domenica 2 settembre 2018

Conciliare scrittura e vita lavorativa

Qualche mese fa in un commento Salvatore Anfuso nel suo post  intitolato Come raggiungere il massimo dell'efficienza nella scrittura mi ha suggerito di scrivere un post su come conciliare la vita lavorativa con la scrittura. E io ho seguito il suo suggerimento. Avevo cominciato a scrivere il post tempo fa, ma solo ora sono riuscita a completarlo. Meglio tardi che mai.
Nel suo post Salvatore spiegava come raggiungere l'efficienza nella scrittura e sfruttare bene il proprio tempo, dava ottimi consigli. Il problema sorge però se lavori e, si sa, la maggior parte della gente che scrive non vive di scrittura, quindi, se è fortunata (oggi bisogna comunque considerarsi fortunati ad avere un lavoro) svolge ogni giorno un altro lavoro che non riguarda la scrittura. 
Ed ecco quindi che - per scrivere - è necessario organizzarsi bene, anzi molto bene.
Siccome io non sono un guru e non possiedo nessuna ricetta miracolosa posso solo parlare di quello che faccio io per conciliare la mia vita lavorativa con la scrittura. Prima di tutto é necessario avere la passione, e quella non mi ha mai abbandonata, anzi si è acuita negli ultimi anni, grazie alla possibilità di pubblicare. Probabilmente non scriverei se non avessi la prospettiva di pubblicare anche in autonomia.
Ma soprattutto è fondamentale fare delle scelte, non puoi scrivere sul blog tutti i giorni, seguire tantissimi blog lasciando commenti possibilmente intelligenti e riempire pagine intere del tuo nuovo romanzo. Non puoi, perché ogni giornata è formata sempre da 24 ore di cui almeno 6 sarebbero da dedicare al sonno, quindi devi fare una scelta e dare le priorità in base all'obiettivo da raggiungere. 

Il segreto del successo nella vita è fare della tua vocazione il tuo divertimento. Mark Twain

La frase sopra è emblematica, sarebbe bello raggiungere il successo attraverso le proprie passioni, tuttavia anche se ciò non avviene, avere una passione e dedicarvi del tempo rende, in un certo senso, più felici e soddisfatti.
È necessario quindi porsi un obiettivo di scrittura e applicarsi con costanza. L'alternativa è aspettare di essere colpiti dal fuoco sacro dell'ispirazione all'improvviso e scrivere duecento pagine in una notte.
La seconda ipotesi accade spesso nei film oppure nei romanzi, ma nella realtà probabilmente no. A me almeno non è mai accaduto, pur avendo avuto, talvolta, qualche momento di grande ispirazione che mi ha condotto a scrivere alcuni capitoli quasi in uno stato di grazia. 
Ma siccome vogliamo parlare di obiettivi realizzabili, secondo me il metodo è dedicare del tempo a scrivere con periodicità, costanza e determinazione. Procedere magari a piccoli passi, ma comunque procedere. Il tempo da dedicare alla scrittura può essere quello serale, se il lavoro lascia dei margini oppure quello del week end. Le ore per me più favorevoli sono quelle mattutine del fine settimana. Sono quelle più produttive e quelle che mi trovano meno stanca.
E comunque è importante mettersi lì davanti al computer e scrivere, provarci, stare lì per alcune ore a tentare di scrivere perché, proprio mentre ti lambicchi il cervello a pensare alle parole giuste da fissare sulla pagina, può arrivare lo stato di grazia di cui parlavo prima. 
Altre volte non accade nulla, scrivi una mezza paginetta e ti sembra di aver scalato l'Everest nel farlo, ma la volta successiva proprio partendo da quelle quattro righe riesci a scrivere il capitolo migliore del libro o quello che ti sembra tale. 
In questi ultimi mesi non ho scritto nuove storie. Mi sono dedicata alla revisione-promozione-ricerca immagini-nuova revisione degli ultimi due romanzi, il secondo giallo e il romance che voleva uscire dal cassetto. 
Volutamente ho tralasciato di scrivere storie nuove perché non mi restavano energie per fare altro e anche perché non avevo voglia di passare il tempo libero davanti al computer, ma andare in giro o stare in relax: ne avevo un assoluto bisogno. 
Nel frattempo leggevo molto e pensavo ogni tanto al terzo episodio di Sorace. 
Infine, mentre ero in ferie, per alcuni giorni mi sono imposta di scrivere un capitolo della nuova storia. Il primo giorno non ho scritto quasi nulla, il secondo giorno ho scritto un mezzo capitolo, il terzo giorno ho delineato meglio e implementato quello che avevo scritto.
Ho avuto la riprova che è necessario imporsi il tempo da dedicare alla scrittura perché altrimenti non si procede in nessun modo. Finché la storia ce l'hai nella testa in forma nebulosa la storia non esiste. Essa comincia a esistere solo quando la metti su carta, con fatica e sudore.

