domenica 20 dicembre 2020

Il prezzo della democrazia

 
 (Pixabay )

Ho ritrovato questo post in bozza scritto sull'onda emozionale dell'attentato terroristico del 17 agosto 2017 a Barcellona.
Non so perchè alla fine non l'avevo pubblicato, forse mi sembrava un argomento troppo politico o, forse, semplicemente non ho avuto tempo ed è rimasto lì, nel limbo del blog.
 
Tuttavia rileggendolo mi sembra che le argomentazioni di allora siano ancora attuali, soprattutto in un anno in cui il nostro mondo è stato così scosso dalla pandemia a causa della quale molte libertà, che sembravano scontate, sono state messe in discussione per urgenti necessità di salute pubblica.

Ecco cosa avevo scritto: 

In questo ferragosto macchiato di sangue da nuovi attentati la mia mente è stata assalita da diverse considerazioni non troppo piacevoli.
Il mio primo pensiero riguarda l'abitudine con cui ho assimilato la notizia, è terribile ma non ho provato subito lo stesso grande orrore del Bataclan e dell'attentato in Costa Azzurra. Già questo mi ha fatto male, l'idea che forse ci stiamo abituando al terrore. 
Poi ho seguito le notizie e lo sgomento e la rabbia mi sono arrivati addosso con forza. Penso allo strazio di quelle vite spezzate e alle loro famiglie, e mi si spezza il cuore.
Ma non è di questo che voglio parlare, non solo di questo almeno. 
Vorrei cercare di capire come siamo arrivati a tutto questo odio. Così vado a ritroso a quello che è sembrato l'inizio di tutto, ossia quell'undici settembre a New York, l'odio c'era già allora, contro un'America che parlava di libertà e intanto vendeva le armi per le guerre mediorientali.
Segui il denaro, la celebre battuta di quel fantastico film intitolato Tutti gli uomini del presidente, il controllo sul petrolio, sulle energie e quindi sull'economia.
Forse è tutto lì, forse è solo questo, il controllo economico, infatti i musulmani di Dubai non mi sembra facciano attacchi terroristici. Ma questi sono solo miei pensieri, non ho fatto nessuna ricerca.
 
Il fatto è che la democrazia occidentale, che appare come l'accesso al paradiso in terra, ha un notevole costo, non è scontata come può sembrare a chi guarda dall'altra parte del mondo. 
Essa è prima di tutto una grande evoluzione culturale, capire che la libertà non può dissociarsi dal rispetto e dall'impegno
Questo è un concetto che troppo spesso sfugge proprio a chi in democrazia ci vive, prova ne sono gli attacchi sui social quando qualcuno esprime un parere non troppo popolare, perché ci stupiamo allora dell'intolleranza di chi vive una cultura completamente agli antipodi? 
 
La bozza terminava qui e oggi mi chiedo a che punto sia la nostra democrazia. Mi sembra che in questo difficile anno sia stata messa a dura prova e nonostante tutte le restrizioni forse ci sentiamo ancora abbastanza liberi. Oppure la nostra sensazione di libertà si è un po' appannata?
E tra i costi della democrazia c'è anche il fatto che la pandemia è ancora in corso? 
Le restrizioni hanno dovuto tener conto dei giusti interessi di molti e questo dover contemperare le esigenze economiche (e non solo) di tutti ha portato un rallentamento che non ha permesso un intervento incisivo e potente sul diffondersi del contagio.

Al di là di ogni considerazione, penso che la democrazia sia ancora un bene da difendere con tutte le forze, anche se qualche aggiustamento credo sia necessario; per esempio, uno stato democratico deve comunque salvaguare i piu deboli, anche quelli che non possiedono adeguate basi economiche per curarsi e per vivere in maniera dignitosa. 
La libertà di mercato non può sostituire la dignità della persona umana e questa, probabilmente, è una delle più importanti libertà che una democrazia dovrebbe sostenere, visto che è stato già ampiamente dimostrato che il capitalismo non costituisce affatto la panacea di tutti i mali, come qualcuno voleva sostenere. 

Oggi più che mai questo si rende necessario e, in prossimità di questo Natale in costrizione, questo mi sembra un buon messaggio da dare.
 
Buon Natale a tutti.

                                                                            (Pexel)



14 commenti:

Sandra ha detto...

Credo che la pandemia, come ogni momento di crisi, faccia esplodere le cose scoperchiando problemi sopiti, così il covid ha tirato fuori queste enormi criticità di un'economia che non può dimenticare i diritti umani. Penso a Giulio Regeni e al fatto che l'Italia dovrebbe interrompere qualsiasi rapporto economico con l'Egitto.

Ariano Geta ha detto...

