato dalle deiezioni dei bovini. Ma consola poco o niente.

Sandra ha detto...

Mi sbatto, poi vedo una stirella gettata nel bidone del vetro condominiale e molte altre cose del genere e mi passa tutta la voglia. Ma continuo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Certamente anche l'elezione di Trump ha inciso non poco nel quadro generale, con il suo atteggiamento ha fatto un sacco di danni al clima oltre che al resto e, purtroppo, continua a farne. Io spero che venga spazzato via con le prossime elezioni. Veicolare le informazioni nel modo giusto è una buona strada e lentamente anche gli ignoranti irriducibili dovranno adeguarsi.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sì, anch'io consumo poca carne rossa, anzi praticamente compro solo carne bianca, purtroppo è l'intero sistema che deve cambiare perché si abbia davvero un impatto sul clima. La bottiglia compostabile (che costa però più del normale, ma questo è ovvio) non sono ancora riuscita a trovarla nel mio abituale supermercato, la prossima volta che ci vado chiedo informazioni. Secondo me dovrebbe soppiantare le bottiglie normali magari estendendo il brevetto a tutte le aziende, speriamo avvenga presto, ma già averla inventata è un primo passo, vuol dire che è possibile non utilizzare la plastica. Sul lavoro non uso la bottiglia di metallo, però riciclo una bottiglietta di plastica che mi riempio da casa. Certo anche questa è una piccola cosa.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Eh lo so, anch'io ogni tanto vedo la raccolta fatta male, ma continuo. Come rispondevo su a Calogero, gli ignoranti irriducibili esistono sempre ma dovranno adeguarsi anche loro quando la maggioranza porrà sempre più attenzione all'ambiente. Almeno spero...

Calogero ha detto...

L'iniziativa dovrebbe partire dall'intellighenzia. Finché gli studiosi vanno avanti a gridare "Al lupo! Al lupo!" non ci si può aspettare che abbiano un auditorio seriamente interessato e coinvolto. Sembra assurdo che non si rendano conto del doppio svantaggio che si procurano e CI procurano: perdere credibilità nell'immediato e venire ignorati nel momento in cui dovessero lanciare un'allarme reale, non gonfiato ad arte per ottenere finanziamenti, allorché la bomba starà davvero per scoppiarci sotto i piedi.
La gente non è ignorante al punto da non saper leggere i numeri.
Ricordo, per chi non ne fosse a conoscenza, che lo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai rientra nell'ordine naturale delle cose. Parlando in termini di ere geologiche, l'era glaciale (il periodo attuale è una fase di interglaciazione) NON è la norma. Sembra tale solo a noi (Homo Sapiens) che siamo gli ultimi arrivati, ci siamo evoluti nel periodo di cui sopra e di conseguenza non abbiamo reminiscenza di cosa c'era prima e dovrà per forza di cose riproporsi, e cioè clima tropicale che si estende a quasi tutte le latitudini e l'assenza di alternanza stagionale.
Premesso ciò, ribadisco: ridurre a zero l'impatto ambientale dei consumi deve essere un punto d'onore per una società che si autodefinisce civile.

Barbara Businaro ha detto...

Sky tg 24, speciale Fridays for future per il global warming. Il giornalista chiede proprio se in realtà non si tratti della fine di una glaciazione. Il tizio in studio, non ricordo chi fosse, risponde che no, analizzando le estrazioni di ghiaccio fatte ai poli in profondità risulta che le quantità di co2 non erano comunque così alte in fasi simili (inter glaciazione appunto, tra una e l'altra) e che comunque le glaciazioni corrispondono anche ad una leggera modifica della traiettoria della terra rispetto al sole, e che adesso non siamo in quel periodo.
Purtroppo anche gli studiosi non hanno una voce univoca. Nel dubbio, direi di seguire comunque la via della diminuzione dell'inquinamento.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@calogero @barbara
non sono un'esperta e mi sono chiesta anch'io se queste temperature non siano effettivamente dovute a un effetto "naturale" tipo la fine di una glaciazione. Comunque, al di là di tutto, avere delle isole di plastica in mezzo al mare o l'aria irrespirabile non è bello, la nostra civiltà (se vogliamo davvero essere civili) impone di salvaguardare il nostro pianeta con una produzione compatibile

Grazia Gironella ha detto...

Cerco di inserire comportamenti virtuosi anche dove non ero ancora arrivata, ma credo che certe scelte vadano fatte ad altri livelli. Per esempio se vado al supermercato e trovo tutta la frutta e la verdura biologica confezionata, non è un controsenso? Mi tocca scegliere tra l'acquisto salutista e quello ecologico. Ma questo è solo un esempio. Spero davvero che qualcosa si muova, non solo a livello del singolo consumatore.

Calogero ha detto...

In realtà, Giulia, non si tratta della fine del periodo glaciale, che pertanto manifesterà ancora i propri effetti con un'ondata di ritorno. Soltanto dopo si potrà parlare di fine della glaciazione quaternaria. Parliamo comunque di tempi lunghi decine di migliaia di anni quindi, come dice la Guida galattica per gli autostoppisti: 'Niente panico', la sciarpetta di lana servirà ancora.
Certo, la rivoluzione industriale, il consumismo esasperato e il crescente fabbisogno energetico hanno prodotto effetti tangibili, basti pensare all'isola di plastica nel Pacifico da te citata o al buco dell'ozono sul Polo Sud che si allarga del 5% ogni decennio; effetti che sarebbe il momento di azzerare.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Concordo con te Calogero, sarebbe il momento.

