Chi vive in baracca, chi suda il salario, chi muore al lavoro...Rino Gaetano |
Quando ero bambina una delle mie più grandi paure era che a mio padre accadesse un incidente sul lavoro, me ne sono ricordata in questi giorni ascoltando le notizie di una serie assurda e frequente di morti che si sono verificate sul lavoro.
Mio padre lavorava in campagna, possedeva poco più di un ettaro di terreno, eredità della sua famiglia, c’era una parte coltivata a vigneto e una parte coltivata a uliveto, questo “enorme” possedimento era sparso in più appezzamenti più o meno distanti dal paese, ogni località aveva un nome per me poetico, Monsignore e Cantigliano sono le località che io ricordo. Mia madre chiedeva sempre dove andasse a lavorare, perché voleva sempre sapere dove andare a cercarlo in caso di bisogno...diceva lei. Poi c’erano i giorni in cui lavorava “a giornate” perché andava a fare il bracciante presso altri appezzamenti di altri piccoli proprietari, per la raccolta delle olive, dei pomodori o la vendemmia, anche in quel caso mia madre si informava, “oggi da chi vai a lavorare?” E mio padre rispondeva “nella campagna di Tizio o di Caio o di Sempronio”. In un’epoca in cui non c’erano ancora i cellulari era importante, a dire il vero allora non c’era neanche il telefono, o meglio c'era, ma non tutti avevano il telefono in casa, era un piccolo lusso riservato a pochi, era il tempo in cui abbondavano le cabine telefoniche ad ogni angolo di strada.
Ogni tanto capitava un incidente e tutto il paese ne parlava, qualcuno che cadeva dal trattore, qualcuno che restava avvelenato mentre spargeva il fertilizzante (il verderame), oppure semplicemente c’erano i casi in cui il contadino aveva un malore e moriva perché non veniva soccorso in tempo.
Quelle notizie avevano sempre un terribile impatto su di me, amplificate dall’ansia di mia madre che ne parlava come di un evento terrificante che poteva accadere anche a noi. “Beati quelli che hanno il marito impiegato in comune” diceva mia madre, come se in Comune non potesse accadere nulla.
Per fortuna mio padre non subì mai nessun incidente sul lavoro, forse fu prudente, forse fu fortunato, lavorò in campagna anche ben oltre la pensione, l’ultimo nostro piccolo appezzamento di terreno fu venduto quando lui aveva quasi 85 anni e non riusciva più a starci dietro, era un piccolo uliveto, bellissimo, un terreno che mio padre teneva in ordine come il giardino di casa. Negli ultimi tempi lo raggiungeva in bicicletta quasi ogni giorno, a seconda del meteo, partiva alle sette, dava una controllata al terreno, raccoglieva un po' di frutta e poi tornava a casa verso le undici del mattino. Erano queste le abitudini che lo mantenevano attivo e in forma, anche da vecchio. Anche se per me “vecchio” mio padre non lo è mai stato, era un adulto forte finché è stato in salute, poi nell’ultimo anno, quando è stato colpito dalla malattia che ce lo avrebbe portato via, era diventato un bambino da curare e proteggere.
Da bambina mi sembrava strano che il luogo di lavoro potesse essere un luogo di morte, ma crescendo ho capito meglio l’ansia di mia madre, lo capivo quando vedevo qualche vedova che si adattava a svolgere i lavori più umili perché era morto il marito, c’era il caso di una bidella della mia scuola media oppure di una infermiera (o forse era operatrice sanitaria) dell’ospedale...la madre di Edoardo, ne parlo in un altro post di ricordi, QUI
Ovviamente, morire al lavoro non è una possibilità contemplata solo in campagna o in fabbrica, ci sono tante situazioni che possono comportare un pericolo. Anche in Comune può accadere, ma questa è una storia di cui vi parlerò in un altro post perché merita un racconto più articolato.
In questi casi non penso solo a chi muore, ma rifletto soprattutto su chi resta, penso al bambino di 5 anni che chiederà invano della mamma e la aspetterà senza mai trovarla. Penso ai mariti, alle mogli, ai fidanzati, ai fratelli, alle sorelle, ai genitori, agli amici, ai sogni interrotti di chi non c'è più e di chi avrebbe voluto viverli con lui o lei.
Nella prima settimana di maggio, subito dopo la festa del lavoro, si sono verificati un numero incredibile di incidenti mortali sul lavoro, così mi è tornato in mente quel periodo della mia infanzia in cui vivevo le ansie di mia madre, ogni volta che accadeva un fatto brutto in paese.