E poi ci sono altri accorgimenti per non perdere tempo, questa cosa l'ho letta in un articolo, non so se sono idee malsane di qualche giornalista oppure realtà, ma sembra che il look "casual" di alcuni uomini di successo serva per "non perdere tempo", avete presente il modo di vestire molto informale di uomini come Steve Jobs: maglia a collo alto nera, jeans e occhiali; oppure di Mark Zuckergerg: maglietta grigia, infradito e jeans, con l'aggiunta della felpa con cappuccio se fa più freddo, lui stesso ha spiegato perché veste sempre allo stesso modo, per non sprecare tempo in decisioni frivole come quelle legate al look e concentrarsi sul lavoro. Anche Marchionne (che riposi in pace) con i suoi maglioncini sobri seguiva lo stesso criterio. 
Queste osservazioni mi hanno colpito perché anch'io negli ultimi tempi tendo a vestirmi in modo sobrio quando vado al lavoro, per non perdere tempo, a volte ho anche pensato che sarebbe stato comodo indossare una divisa in modo da non dovermi preoccupare di cosa mettere. In realtà una prima causa è da collegarsi alla crescente disaffezione al mio mondo lavorativo, che sento sempre più fagocitante e quindi non mi interessa vestirmi bene per adeguarmi all'ambiente. 
No, tranquilli, non vesto come Zuckemberg, però più passa il tempo, meno cerco di complicarmi la vita pensando a cosa indossare al lavoro. Ogni tanto mi faccio prendere dalla vanità femminile e indosso anch'io qualche vestitino frou frou, poi però ritorno ai miei pantaloni classici con magliettina di cotone e giacchino, o il classico twin set...(comodissimo, anche se probabilmente ormai fuori moda, nelle stagioni da tempo ballerino).
La differenza è che io non voglio perdere tempo sul mio lavoro, ma voglio risparmiarlo per tornare a casa prima possibile e scrivere. Desiderio che resta spesso tale, perchè le urgenze mi legano alla scrivania del mio ufficio oltre l'orario. 

Tutto sommato i momenti migliori per scrivere bisogna ritagliarseli comunque e non sprecarli.
Non è facile e non sempre la forza di volontà aiuta.
E voi cosa ne pensate?



22 commenti:

Nadia Banaudi ha detto...

Scrivere con costanza anche con interruzione di un giorno è il modo migliore per lasciare decantare le idee e mantenere viva l'energia. Darsi l'appuntamento giornaliero garantisce impegno e serietà e porta avanti la storia un passo alla volta. Non credo scrivano dieci ore al giorno nemmeno gli scrittori di best seller perché una vita l'avranno anche loro. E vivere vuol dire perdersi in altre azioni che usano tempo. Tu secondo me fai piccoli miracoli perché uscire con ben due libri di due generi diversi nello stesso anno è raro e sintomo di grandi capacità Più di una valvola di sfogo. È proprio bravura.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Nadia sei sempre carinissima, in realtà il romance come sai l'avevo scritto l'anno scorso, la fatica della revisione e pubblicazione rimane, ma almeno il romanzo era già pronto. È molto probabile che gli scrittori di best seller non scrivano dieci ore al giorno neanche loro, ma forse hanno il vantaggio di potersi concentrare di più sulle loro storie, questo è senza dubbio un bel vantaggio. Io comunque più che appuntamento giornaliero ho quello settimanale, diciamo che sono brava nella costanza settimane...