Giulia Lu Mancini ha detto...

È vero anche la verdura biologica è confezionata, un controsenso, ma la confezione serve a preservare la merce durante il trasporto. Occorre diffondere sempre più imballaggi ecologici, di solito si punta sulla carta che è già qualcosa. Anche qui servono scelte a un livello più alto.

Cristina M. Cavaliere ha detto...

A me vengono in mentre tre cose:

1. L'inquinamento è partito dalla rivoluzione industriale di fine Settecento che ridusse i torrenti e i fiumi a veri liquami con gli scarichi delle concerie e delle produzioni industriali, impregnò l'aria delle esalazioni delle ciminiere e intossicò i polmoni di tutti. Non è un caso che i poeti inglesi romantici si lamentavano che il paesaggio rurale fosse completamente rovinato a causa del profitto e dello sfruttamento. Ora stiamo subendo l'onda lunga di qualcosa che è partito allora, ma per alcuni versi siamo migliorati, se non altro perché in Europa abbiamo per la massima parte bandito nafta e carbone: io mi ricordo da bambina quando d'inverno mi soffiavo il naso... beh, ti lascio immaginare. C'era molto più inquinamento a Milano, all'epoca, ma questo non vuol dire che dobbiamo stare con le mani in mano.

2. Il problema è a livello di sistema globale di produzione / consumo / spreco, che va assolutamente rivisto alla fonte. Attualmente siamo una civiltà del tutto basata sulla plastica che è derivata dal petrolio. Tutto quello che adoperiamo è fatto di "plastica" (leggi: petrolio), dai capi di abbigliamento alle indispensabili siringhe degli ospedali e ai macchinari, dagli imballaggi agli splitter dei condizionatori ecc. Come singoli possiamo senz'altro modificare i nostri comportamenti, ma lo sforzo deve essere strutturale.

3. Sono convinta che una parte del cambiamento derivi da cause naturali, ma non saprei indicare in quale percentuale e anche gli esperti dibattono. Ad esempio ho letto della "piccola era glaciale", un periodo della storia climatica della Terra che, pur con una non totale convergenza degli studi, appunto, va dalla metà del XIV alla metà del XIX secolo in cui si registrò un brusco abbassamento della temperatura media terrestre. Ripeto, non è che ci debba servire da alibi per non far nulla, ma anche il pianeta è in eterno movimento.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Cara Cristina grazie per questo commento così ben articolato, hai proprio ragione tutto cominciò con la rivoluzione industriale e i suoi terribili effetti collaterali. Ricordo che uno dei mali fu anche l'abbandono della campagna da parte dei contadini (ma forse era una conseguenza del fatto che facessero la fame coltivando terre non di loro proprietà. Comunque con il tempo l'uomo ha sempre imparato dai propri errori ed è migliorato almeno per alcuni aspetti, le produzioni sono diventate meno inquinanti almeno laddove si è deciso di intervenire con forza e volontà. Poi ci sono i casi in cui gli interessi economici hanno prevalso a scapito delll'ecologia. È proprio per questo che il livello di consapevolezza diffuso sempre più del rispetto verso l'ambiente può fare la differenza. Poi è probabile che una parte del cambiamento sia naturale, ma se l'uomo non fa ulteriori aggiunte è meglio.

Nadia Banaudi ha detto...

Se solo penso a ogni mio gesto quanto inquina mi sento colpevole anche solo ormai a respirare, perché figuriamoci se non acquisto mille cose all'anno che abbisognano di fiumi d'acqua, se le fabbriche in cui le creano sono perfettamente a norma, etc, etc. Però non so proprio come fare. I miei figli usano i mezzi pubblici per andare a scuola ma io ad esempio l'auto per andare al lavoro. Anche se in vacanza non ci vado mai e non uso l'aereo, magari solo per poter mangiare un cibo che arriva da oltreoceano è come se compissi tre viaggi l'anno. Anche solo cambiare cellulare ogni tot causa inquinamento, per non parlare di ogni volta che si spreca e getta via quel che non è più in buono stato, dagli abiti agli oggetti di casa. È molto difficile ormai non compiere azioni che compromettono l'ambiente e il tuo post fa molto riflettere, come Greta smuove le coscienze.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Le nostre azioni possono fare il minimo, per esempio ieri ho comprato della frutta ed era in una vaschetta di plastica, per un momento sono stata tentata di lasciarla lì, poi ho pensato che avrei usato la vaschetta per tenere delle cose in frigo. Penso che la prossima volta comprerò la frutta sfusa. Ieri ho pensato che anche la mancanza di tempo inquina, per la fretta al bar prendo sempre cibo da portar via e mangiare in ufficio, magari però posso rinunciare alle posate di plastica e portarmi le mie da casa, così come faccio con l'acqua che mi riempio la bottiglietta da casa. Sono piccole cose però, ma magari si comincia da qui. Io non cambio cellulare da almeno cinque anni e il precedente l'ho tenuto otto (era un pezzo da museo) però quest'ultimo comincia a non reggere più la carica...confesso che non lo cambio per pigrizia e anche perché mi affeziono alle cose, ma intanto l'ambiente soffre meno forse.