domenica 19 febbraio 2023

Casa dolce e “cara”

 

Essere felici a casa è il massimo risultato dell’ambizione. Samuel Johnson

L’idea di questo post nasce da alcune notizie recenti sul carovita sui costi delle case, così ho pensato di parlarne raccontando anche la mia esperienza. 

Era il lontano novembre 1983 e io arrivavo a Bologna per il primo anno di università, avevo fatto domanda per ottenere l’alloggio nella casa dello studente, cosa che mi era stata concessa, avevo una cartolina della regione Emilia Romagna che lo attestava, ma nel frattempo dovevo arrangiarmi con una camera provvisoria in attesa di avere l’assegnazione ufficiale del posto. Così arrivai a Bologna e fui ospite di un amico per una settimana e, nel frattempo, cercai una camera in affitto che trovai in breve tempo accontentandomi di una camera in centro abbastanza fatiscente ma economica, 150.000 lire (eh sì c’era ancora la lira!) sperando di avere l’assegnazione della casa dello studente prima possibile. Mentre cercavo una camera ho visto diverse situazioni abitative, per la maggior parte parecchio brutte, alcune camere decenti ma che costavano il doppio, alcune carine e a buon mercato ma lontanissime dal centro, per una studentessa che doveva frequentare le lezioni all’università in centro spostarsi in autobus non era il massimo. Fu così che quando trovai questa camera in pieno centro, decisi di accettare. L’appartamento era in un palazzo antico in via santo Stefano, una delle strade più belle del centro di Bologna, e a raccontarla così sembra fantastico, ma io non avevo una camera, bensì un posto letto perché la camera era da condividere con un’altra studentessa, ma questa in fondo era la cosa bella perché l’altra ragazza era una studentessa di Torino che frequentava il DAMS che io trovavo adorabile. Il problema era che avevo la camera senza uso cucina e se a pranzo andavo a mensa la sera mangiavo panini, non era una situazione sostenibile a lungo. Per fortuna poco prima di Natale mi assegnarono il posto e devo dire che la casa dello studente era piuttosto bella, ogni appartamento aveva una cucina spaziosa con tutti gli utensili necessari, due bagni e tre camere, ogni camera aveva due letti, due scrivanie dotate di libreria, due armadi a un’anta, insomma ogni studente aveva il suo spazio, anche se essere in sei persone non aiutava troppo a trovare la concentrazione per studiare. Da quel momento in poi cominciava una nuova sfida: studiare  in qualsiasi posto (spesso l’ho fatto in sala studio perché la casa era una fonte di distrazioni) per mantenere la borsa di studio. L’appartamento era in un condominio immerso nel verde a San Lazzaro di Savena, ne ho parlato in questo post Io vagabondo 

Non voglio dilungarmi oltre sulla mia esperienza che era tutto sommato favorevole, anche se ovviamente dovevo studiare ed essere sempre in regola con gli esami per poter mantenere il diritto alla casa dello studente; però molti altri studenti fuori sede - che ho avuto modo di conoscere nei miei anni universitari - abitavano in case molto meno accoglienti della mia e pagavano degli affitti piuttosto alti. Il prezzo medio di un posto letto in una camera allora si aggirava intorno alle 200 mila lire e arrivava fino a 250, le camere singole invece andavano da 300 a 400 mila lire, a cui bisognava aggiungere le spese per le bollette e le spese per mangiare. Mi resi conto veramente dei prezzi delle case quando, dopo la laurea, cercai una soluzione abitativa da lavoratrice, scoprendo che pur lavorando e prendendo uno stipendio anche dignitoso non mi potevo permettere l’affitto di un appartamento, era già un lusso poter ottenere una camera singola. Per circa un paio di anni abitai ancora con altri studenti e con lavoratori, finché non trovai, tramite un conoscente che conosceva il proprietario e garantì per me, un appartamento a un affitto accettabile, anche se poi con le bollette e le spese consumavo tutto lo stipendio. Ho vissuto in quella casa fino al mio matrimonio, ma se non avessi avuto accanto il mio futuro marito forse avrei maturato la decisione di lasciare Bologna e trasferirmi in una sede lavorativa in un’altra regione. 

