venerdì 28 agosto 2015

Il dolore e i personaggi cameo


Si parla tanto del perché si scrive. 
Ognuno scrive per un suo motivo.
Chi perché parla poco e preferisce scrivere. 
Chi perché è troppo timido e scrivere è il solo modo che ha di esprimersi. 
Chi perché vuole riempire il tempo. 
Chi perché vuole mettere ordine nei propri pensieri.
Io non me lo chiedo tanto spesso, però ogni tanto penso di scrivere per non dimenticare.
In fondo scrivo perché mi piace farlo, prima di tutto, ma a parte questo, scrivo perché talvolta qualcosa riemerge dall’oblio e non mi fa dormire.
Per mettere a fuoco quello che svanirebbe nel nulla se io non lo ricordassi.

Quando è morta mia madre il dolore era così forte che ho cominciato a scrivere la storia della sua vita, poi ho lasciato perdere perché mi mancavano troppi elementi per scrivere qualcosa di davvero aderente alla realtà.
E sopratutto perché, in quel momento, era troppo vivo il dolore.
Sono passati alcuni anni e ho scritto "La libertà ha un prezzo altissimo"
In quel romanzo ho inserito il ricordo di mia madre e di mia nonna nella storia della protagonista: era forse l'unico modo possibile che avevo di ricordare una persona cara come può essere una madre perduta troppo presto.

In “Fine dell'estate” invece ci sono alcuni personaggi  "cameo", sono delle comparse, appaiono nel corso della vicenda dei protagonisti come incontri casuali o indelebili ricordi, è il mio modo di ricordare.
Un amico caro che non è riuscito a superare il suo male di vivere e che un giorno, mentre sua moglie era fuori casa con la loro bambina, ha deciso di lasciarci, per andare in un'altra dimensione.
Un ragazzo addormentato in una stanza di ospedale che forse non si è mai svegliato.
Una giovane amica che non è arrivata a trent'anni.
Il personale medico e paramedico di un ospedale, persone che ogni giorno fanno il loro lavoro con coscienza, serietà e passione e, nonostante il loro lavoro, sono capaci di donare un sorriso alleviando forse un po' l'angoscia della malattia.
Si parla tanto di malasanità, ma quasi mai di coloro che nella sanità lavorano bene e che costituiscono una moltitudine silenziosa di cui nessuno parla, perché tutto sommato non fa notizia.
Poi ci sono i luoghi: il mio paese del vento amato e odiato con la sua gente e le sue contraddizioni e le sue passioni.
Poi accade qualcosa che non ti aspetti, il personaggio che evochi nel tuo romanzo prende vita e diventa parte della tua realtà.
Probabilmente scrivo anche per questo, per le emozioni che questo evento inaspettato mi procura.
E diventa un nuovo modo di sentirmi viva.
E voi usate dei personaggi reali alla stregua delle comparse di Hitchcock nei suoi film?

3 commenti:

Marina ha detto...

L'avevo immaginato che quelle donne del tuo libro rappresentano qualcosa di reale e importante per te nella vita!
In "31 dicembre" un personaggio assolutamente minore è letteralmente preso e trasferito nel romanzo dalla realtà in cui l'ho conosciuto: un'esperienza straordinaria, perché ho potuto parlare di lui (è un lui, infatti) senza inibizione, rivelando cose che mai mi sarei sognata di dichiarare (il bello della scrittura!)

Giulia Lu Mancini ha detto...

La scrittura può dare questo vantaggio e possiamo inserire dei personaggi veri in un contesto romanzato, con una maggiore libertà di espressione. Tra l'altro la storia dei miei nonni può sembrare proprio un romanzo. Anche tu allora hai usato un cameo, che bello trovare delle cose in comune!

Marina ha detto...

Un gran bel cameo, sì! :)