lunedì 7 dicembre 2020

Tattabum

 
Lo sai che più si invecchia, più affiorano ricordi lontanissimi, come se fosse ieri 
(Franco Battiato) 

La nostra classe era una prima media anomala, era la prima F e mancava la seconda e la terza.
Era l'unica classe mista composta da maschi e femmine, tutte le altre sezioni erano solo maschili o femminili, era infatti una classe di transizione, in seconda media le ragazze sarebbero passare alla sezione femminile e i ragazze a una sezione maschile. All'epoca, nel 1975, era così, solo alle superiori avremmo avuto una classe mista senza che nessuno se ne stupisse. 
Ma torniamo alla prima F, i ragazzi o i forse dovrei dire i bambini, visto che avevano quasi tutti undici anni, salvo qualche ripetente, insomma i bambini erano la minoranza, le bambine un po' di più.
Quelle classe si era formata perché, al termine della quinta elementare, i promossi e gli iscritti alla prima media non raggiungevano un numero sufficiente per fare una classe solo maschile o femminile, oppure eravamo troppi per essere inseriti nelle altre sezioni.
Comunque sia, questa strana classe doveva andare avanti e noi avevamo dei buoni insegnanti.
Ricordo la professoressa di italiano che era severa ma di buon cuore, sembrava dura ma alla fine aveva sempre un atteggiamento dolce con tutti e poi ricordo la professoressa di inglese che era bellissima, una vera bomba sexy, con lunghi capelli neri, alta, magra e sorridente, una giovane donna appassionata all'insegnamento. Tutti studiavamo inglese volentieri perché lei era adorabile. 
 
Non ricordo gli altri insegnanti della prima media, non ho di loro neanche un ricordo nebuloso, pensare che ricordo bene le suore dell'asilo, ma gli altri professori della prima media proprio no, forse perchè erano gli stessi professori che ho trovato in seconda media e che, invece ricordo bene. 
Non so, è una teoria, ma la memoria fa strani scherzi.
Altro vuoto di memoria riguarda le bambine di quella classe, non le ricordo.
È probabile, anche in questo caso, che me le sia ritrovate in seconda media, ma ho il vuoto assoluto. 
 
Ricordo bene invece alcuni bambini.
 
Federico era il più bravo, sempre in ordine, con il grembiule perfettamente stirato e un fiocco azzurro perfetto, lui doveva avere una buona famiglia
C'era Edoardo, ero il bambino più bello, ripetente di un anno, anche lui abbastanza in ordine ma sempre con l'aria triste.
Poi c'era lui, il ragazzo ripetente più volte, avrà avuto tredici anni, a noi bambine sembrava troppo grande anche per entrare nel banco.
Il suo grembiule era sempre sgualcito e troppo corto, Non parlava con nessuno, aveva sempre gli occhi bassi e la faccia arrabbiata. E aveva perfino un po' di barba, una peluria leggera sulla faccia che rimarcava ancora di più la sua età. Non ricordo il suo nome, forse si chiamava Giovanni o Antonio, lui aveva per tutti noi un solo nome, Tattabum, così lo chiamavano gli altri ragazzi per farlo arrabbiare. 
Ero un nomignolo onomatopeico crudele perché quel ragazzo grande e grosso, con già la barba in faccia, non riusciva a parlare, ogni frase per lui era un supplizio, perchè era balbuziente. 
 
I bambini sono terribilmente spietati e lui ogni volta che veniva interrogato la sua difficoltà di linguaggio suscitava l'ilarità della classe, senza nessuna pietà.
 
Ogni volta che qualcuno dei bambini lo chiamava con quell'appellativo ignobile lui si alzava dal banco e lo andava a riempire di pugni, in questo il più forte era lui.
Il bello era che anche il bambino che veniva picchiato si sbellicava dalle risate.
Questa cosa faceva divertire tutta la classe finché non arrivava la professoressa di italiano che cominciava a urlare e li prendeva per le orecchie finché non riusciva a separarli.
 
"Tu sei grande e grosso, rischi di far del male sul serio" diceva la professoressa.
"E voi invece smettetela di farvi beffe di Giovanni" aggiungeva rivolta a quegli altri.
Forse si chiamava davvero Giovanni.
 
Della prima media ricordo queste scene tra commedia e tragedia.