Ho sempre pensato che certi avvenimenti appartenessero al passato, una volta era molto più facile restare vittime di incidenti sul lavoro, restare menomati oppure uccisi, in fondo erano altri tempi, non c'erano i mezzi e le cautele e le normative di oggi. Invece non è affatto così. Sotto certi aspetti siamo tornati indietro, abbiamo perso molti diritti duramente conquistati in nome del profitto.
Secondo le statistiche in Italia gli investimenti a favore del lavoro sono diminuiti sempre più e questo è andato a discapito della sicurezza.
Tutte le volte in cui si risparmia sul personale che deve svolgere un determinato servizio, si risparmia sulla sicurezza.
Se non viene fatto un controllo adeguato dei macchinari, delle strutture, delle infrastrutture ciò avviene a discapito della sicurezza. Si pensa al profitto e non alle vite umane. Le persone dedicate ai controlli sono diventate un numero sempre più esiguo rispetto ai controlli da fare, ma ciò è avvenuto negli anni con una progressiva diminuzione della spesa pubblica, con una campagna politica denigratoria che ha messo alla gogna il pubblico impiego in generale, ma nel pubblico non c’è solo l’impiegato che mette i timbri (figura mitologica usata come spauracchio) ma c’è l’ispettore del lavoro, ci sono i medici e gli infermieri degli ospedali pubblici, che ci hanno curati dal COVID in strutture che in Italia sono spesso simbolo di eccellenza, ci sono le forze dell’ordine, ci sono i ricercatori universitari (peraltro soprattutto precari) che studiano le malattie, ci sono gli insegnanti della scuola. L’elenco potrebbe continuare ma mi fermo qui, voglio solo fare una riflessione.
La vita di ogni persona è un piccolo tesoro indispensabile per coloro che ruotano intorno ad essa, una vita che si ferma porterà una mancanza e un effetto nell’esistenza di altre persone.
Vi ricordate il film La vita è meravigliosa di Frank Capra? Quando l’angelo di II classe, Clarence, mostra al protagonista cosa avviene nella vita degli altri se lui non fosse mai esistito?
La vita di un uomo è legata a tante altre vite. E quando quest’uomo non esiste, lascia un vuoto.
Fonti immagini: Pixabay
12 commenti:
Gli incidenti sul lavoro sono sempre ingoustificabili, e me ne sono occupata spesso.
Mi hai fatto venire in mente che anch'io sono sempre stata in ansia per mio padre che faceva il camionista.
Quando non esistevano i cellulari, attendevamo per giorni che potesse telefonarci dall'hotel o da una cabina.
Per fortuna, non ha mai avuto mezzo incidente stradale, ma è mancato a 51 anni per un infarto.
Vedi il destino quant'è beffardo? Era a casa con noi, e si spegneva subito dopo aver bevuto il caffè.
Non voglio divagare, comunque.
Spero che in Italia e nel mondo nessuno più muoia mentre svolge il suo lavoro.
Buon fine settimana.
Purtroppo la sicurezza viene spesso messa da parte, la maggior parte delle volte per colpa di ditte irresponsabili, in casi rarissimi per superficialità del lavoratore che omette alcune precauzioni perché pensa "Eh, figurati se deve succedere proprio oggi e proprio a me". Sfortunatamente può accadere ogni giorno e a chiunque, bisogna sempre rammentarlo. E quando la ditta "non collabora" bisogna avere il coraggio di denunciare, anche se in genere ciò significa perdere il proprio lavoro e crearsi una "brutta nomina" per una nuova assunzione. Ci vorrebbero maggiori controlli da parte degli ispettorati.
Mi dispiace, tuo padre è morto davvero troppo presto; credo, comunque, che il fatto che fosse con voi quando è stato male sia stato importante, almeno eravate vicini. Un abbraccio
È possibile che accada che il lavoratore sia imprudente e non usi i dispositivi di sicurezza nel modo corretto, però è molto più frequente che la ditta sia carente...Abbiamo visto tanti casi: la Tissen Group che non aveva gli estintori a norma per esempio, per citarne una. Bisogna che ci siano maggiori controlli e sì occorre denunciare quando le norme vengono violate, senza remore né paure, perché è in gioco la vita delle persone.
Terribile, Giulia, la notizia di quella giovane madre. È vero, certe tragedie non dovrebbero capitare a lavoro. Le tue preoccupazioni su tuo padre erano giuste e, devo dirti, anch’io vivevo con ansia le ore in cui mio padre stava in macchina: lui, per lavoro, viaggiava molto e io ero terrorizzata dagli incidenti stradali nelle autostrade, soprattutto di notte. Ci abitueremo a tutte queste morti assurde? Sono notizie di cronaca, ma poi accade qualcosa? Si muove qualcuno? Io resto sempre scettica: questo è uno Stato che non impara mai niente.