Sì, infatti il guaio grosso del fatto che gli Stati Uniti hanno "vinto" la guerra fredda è che si è instaurato il concetto che il loro "sistema" in generale ha vinto e quindi è il modello da imitare. Ora, se si parla di democrazia a livello politico, certamente è il modello in cui credo e al quale voglio che il mio paese continui a ispirarsi. Ma se si parla di economia, l'iperliberismo in stile legge della giungla non lo trovo affatto un modello corretto. Non dico che trovo migliore il collettivismo, questo no, però il vecchio "sistema misto" in cui l'80% dell'economia e della finanza erano in mano ai privati e il 20% era invece di proprietà dello stato che interveniva nel mercato quando lo riteneva opportuno, secondo me era assai migliore dell'attuale capitalismo feroce in cui lo stato non può quasi mettere bocca perché sarebbe una "turbativa al libero mercato". Io francamente non credo proprio che democrazia e iperliberismo siano legati indissolubilmente. Uno stato che interviene in modo diretto nell'economia pur lasciandola in gran parte ai privati e che cerca di mitigare gli effetti troppo devastanti di certe dinamiche del libero mercato non mi pare affatto uno stato anti-democratico, tutt'altro.

Giulia Lu Mancini ha detto...

La vicenda di Giulio Regeni mi causa un profondo senso di rabbia, credo anch'io che l'Italia dovrebbe chiudere i rapporti economici con l'Egitto, ma non credo avverrà. Io sono andata spesso in vacanza in Egitto in passato, ma anche quando riapriranno le frontiere, ho giurato a me stessa che non ci tornerò. È un paese incivile e mi dispiace per gli egiziani buoni e vittime (come Zaki per esempio). Purtroppo è proprio di questo che parlo, i diritti democratici sono un bene prezioso da difendere a ogni costo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con il tuo punto di vista, credo che l'economia vada "gestita" da uno stato democratico attraverso la contemperanza tra il libero mercato e la mitigazione dei prezzi in determinati settori che vanno protetti, che si tratti dell'energia, della salute, del prezzo del pane o di ogni altro campo in cui sia necessario per consentire un prezzo equo trattandosi di beni di primaria necessità. Purtroppo molti partiti politici hanno fatto propaganda sulla nostra pelle sbandierando il modello americano come il modello perfetto, infatti parte della sanità è stata duramente minata (forse il covid ha fermato questo trend), l'università pubblica è stata duramente compromessa da riforme che hanno peggiorato i corsi di studio piuttosto che migliorli (la legge Gelmini ha imposto dei limiti all'università pubblica che non esistono per l'università privata...non so se rendo l'idea, se abbiamo meno medici è anche grazie a questa riforma). Poi c'è la globalizzazione feroce e tanto altro di cui si potrebbe discutere.

Barbara Businaro ha detto...

Contrariamente agli strilloni da piazza, non ho mai sentito la democrazia messa in discussione e non mi sono mai sentita senza libertà. Semplicemente perché per me la libertà non è (solo) libertà di movimento e soprattutto perché non ho faticato a capire che le restrizioni sono per la nostra salute. Più che alla democrazia, questa pandemia mi ha portato a riflettere sull'egoismo: più e più volte oltre alla restrizioni, che devono essere generiche non potendo valutare il singolo caso, si è fatto appello alla responsabilità dei cittadini, inutilmente. Dalle fughe di Milano in treno verso il Sud a marzo, fino agli assembramenti sulle spiagge a colpi di "non c'è più coviddi" e allo shopping sfrenato di Natale, che stride ferocemente con chi fa la spesa alla Caritas, troppi italiani hanno dimostrato poca responsabilità e, altra faccia della stessa medaglia, troppo egoismo. A guardare bene, l'egoismo era più forte dove si ignorava completamente la mortalità del virus, dove non erano presenti perdite tra parenti e amici. Se non ti tocca, fingi che non esista? Puoi davvero rimanere così indifferente? Pare di sì.
Un altro aspetto di questo anno è che, avendo aumentato i miei collegamenti e le mie amicizie all'estero, non nutro più alcuna stima per gli Stati Uniti e spero bene che il mio paese non li prenda mai ad esempio. Il mito del self-made man mi è proprio finito sotto le scarpe. Le riflessioni e i commenti poi che ho letto in merito alla pandemia, il loro modo di reagire di fronte a questa crisi, mi hanno evidenziato l'ignoranza, il razzismo, la disumanità a cui possono arrivare. non sono tutti così, certo (come pure in Italia non siamo tutti lì a voler affondare i barconi di immigrati), ma i toni a cui arrivano sono peggiori dei nostri. Spesso ho chiuso i social dopo aver letto delle cose ignobili dall'altra parte dell'oceano. Non ci vivrei in quel paese. Già non ci volevo vivere prima per le armi acquistabili al supermercato vicino al banco del pesce, ma oggi avrei paura di stare in mezzo a quella cattiveria.
Noi facciamo del nostro meglio per ogni singola vita, loro no. Non è un caso che Obama volesse mettere in piedi un sistema sanitario simile a quello italiano, e loro l'hanno pure rifiutato! Nonostante tutti i nostri difetti, questo è stato l'anno in cui ho rivalutato la nostra patria. Roma caput mundi.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Questo 2020 ha portato molti a rivalutare il nostro bel paese, un paese che sarebbe meraviglioso se non avesse avuto delle riforme (involutive) che lo hanno indebolito con la scusa di uniformarci ai cosiddetti "paesi evoluti".
La nostra sanità (che ha subito notevoli attacchi da una politica miope o, soprattutto, opportunista) è un'eccellenza nel mondo ed è gratuita. Pensa che il fratello di una mia amica vive da trent'anni in Brasile e guadagna molto bene - ma lì se non guadagni moltissimo sei un morto di fame, non ti puoi permettere il mimino per vivere compresa una adeguata copertura sanitaria che profumatamente - bene lui ha avuto una bambina con un problema al cuore, è stata operata appena nata per risolvere il problema, ma ora è in causa con la compagnia di assicurazione perché non vuole rimborsare l'intervento (per cui ha dovuto anticipare € 25.000, 00 euro) in quanto la compagnia sostiene che è un'intervento complesso e non coperto dalla polizza...
Questo è solo un esempio delle storture che un sistema sanitario così impostato può portare.