Un giorno Edoardo fu interrogato e capimmo il motivo della sua tristezza.
La professoressa ci aveva dato un tema sulla famiglia, non ricordo bene, forse parlava del Natale o qualcosa del genere, ma Edoardo raccontò, nel tema, che aveva passato il giorno di festa con i suoi fratelli e una zia, perché suo padre non c'era più e sua madre lavorava perchè faceva l'infermiera e lavorava spesso anche nei festivi. 
La professoressa di italiano si commosse, nonostante il tema fosse scritto in un italiano non perfetto, sull'onda dell'emozione, diede un voto molto alto a Edoardo, gli fece una carezza e gli disse che suo padre lo guardava dal cielo ed era orgoglioso di lui. 
Da quel giorno tutti noi capimmo meglio gli occhi tristi di Edoardo, ma nessuno riusciva a capire Tattabum, lui restò chiuso nel suo mondo per tutto l'anno scolastico, aspettava che finisse per terminare la scuola dall'obbligo e andare a lavorare.
 
Ora, non so perchè mi stanno tornando alla mente queste vecchie storie di vita vissuta, forse perchè come dice Battiato, più si invecchia più affiorano i ricordi, oppure perchè in questo anno difficile, si fanno riflessioni sulla vita che traggono spunto anche da ricordi lontani.
 
Così ho ripensato a Giovanni (chiamiamolo così), alla sua difficoltà di linguaggio e a come deve essere stata difficile la sua vita soprattutto in quell'anno scolastico.
Ricordo però che, nonostante tutto, verso la fine dell'anno,  tra i ragazzi, compreso Giovanni, si fosse creata una certa unione, quindi mi piace pensare che quell'anno non sia passato invano.
 
 
Fonti immagini
Pixabay

12 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Credo che invecchiando si cominci a notare come le cose siano diverse, cambiate, e allora si ricorda come erano quando eravamo giovani noi e a catena vengono trascinati altri ricordi.
Rivivendoli con la coscienza di oggi, quello che mi colpisce sempre è l'ingenuità con cui li vivevo, non solo una questione anagrafica visto che altri ragazzini miei coetanei erano assai più smaliziati di me.

giorgio giorgi ha detto...

Bellissimo. Il tuo post è una critica spietata e definitiva sulla didattica a distanza e sulle relazioni tramite social per quell'età. Ma è una critica spietata anche di una societá e una scuola fondata sull'efficienza. Si diventa grandi ascoltando Edoardo e incontrando Tattabum più che a imparare a memoria le date delle battaglie. Ascolta l'intervista a Galimberti che ho postato ieri sul mio blog proprio su questi temi. Temi di crescita umana, più che di crescita dell'efficienza.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Hai ragione Ariano, vivevo certe esperienze con ingenuità, non mi rendevo conto di quanto un soprannome potesse ferire o, forse, lo intuivo ma ci pensavo troppo.
Ho diversi post in bozza con alcuni di questi ricordi, non so se li pubblicherò tutti, ma alcuni chiedono di venire fuori con la coscienza di oggi.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Credo che la didattica in presenza sia essenziale per la crescita, soprattutto per dei ragazzini, il contatto umano è fondamentale per imparare, non solo date storiche e capitali geografiche che possiamo dimenticare ma non dimenticheremo le persone che avremo incontrato nel nostro percorso scolastico.

Elena ha detto...

Non so rispondere alla tua domanda, cara Giulia, ma sin dall'incipit del tuo post mi è sembrato di sentire raccontare la mia storia. Credo siamo coetanee, anche io ho fatto l'esperienza delle classi per soli femmine e maschi e ricordo la curiosità all'intervallo di sbirciare i compagni per poi fuggire appena si accorgevano di me. Ho tanta tenerezza per i bambini, mi pare di vederne più in difficoltà per ragioni diverse, difficoltà di apprendimento, bullismo, solitudine, povertà eccetera eccetera, di quanto non siamo disposti ad accettare. Ma penso anche che la vita sottopone ciascuno di noi a una serie di riti di passaggio che ci fanno diventare quello che siamo. Per esempio, Biden è balbuziente. Non lo è stato ma lo è, perché di tanto in tanto quella caratteristica riaffiora. Se trovi la forza di uscirne, prima o poi ce la fai. Ma qualcuno deve allungarti una mano. Come fece quella maestra. Basta poco. A volte un sorriso e una carezza sincera sanno fare miracoli.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Anche l'attore Filippo Timi è balbuziente (anzi lui ha confessato di aver deciso di fare l'attore per superare il suo problema e sembra ci sia riuscito molto bene).
Credo che le difficoltà che si affrontano da bambini si possano superare, occorre però molta forza di volontà e determinazione, ma queste nascono dalle persone che ci aiutano a crescere e che incontriamo lungo la strada, genitori, insegnanti, amici veri.

