Gli scrittori di romanzi insegnano al lettore | a considerare il mondo come una domanda. | Milan Kundera |
Come scegliete i nomi dei vostri personaggi?
Un nome può essere molto importante, da l'impronta, caratterizza il personaggio e lo rende unico.
E poi mentre scrivo ho bisogno di pensare a qualcuno che assomigli al personaggio e devo associargli un nome che gli stia bene addosso, un po' come un vestito.
Ecco perché ho bisogno di individuare un nome che mi evochi la forza, la bellezza, l'amore e tutte le qualità del protagonista, con meno intensità ma con lo stesso fine mi concentro sui personaggi secondari.
Quindi ci penso a lungo finché non mi convinco e mi dico "sì, è quello il nome giusto", mi rendo conto che funziona quando penso ai protagonisti e mi rivolgo a loro come se fossero reali, medito sulle loro azioni e mi arrovello sui loro problemi, e mi viene pure una certa ansia.
Insomma quando accade capisco che ci siamo: hanno il nome giusto e quindi il vestito giusto.
All'inizio è così, poi però man mano che scrivo la storia il nome diventa reale, il personaggio diventa reale, il personaggio diventa persona.
È una sensazione strana perché i pensieri, le emozioni, le paure, i motivi di gioia e di turbamento entrano nel mio quotidiano e non mi danno pace, ho bisogno di scrivere e di farli vivere.
Anche se forse vivono già da qualche parte, forse in una dimensione parallela, dev'essere per questo che li sento così vivi.
Va bene, adesso state pensando: questa è tutta matta! Dimensioni parallele, figuriamoci!
Chi scrive in fondo è un po' fuori dalle righe, altrimenti perché inventerebbe delle storie fantasiose credendo addirittura alla vita dei suoi personaggi?
Beh allora cosa c'è di strano? è proprio così.
Non so se avete visto quel film con Fabio De Luigi intitolato Happy Family, del regista Gabriele Salvatores. L'ho visto qualche tempo fa in tv e vi riporto quello che mi ricordo aiutata da quanto letto su wikipedia.
Il protagonista Ezio è uno scenaggiatore benestante che scrive a tempo perso in quanto vive dei diritti commerciali dell'invenzione del padre (un accessorio per la lavatrice). Ezio vorrebbe scrivere la sceneggiatura di un film ma, a un certo punto, cade in una profonda crisi creativa e così decide di smettere di scrivere la sua opera, butta all'aria tutti i suoi fogli scarabocchiati, chiude il computer e dice a se stesso: adesso vivo, basta, chi se ne frega!
Ma...il mattino dopo, dopo una sana dormita, si sveglia e si ritrova in casa tutti i suoi personaggi che gli dicono: ehi, non puoi lasciarci così, a metà del guado, con una vita cominciata e non finita, non te ne puoi fregare così semplicemente!
Lo scrittore tergiversa, cerca di negoziare con loro senza riuscirci e alla fine si arrende e decide di finire la sceneggiatura e per superare il suo blocco i personaggi lo accompagnano nella loro vita e gli mostrano cosa fanno, cosa pensano, lo invitano a casa loro e lui diventa una specie di amico di famiglia e un loro confidente. Fino al finale a sorpresa.
La cosa carina di questo film è che la vita dei personaggi e quella dello scrittore si intrecciano, quasi si confondono e diventano reali.
Dopo aver visto il film ho scoperto che Happy Family, è stato ispirato dall'omonimo spettacolo teatrale scritto da Alessandro Genovesi, e a sua volta influenzato dal dramma scritto da Luigi Pirandello Sei personaggi in cerca di autore.
Quindi l'idea dei personaggi che escono dal libro e interagiscono con il loro autore è già stata concepita da tempi assai remoti. Non c'è niente di nuovo sotto il sole, perfino i miei deliri sulla vita dei personaggi sono già stati pensati da qualcuno prima di me.
La cosa carina di questo film è che la vita dei personaggi e quella dello scrittore si intrecciano, quasi si confondono e diventano reali.
Dopo aver visto il film ho scoperto che Happy Family, è stato ispirato dall'omonimo spettacolo teatrale scritto da Alessandro Genovesi, e a sua volta influenzato dal dramma scritto da Luigi Pirandello Sei personaggi in cerca di autore.
Quindi l'idea dei personaggi che escono dal libro e interagiscono con il loro autore è già stata concepita da tempi assai remoti. Non c'è niente di nuovo sotto il sole, perfino i miei deliri sulla vita dei personaggi sono già stati pensati da qualcuno prima di me.
Adesso però vi chiedo: vi capita di "sentire" così tanto i vostri personaggi e a cosa vi ispirate per decidere i loro nomi?
24 commenti:
Sentirli tanto, beh, direi che non capitasse sempre significherebbe che non varrebbe neppure la pena di scrivere.
Per i nomi cerco soltanto un minimo di originalità, e valuto il loro impatto soprattutto a livello sonoro.
L'impatto sonoro di un nome è un buon sistema. Mi fa piacere sapere che questo coinvolgimento emotivo con i personaggi è comune a chi scrive. Buona domenica Ariano.
I nomi dei miei personaggi sono in genere quelli di persone che conosco. Più spesso di persone che ho conosciuto in passato.
Le eccezioni sono rappresentate dai nomi esotici. Tipo, nella mia blog novel, ho preso inconsapevolmente il nome di Eva Luna dai libri della Allende (anche se ci sono arrivato mesi dopo a scoprirlo). Oppure il nome del personaggio più recente, Paula Susi, che è il risultato di un gioco di parole (che ho in parte già svelato e in parte no).