Claudia Turchiarulo ha detto...

Io scrivo tutti i giorni (eccetto la domenica), dalle 13 alle 15, orario in cui mio figlio fa la pennichella pomeridiana.
Per me è una piacevole routine. Come andare in palestra, fare una passeggiata al mare, preparare una torta.
Scrivo un sacco, mi dicono, ma, sin da quando facevo la giornalista, molti anni fa, componevo un articolo in venti minuti al massimo, quindi era facile redarne anche 10 al giorno.
Infine, trovo non ci siano regole eccetto la passione.
Quella, se c'è, è una malattia da cui non si esce vivi.. 😉
Buona giornata.

Shadow ha detto...

Intanto grazie per la citazione. È interessante constatare che le ore più produttive siano per tutti sempre quelle in cui il corpo è più riposato e la mente più fresca. Pare una banalità, ma non lo è. Scrivere richiede molta concentrazione. E cos'è la concentrazione se non un benessere generale, tanto della mente quanto del fisico, tale da permetterti di immergere te stesso su un'unica, specifica attività? Quei momenti di grazia di cui parli, sono proprio quei momenti che coincidono con una generale serenità, d'animo e di corpo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sei bravissima a scrivere tutti i giorni, è vero non ci sono regole, ognuno può trovare il momento della giornata in cui riesce a trovare la concentrazione giusta e la fa diventare una piacevole routine, come nel tuo caso. La passione è quel vizio che non riesco a smettere 😊

Giulia Lu Mancini ha detto...

Carissimo, la citazione era d'obbligo, anche perché il post è nato proprio grazie al tuo post! Mi rendo conto che essere riposati è fondamentale per scrivere, non per niente scrivo bene al mattino quando sono appena sveglia e la mente è ancora libera. Ogni tanto penso a coloro che lavorano anche il week end, se fossi nella loro condizione non scriverei più nulla.

Barbara Businaro ha detto...

Ricordo il post di Salvatore, e pure il mio commento che gli generò ansia! :D
E' cambiato qualcosa da allora? Ni, nel senso che in estate c'erano un po' di lavori di casa programmati, per cui tempo libero Adieu! Tipo ieri non ho manco acceso il computer perché eravamo in tre a montare una libreria particolare (Bookworm di Kartell, se volete vederla, soprannominata anche "la bestia" perché si muove di vita propria mentre cerchi di tassellarla al muro). Oggi l'avevo acceso a mezzogiorno e arrivo a scrivere solo ora, perché piove ma dovevo liberare il giardino, che domani va in mano all'impresa di giardinieri per la "ristrutturazione" (perché si chiami così, dato che non c'è "struttura" non lo so...) Poi speravo di riposarmi scrivendo, quest'inverno... ma si annunciano novità lavorative, non so se positive.
Chi ha un lavoro fulltime come il mio, deve concentrare tutto la sera, se ha davvero volontà di farlo (a volte non è stanchezza, ma sono alibi) o nel weekend, sacrificando amici e aperitivi. Se gli amici capiscono bene, se non capiscono forse tanto amici non sono.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Cara Barbara ti capisco molto bene! La costanza ovviamente va a farsi friggere tutte le volte che capita l'imprevisto, come dover fare qualcosa necessariamente nel week end, che sia montare la libreria in casa, oppure andare a comprare qualcosa assieme al proprio compagno, oppure qualche altra incombenza improcrastinabile. Io scrivo la sera solo se riesco a uscire dal lavoro in orario, non oltre le cinque del pomeriggio, se esco alle otto di sera non ho proprio la forza. Gli aperitivi e le serate con gli amici non lasciano il tempo per la scrittura, lo so, gli amici dovrebbero capire ma chi non scrive non può capire, una volta una mia amica mi ha chiesto di andare al mare, le ho detto che dovevo scrivere e mi ha detto: puoi scrivere in spiaggia, ti porti il tablet...in bocca al lupo per le tue novità lavorative

Grazia Gironella ha detto...