È sconfortante pensare che certe morti siano inutili e non servano almeno a creare delle normative più adeguate, ma forse le norme esistono e non vengono rispettate, questo perché c’è sempre bisogno dello spauracchio del “controllo” dall’alto.
Come ti capisco Giulia. I miei nonni erano contadini, e quindi sì, anch'io bambina avevo paura. Ricordo di amico del nonno finito sotto il trattore perché si è dimenticato il freno a mano ed era in lieve pendenza. Ne ricordo un altro che è finito non so come con il braccio triturato in un torchio meccanico. Mio nonno paterno non ha infatti voluto che mio padre facesse il contadino.
Ci sono rimasta malissimo quando ho sentito della giovane mamma di Prato morta sul lavoro. Ma ancora peggio quando si è iniziato a parlare di macchinario manomesso, sistemi di sicurezza disattivato per velocizzare il lavoro, e sopra ogni cosa, di un contratto con semplici mansioni di catalogazione, anche questo fatto per risparmiare costi, specie in corsi di sicurezza appunto. Una rabbia, una rabbia feroce. Perché guarda caso sono le donne, specie le madri, ad essere spesso in queste condizioni anche ai nostri giorni, quando la tecnologia è tale che non dovrebbero proprio succedere questi incidenti. Andiamo su Marte e moriamo dentro un'azienda tessile?! E' assurdo.
E sì, lo Stato manca. L'ispettorato del lavoro dorme o si fa pure annunciare per tempo nei controlli.
Quella notizia dell’orditoio tessile che ha straziato il corpo di quella ragazza mi ha tolto il sonno per diverse notti, solo l’idea mi fa accapponare la pelle. Non riesco ad accettare che si possa morire a 23 anni nel 2021 perché sono state violate le norme di sicurezza, violate per velocizzare la produzione, assurdo. È troppo ingiusto, inaccettabile. Sugli ispettori del lavoro non so, secondo le statistiche ce ne sono poco più di 4000 per 160000 aziende da controllare: forse bisogna puntare a una crescita in tal senso, come ci si è accorti che mancavano medici e infermieri solo con la pandemia, forse bisogna smettere di contrarre la spesa pubblica positiva - quella che crea lavoro ed eccellenze - facendo delle scelte di vero sostegno all’economia e alla sicurezza.
Cara Giulia, affronti un tema che è emergenza nel paese senza che il paese se ne accorga. I morti sul lavoro nel 2021 sono incrementati dell'11,4%, dall'inizio dell'anno ne sono morte almeno 200. Le storie sono molto simili: giovani appena assunti avviati in fabbrica spesso senza aver nemmeno completato l'obbligatorio percorso di formazione sulla sicurezza, lavoratori di società appaltate al massimo ribasso che pagano meno e non offrono le tutele e garanzie alle lavoratrici e lavoratori (troppe cadute dall'alto, quando dovrebbero essere ancorati per evitare appunto di cadere), insomma si risparmia sulla pelle della gente.
La ripartenza è avvenuta nel peggiore dei modi. Il sindacato ha avviato una settimana straordinaria di assemblee e mobilitazioni nei luoghi di lavoro a partire dal 20 maggio. La tua sensibilità aiuta a sensibilizzare un'opinione pubblica distratta e una politica drammaticamente assente. Grazie
Cara Elena,che dire, il lavoro ha subito un continuo declino sulla pelle dei lavoratori, ci sono troppe norme disattese, ma soprattutto è tutto assoggettato al profitto, si risparmia sempre più sui costi ma sempre più spesso i costi tagliati sono quelli della sicurezza. Le gare al massimo ribasso poi non fanno che acuire questa situazione, ma così non c'è un vero risparmio, solo un trasferimento di valore dalle tasche dei lavoratori, che hanno una paga oraria sempre più bassa e i più deboli devono adattarsi a una vita miserabile, a quelle di chi specula su questa situazione.
Io ho perso un cugino vent'anni fa. Un incendio, causato da una banalità, gli bruciò le braccia e il torace. Fu portato al Gaslini di Genova e per diversi giorni parve andare tutto bene. Poi ci fu una complicazione e morì sotto i ferri. Un giovane di 28 anni stroncato mentre installava alcuni pezzi di un impianto di condizionamento.
Che tragedia perdere la vita a 28 anni, ma perdere la vita mentre stai lavorando è ancora più inaccettabile. È terribile, immagino il dolore per la vostra famiglia.
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