Ma veniamo ai nostri giorni, ormai quella camera singola che costava 350 mila delle vecchie lire (con il cambio poco più di 180 euro) oggi costa da 450 euro in su, se va bene, perché da un articolo del Resto del carlino di qualche giorno fa sembra che una camera arrivi a costare fino a 600 euro, il che mi sembra una follia, anche se ho visto degli annunci di camere anche di 700 euro.



Essere una città universitaria comporta una elevata richiesta di case in affitto, c’è una domanda altissima da parte di studenti universitari fuori sede ed è normale che il livello dei prezzi sia alto, ma quando lo è troppo diventa insostenibile e forse controproducente perché  molti studenti potrebbero abbandonare la città. Quando mio nipote venne a studiare a Bologna lo aiutai nella ricerca della casa, anzi a dirla tutta si affidò totalmente a me, feci una ricerca forsennata on line e trovammo una camera singola in un appartamento molto carino a un buon prezzo, 360 euro più le spese, l’appartamento era appena fuori porta condiviso con altri due ragazzi. Era il 2012 e la situazione forse era ancora sostenibile, anche se nel corso della lunga ricerca con mio nipote ho visto delle situazioni assurde: cantine ristrutturate a 500 euro al mese, camere di mezzo metro, praticamente ex sgabuzzini adattati, dove ci stava a malapena il letto senza l’armadio a 300 euro e cose che “voi umani non avete mai visto”, eh sì da lacrime nella pioggia. Insomma i proprietari di casa pensano di poter affittare di tutto, anche garage ristrutturati, solo perché c’è molta domanda. Nell’articolo de Il resto del Carlino c’è l’intervista di una studentessa che dopo sei mesi di ricerca infruttuosa (le hanno proposto dei prezzi troppo alti a condizioni improponibili) nel frattempo era ospite da un’amica, ha deciso di ritornare a casa sua trasferendosi nell’Università più vicina raggiungibile da pendolare. Bologna accogliente ma non in questo caso, era il sottotitolo dell’articolo. Bologna e gli affitti, un rapporto complicato sin dal Medioevo, quando i proprietari delle case costruivano stanze in più per affittarle agli studenti dell’Università più antica d’Europa “la ricerca di un alloggio in città è sempre stata complicata, ma a quanto pare dopo la pandemia le cose sono addirittura peggiorate”. Probabilmente questo è dovuto anche al fatto che Bologna è diventata molto più turistica di un tempo, molti proprietari preferiscono quindi puntare sugli affitti brevi e sulle camere affittate con la formula dell’affitto temporaneo o come Bed and breakfast, cosa che consente un maggior guadagno e minori rischi, il rischio è quello di non poter più disporre della propria casa come è successo al mio vicino che ha affittato a una famiglia con tre bambini, ma dopo lo sfratto sta ancora aspettando che la casa venga liberata la famiglia in questione è in attesa dell’assegnazione di una casa popolare, quindi per ora stanno lì. Forse anche le leggi italiane non aiutano granché, una seconda casa ha dei costi in termini di tasse e manutenzione piuttosto alte, c’è poco da fare, la politica non aiuta e con le prossime direttive europee sulle riqualificazioni energetiche i costi delle case sono destinati ad aumentare e a ricadere sempre più sulle spalle del privato cittadino.

Una ragazza che lavorava dal mio parrucchiere originaria di Avellino, era la mia preferita e chiedevo sempre di essere servita da lei, ha vissuto a Bologna per tre anni, abitava in un monolocale abbastanza centrale e pagava 750 euro al mese. Mi raccontava che era un appartamento accogliente anche se erano solo 40 metri, ciononostante ha deciso di lasciare Bologna e di tornare nella sua città natale. “Adoro Bologna, ma lavoro tutto il giorno e alla fine del mese non sono riuscita a risparmiare neanche un euro, due terzi del mio stipendio se ne vanno tra affitto e bollette, con il resto mi pago il cibo e qualche uscita serale”. Come darle torto? Io stessa, con il senno di poi potendo tornare indietro, forse sceglierei di vivere in una città meno cara e, magari, più piccola e vivibile, ma come dice il proverbio “del senno di poi sono piene le fosse”.