Hai proprio ragione, se vuoi scrivere devi impegnarti ed essere disposto anche a "perdere" del tempo, che poi non è mai sprecato. Non sempre ci si riesce, ma la semplice, anche breve, pratica quotidiana fa miracoli, sia per sciogliere i nodi della storia che si ha in testa, sia per sentirsi meglio scrivendo. A volte mi sembra che non possa uscire niente, e dopo qualche minuto sono lì che gioco con le parole come un bambino con i Lego. :)

Sandra ha detto...

Scusate ma sto ripristinando l'account di Google, vediamo come va. Dunque, su conciliare lavoro e scrittura ne ho parlato tanto nel blog, che se è vero che ora lavoro part time, ho pubblicato diversi libri quando ero ancora full time e scritto tanto in periodi assurdi come quando c'era mio padre ricoverato in un hospice a 2 ore da casa. Stanchezza, mente per aria, il libro ne uscì malissimo, ora sono più razionale, anche l'ultima revisione fatta prima delle ferie non è andata a buon segno, mentre tornata dalle ferie in meno di una settimana ho sistemato tutto. Morale: sì all'organizzazione, la costanza, la programmazione - poco ogni giorno - la costanza ecc non rinnego MA sapersi ascoltare, se si è a pezzi è tutto inutile. Poi ognuno ha i suoi orari preferiti, ho letto solo ora il post di Salvatore: sveglia 7.30 nanna 21.30 manco io che sono un bradipo dormo così tanto. Poi secondo me dipende anche quanto la storia sia già in testa e cammini un po' con le sue gambe e quanto vada costruita davanti al pc. Io scrivo molto bene anche la sera dopo cena, ma guardo pochissima tv per dire. Io sono velocissima alla tastiera, comunque e concludo che ho scritto un po' random, è fondamentale considerare la scrittura un lavoro, altrimenti diventa l'hobby del quando ho tempo e quel tempo non ci sarà mai.
Un abbraccione

Giulia Lu Mancini ha detto...

Brava Sandra, l'account di Google sembra funzionare! Concordo con te che bisogna considerare la scrittura un lavoro, altrimenti non si va avanti; aspettare di avere il tempo o di essere ispirati non funziona, soprattutto se hai un lavoro full time (ma anche part time, basta un niente e la giornata vola via). Ognuno trova la sua dimensione e i suoi orari preferiti per scrivere o revisionare o raccogliere le idee. Se la storia è già impostata è tutto più facile, ma quando è da costruire ovviamente è richiesto un impegno doppio (sto impostando una nuova storia e sto sudando sette camicie) Gli orari di Salvatore hanno fatto sorridere anche me, io vado sempre a dormire a mezzanotte e mi sveglio alle 5.30 quindi non riposo granché. Un abbraccio e buona settimana

Giulia Lu Mancini ha detto...

Cara Grazia hai reso benissimo il concetto! Imporsi del tempo davanti al pc è fondamentale, è quel tempo che ti fa pensare alla storia anche se scrivi poco ma sarà quel poco da cui trarre spunto la volta successiva.

Ariano Geta ha detto...

Dici bene, bisogna per forza di cose fare una selezione. Io pure ormai partecipo alle attività sul web molto meno di quanto vorrei, ma d'altro canto se sono concentrato su un progetto creativo e contemporaneamente (per fortuna!) ho ancora un lavoro che mi impegna otto ore al giorno (contando i tempi connessi come andare, tornare, prepararsi anche più di otto ore) alla fine non si riesce a far tutto.
P.S.: anch'io vesto sobrio e poco elaborato :-D

Maria Teresa Steri ha detto...