Riguardo alla vita autonoma dei personaggi, ne so ben qualcosa e ne ho anche parlato nel blog in qualche occasione.
Buona domenica Lù.
I miei personaggi mi tormentano, me li ritrovo da tutte le parti. Li sento così reali da poter immaginare che posto avrebbero nella vita di ogni giorno. È una cosa che adoro.
Adoro loro. Che piacciano o no, mi fanno impazzire.
Di solito non uso nomi di personaggi studiati a tavolino, a parte quello del protagonista di un romanzo che ancora non ho trovato il coraggio di proporre. Per il resto uso nomi che per qualche motivo mi vengono in mente casualmente mano a mano che scrivo.
Buona domenica Ivano. È bello sapere che tutti noi sentiamo i personaggi come amici o persone di famiglia, sto seguendo la tua blog novel, anche se non sempre commento, interessante come certi nomi colpiscano più di altri, il fatto che hai scelto Eva Luna inconsapevolmente è sintomatico.
Cara Monica, in effetti è una sensazione fantastica vivere accanto ai nostri personaggi, in un certo senso non siamo mai soli!
Per i personaggi secondari di solito il nome mi viene in mente in forma casuale, altri nomi sono più "studiati" nel senso che se è un personaggio amato il nome deve evocarmi un pensiero positivo, deve essere almeno un nome che mi piaccia come suono, almeno in fase iniziale.
Ciao Giulia.
Ti confesso che nei miei racconti non ci sono nomi. Normalmente sono racconti in cui la protagonista è donna. Parla, pensa, si arrabbia ma il nome non c'è mai.
Per i libri, ne ho ben due racchiusi a doppia mandata sul pc e li restano, avevo semplicemtne scelto nomi che mi piacevano. Il problema è che non mi piacciono proprio i libri :)))
Bacio!
Ciao Patricia benvenuta! Scrivere senza indicare i nomi dei personaggi secondo me è più complesso, brava per i tuoi racconti, mi piacciono le voci femminili, hanno tanto da dire :-)
Per i libri chiusi nel tuo pc forse potresti rinnovarli con una nuova stesura, sei sicura di non essere troppo severa con te stessa? Un bacio cara
Grazie Giulia.
Non so... non mi viene di dare nomi ai personaggi dei racconti, forse perchè sono storie che potrebbero essere comuni a molte.
Per i libri.. no! Non sono severa... forse :)))
Anche io scelgo i nomi ritagliandoli addosso ai personaggi: se mi vengono in mente subito, bene, altrimenti non perdo troppo tempo, parto con delle iniziali a caso e poi aspetto il colpo di fulmine.
Costruisco i miei personaggi piano piano: all'inizio della narrazione, di essi so le cose principali, poi, su quella base, li plasmo e li adatto alla storia che sto immaginando.
In questo abbiamo delle cose in comune, anch'io costruisco lentamente i miei personaggi, parto da un'idea che ho in testa e poi la storia si delinea spesso al di fuori del mio controllo, stamattina volevo scrivere un capitolo e alla fine ho scritto qualcosa che non avevo previsto.
I nomi sono molto importanti per me. Di fatto non riesco a scrivere fino a quando i personaggi principali non hanno un nome plausibile. Solo allora diventano persone, e posso raccontare la loro storia (e a quel punto il nome "plausibile" tende a diventare "immodificabile"). Qualche personaggio nasce già con un nome cucito addosso, altre volte vado a tentoni con un suono in mente, tipo una vocale o una sillaba. Presto sempre molta attenzione a non scegliere nomi somiglianti, o semplicemente con la stessa iniziale o lo stesso numero di lettere. Sembra una cosa da pazzi, ma da lettrice queste cose mi disturbano un po', perciò cerco di evitare. :)
A questo punto visto quanta importanza dai ai nomi sono curiosa di sapere come mai hai chiamato Goran il tuo protagonista di Due vite possono bastare, lo chiedo perché non è un nome molto comune, anche Cassandra mi suscita curiosità...
Pochissimi nomi italiani (soprattutto maschili) mi piacciono, perciò tendo o a guardare oltreconfine, o a scegliere nomi italiani che permettano un soprannome gradevole. Nel caso di Goran, mi piaceva il suono, è un nome slavo (quindi abbastanza vicino da essere plausibile per un personaggio che vive in Italia) e... lo avevo in mente perché in passato mi erano piaciute un paio di canzoni di Goran Kuzminac. Cassandra è spuntata nella ricerca di un nome non banale, un po' lungo e con quel tipo di suono. Non so, le lettere dentro di me hanno una risonanza strana. :)
Happy Family: come costruire una storia utilizzando la backstory di un'altra :)
Per i nomi io vado sempre "al contrario": parto dal significato, che si deve adattare al personaggio, e trovo come chiamarlo.
Avevo pensato a Goran Kuzminac, anche a me piacevano alcune sue canzoni. Allora nei tuoi romanzi troveremo sempre nomi originali ;-)
Vero la backstory famosa della scorsa settimana, devo ancora andare a vedere chi ha vinto!
L'origine etimologica di un nome può dare spunti molto validi, mi sembra un ottimo metodo :-)
Forse no, ma troverete il... tentativo di trovarli. ;)
Il nome Eva Luna l'ho forgiato perché cercavo un nome che esprimesse la femminilità al quadrato. Il fatto però che sia un nome che dà il titolo a due libri della Allende rende possibile che io lo abbia fatto mio in modo subliminale, magari durante una visita in libreria oppure a casa di un'amica che aveva molti libri della scrittrice.
Grazie per la pazienza di seguire la mia BN. Mi fa moltissimo piacere :))
Anche a me fa piacere e poi la storia mi sta prendendo :)
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