Grazia Gironella ha detto...

I momenti di crisi evidenziano i limiti, che nel caso del nostro paese sono tanti, accumulati in decenni di malgoverno. Il sistema sanitario però è un punto nevralgico in cui non siamo in coda. Non riesco nemmeno a immaginare uno Stato che abbandona i cittadini a se stessi in base alle loro condizioni economiche disagiate. Tanti auguri anche a te e alla tua famiglia. :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

È vero, il nostro sistema sanitario è ancora uno dei migliori, però ti assicuro che negli anni, con la scusa di voler eliminare gli sprechi e ottimizzare i costi, ha subito una deriva pericolosa, molti piccoli ospedali sono stati smantellati e molti grandi ospedali hanno subito tagli al personale. Ciò nonostante abbiamo ancora una buona sanità e, forse, grazie al covid, potremo potenziarla e non metterla più in discussione. Tanti auguri anche a te Grazia, sto leggendo il tuo romanzo e mi sta piacendo molto!

Grazia Gironella ha detto...

Grazie! :D

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Apparteniamo a una generazione che non ha vissuto la dittatura fascista, e che prima del covid non ha vissuto reali momenti di emergenza e restrizioni (a parte il periodo delle Brigate Rosse che però portava ad attacchi e non a un picco continuo di azione-reazione). Siamo stati la classica generazione del dopoguerra: c'era povertà e c'erano sacrifici, ma c'era anche un clima di speranza e voglia di fare. Ora si è tutto come appiattito su se stesso. Il covid è una tragica cartina al tornasole che ha esaltato le disparità mondiali in maniera parossistica.
Approfitto per farti affettuosi auguri per le festività imminenti, e inviarti un caro abbraccio!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Questo è il primo periodo di vera emergenza che viviamo dopo il dopoguerra, certo ci sono stati gli anni del terrorismo delle brigate rosse, ma anche quelli del terrorismo recente. Questa pandemia sembra spazzare via tutto, infatti è una cartin tornasole della realtà mondiale che ci ha permesso di rivalutare molto anche Il nostro bel paese.
Tanti auguri anche a te Cristina e alla tua famiglia, di cuore ❤️

Tenar ha detto...

Ho apprezzato molto questa tua riflessione che ho trovato calzante per questo strano periodo che stiamo vivendo.
Paradossalmente gli stati autoritari gestiscono meglio la pandemia. Ordinano e controllano e con la scusa di tracciare i contatti tracciano anche chi frequenti, cosa dici, con chi lo dici. Gli stati democratici devono barcamenarsi tra diversi interessi, a volte nel cercare di non scontentare nessuno finiscono per fare danni. Però le notizie che mi giungono dalla così efficiente Corea del Sud, dove l'app di tracciamento traccia, appunto, tutto, comprese le tue idee politiche e i locali che frequenti (col rischio non così remoto di trovarti la polizia in casa) mi fanno tutto sommato apprezzare la nostra sgangherata Europa

Tenar ha detto...

PS: un caro augurio di Buon 2021

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie cara, auguri anche a te per il 2021, che sia un anno sereno (in questo momento è la cosa migliore che si possa augurare).
La nostra sgangherata Europa ha acquisito diversi punti anche davanti ai problemi che si sono visti per il Regno Unito, stretto tra la nuova variante del virus e la brexit che ha portato giorni parecchio difficili con i tir bloccati al confine è la corsa ai supermercati...Insomma la democrazia non è semplice da gestire, però dobbiamo tenercela stretta anche quando non sembra funzionare come si vorrebbe.