Mi piace molto quello che hai detto a proposito del vestire. Al di là della questione in sé, è vero che ci sono attività che portano via tempo senza poi dare molto in cambio, diciamo questioni secondarie. Ma quando il tempo è poco occorre per forza tagliare via qualcosa.
Quando io lavoravo tutto il giorno, paradossalmente ero più brava a organizzare tutte le attività e a ritagliarmi del tempo per scrivere. Forse perché essendo il lavoro l'attività principale, dovevo per forza sforzarmi di ottimizzare tutto. Non era per nulla facile, ma ora mi sembra di perdermi in mille cose...

Tenar ha detto...

A ogni inizio anno scolastico vengo presa dallo sconforto e dal pensiero "non scriverò mai più". Però non succede. Scrivere si scrive, in qualche modo. Non so neppure io come, a volte, forse, non dovrei e dovrei rimanere più ancorata alla realtà.
Oggi, però, è il primo giorno e "non scriverò mai più". Però intanto ho aggiornato il blog.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Una volta perdevo un sacco di tempo con i vestiti, ora non vado neanche più in giro per negozi, salvo reale necessità (e spazio nell'armadio)...anche questa è una scelta :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Se ti può consolare anch'io quando sono in ferie o comunque ho un'intera giornata a disposizione finisco con l'essere meno "produttiva", credo sia uno stato mentale, so di avere tutto il giorno e quindi mi rilasso e mi perdo di più nelle cose (anche se poi ogni tanto ci vuole!). Anche i vestiti fanno parte di quei bisogni indotti dal consumismo di cui ultimamente riesco a fare a meno, effetto positivo della scrittura.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Brava! Il tempo si trova per fare ciò che abbiamo a cuore, in fondo credo sia questa la vera spinta, inoltre serve anche a trovare uno stacco dal lavoro principale, altrimenti sarebbe tutto più pesante.

Luz ha detto...

Riflessioni molto interessanti.
È a volte un problema ritagliarsi del tempo per scrivere, perché di fatto non equivale a ritagliarsi del tempo per leggere un libro o fare pulizie domestiche o uscire per una passeggiata. Il tempo è solo una variabile minima dinanzi all'ispirazione. Coniugare tempo e ispirazione è realmente difficile. Si può avere un ottimo periodo con abbondante tempo e essere allo stesso tempo a secco.
A me capita spesso che mi vengano buone idee se non ho il tempo per soffermarmici realmente. Sì, perché una delle condizioni ideali se non indispensabili è essere completamente sola e preferibilmente al mattino.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sì, coniugare tempo e ispirazione è proprio la parte più difficile, anche perchè scrivere è un'attività che ha bisogno di avere la mente libera, nel mio caso, come te, il mattino ha l'oro in bocca...

Lisa Agosti ha detto...

Parole sante Giulia, io ho la fortuna di vivere in un posto dove si può andare a far spesa in tuta, senza doversi preoccupare dell'acconciatura, del trucco, della moneta per il carrello, del traffico, del biglietto per il parcheggio, del chiudere a chiave la porta di casa o della macchina.
Quando torno in Italia non posso credere alla quantità di tempo che si impiega ogni giorno in queste cose inutili e fastidiose.
Non sto dicendo che sia meglio qui che lì, nel senso che questa libertà si paga con la mancanza totale di storia, cultura... a volte manca anche il senso del pudore, voglio dire, almeno non uscire col pigiama incrostato di patatine! :D
Sono convinta però che vivere così avulsa dalla società sia stata una manna per la mia scrittura. PS: qui di fuoco sacro che scrive i capitoli da soli non se n'è mai visto, nemmeno d'estate quando i boschi sono devastati dagli incendi causati dal riscaldamento globale!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ma davvero non chiudete a chiave la porta di casa, è fantastico! Certo andare fuori in pigiama e pantofole può essere eccessivo, la famosa via di mezzo è sempre quella da preferirsi 😉 Vivere in mezzo alla natura credo faccia molto bene alla creatività, pensa che io ogni tanto sogno di trasferirmi in un luogo fuori dal mondo e scrivere senza altri pensieri...