Barbara Businaro ha detto...

Io invece ricordo fin troppo bene gli anni delle elementari e delle medie, e quanto sono stata bullizzata, sia dai compagni che dai professori. Alle superiori me la sono cavata meglio, perché ho tirato fuori gli artigli. Sono stata il Tattabum della situazione, alle elementari ero la più bassa e la più magra, sempre in testa alla fila, sempre in primo piano, sempre presa in giro. L'unica maestra non ha giovato perché aveva le sue preferenze e i non preferiti hanno dovuto lavorare più sodo degli altri (fatalità però sono quelli che sono arrivati più lontano da soli). Alle medie peggio che peggio perché mi toccò mettere l'apparecchio fisso ai denti ed ero in quegli anni l'unica in tutto l'istituto (oggi invece è così normale che nessuno ci fa più caso). Arrivarono persino a chiamarmi "mostro di Lochness" (vedi che avevo già la Scozia nel sangue, allora?!). La cosa più brutta che mi fecero fu lanciare il mio zaino per metri, dentro avevo uno yoghurt, l'unico alimento consentito alla pausa senza sporcare troppo l'apparecchio, dato che poi non avevo modo/tempo per lavarmi i denti. Lo yoghurt si sfracellò, uscì dal sacchetto e fece danni a tutti i libri. Loro a ridere, io ad augurargli il peggio. Non era nemmeno colpa loro in fondo, ognuno era lo specchio dei propri genitori, lo si capiva bene alle riunioni di classe. E da quel che sento, didattica a distanza o meno, non è cambiato niente. La scuola ti prepara alla giungla della vita.

Monica ha detto...

Io credo che il sistema educativo che ancora portiamo avanti non sia in grado di far fronte alla diversità. Non voglio generalizzare, perché ci sono insegnanti e strutture che ci studiano e mettono in pratica ciò che ritengono funzionale, ma molti lasciano che le cose facciano il loro corso "perché è così, perché è sempre esistito", e va a finire che l'empatia, se non ti viene data in dotazione e non viene "coccolata" dalla famiglia, rimane estranea a un sacco di gente e bambini balbuzienti o tristi se la vedono vedere da soli. Che peccato.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Mi dispiace Barbara, però forse certi trascorsi ti hanno reso più forte, tanto che alle superiori hai tirato fuori la grinta. E oggi mi sembri una donna bella tosta che non ha nulla da invidiare a nessuno. Purtroppo il bullismo è un fenomeno diffuso e mentre oggi se ne parla, un tempo forse era meno evidente, veniva considerato uno "scherzo". Credo che sia molto importante avere bravi insegnanti, intendo quelli empatici che sanno trasmettere qualcosa che vada al di là delle nozioni.
Anch'io ho messo l'appercchio ai denti in terza media e pensa che fu proprio una professoressa che criticò la cosa dicendo che lei a suo figlio non lo avrebbe mai fatto mettere per qualche dente storto, io ribadii che per me era importante mettere a posto i denti perché la masticazione corretta era fondamentale per la salute. Per fortuna che avevo altri insegnanti molto più intelligenti.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Per fortuna dagli anni settanta in poi molte cose sono cambiate, oggi c'è il riconoscimento della dislessia (pensa in passato quanti bambini dislessici facevano la figura dei somari, poverini), ci sono gli insegnanti di sostegno che supportano i ragazzi problematici, insomma c'è ancora molto da fare ma molto è stato anche fatto, speriamo che la scuola diventi sempre più un luogo di crescita e non un luogo di sofferenza...

Grazia Gironella ha detto...

I bambini sanno essere davvero crudeli, gli adulti anche, spesso in modo peggiore. Però poi esistono persone che illuminano al loro passaggio, come le insegnanti che ricordi. Mi piace pensare che la loro traccia rimanga, anche se invisibile e non riconosciuta. :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Certi insegnanti sanno dare moltissimo, l'incoraggiamento di un insegnante, una parola di sostegno sono importanti soprattutto per i più fragili.