E voi cosa ne pensate? Conoscete gli affitti delle case nella vostra città?



Fonti immagini: Pexels, una pagina de Il resto del Carlino 

20 commenti:

Barbara Businaro ha detto...

Cinque anni fa oramai, avevo un collega a Milano, proveniente da Verona, che consumava metà stipendio in una stanza in affitto, periferia di Milano. Aveva un misero cucinotto in questa stanza e la sera il più delle volte se ne andava fuori per un'apericena (che per lui era proprio la cena). Purtroppo non c'è solo una questione delle università ma, prima della pandemia, per avere certe opportunità di lavoro ci sono solo le grandi città. Poi con il Covid finalmente le aziende, non tutte ma le migliori, hanno capito che lo smart working è un'occasione d'oro, sia di minori osti, di maggior produttività, di minor traffico.
In quanto a Padova, quest'estate è risultata più cara di Firenze e Bologna, seconda solo a Roma e Milano. Il boom si è innescato perché l'università di Padova ha tolto le lezioni a distanza per i corsi a frequenza obbligatoria, sono aumentate a dismisura le richieste da parte degli studenti, gli alloggi sono pochi e inadeguati, con parecchie truffe segnalate. Ci fu anche una protesta di studenti arrivati in piazza con le tende. E immagino che qualcuno, preso alle strette, alla fine abbia cambiato università. Non un gran vanto per l'Ateneo, che la gente se ne vada per mancanza di alloggi...

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Barbara: purtroppo il costo delle case influisce sulla qualità della vita perché se vivi in un monolocale senza un balcone o un misero giardino puoi anche stare nella città più bella del mondo, ma in un loculo. Con la pandemia molto nodi sono venuti al pettine, tuttavia la soluzione non è tutta nello smart working, perché se lavori a casa e hai una casa piccola, la postazione di lavoro occupa il tuo spazio vitale. Io posso lavorare da casa due giorni a settimana, ma alla fine finisco per usufruire di un solo giorno, perché ho poco spazio in casa e lavoro sul tavolo della cucina, se avessi una stanza in più sarebbe diverso. È il motivo per cui sto cercando una casa più grande con le problematiche già note...

Brunilde ha detto...

Le politiche abitative e la gestione dell'edilizia sociale sono state gestite da sempre, ancor prima della famosa legge dell'Equo canone del 1978, da un legislatore miope e da amministrazioni locali poco illuminate.
Il conduttore, ovvero colui che prende in affitto una casa dal proprietario-locatore, è considerato dal nostro sistema giuridico la parte contrattualmente debole, da tutelare a oltranza. Da qui la difficoltà estrema, talvolta l'impossibilità, per il proprietario, di tornare in possesso del proprio immobile, una volta affittato: anche se ne ricorrono le condizioni, eseguire sfratti abitativi è difficilissimo,con tempi lunghissimi, ed è di fatto impossibile in presenza di nuclei familiari con minori, anziani, portatori di handicap.
In compenso il proprietario ha obblighi importanti derivanti dal contratto di locazione ( manutenzioni straordinarie, certificazioni impianti, assicurazioni, ecc ), e un'imposizione fiscale pesantissima, che di fatto inghiotte quasi l'intero canone che viene percepito.
Ora pare che anche il grave problema dell'efficientamento energetico per l'adeguamento degli immobili alle normative europee verrà lasciato sulle spalle dei privati. Così, il mercato delle locazioni, già ingessato ( per i motivi di cui sopra ), lo sarà sempre di più, lasciando spazio ai soliti furbi.
Ci sono i " pirati" che non hanno paura ad affittare sgabuzzini senza finestre a studenti, a caro prezzo e pure in nero.
E poi gli speculatori, che hanno riempito la mia Bologna di B&B e affitti brevi a turisti, sempre a prezzi stellari, godendo chissà perchè di un'imposizione fiscale favorevolissima e facendo concorrenza sleale agli albergatori , categoria particolarmente colpita da questo fenomeno.
D'altro canto, la gestione degli alloggi popolari, almeno a Bologna e provincia, è molto discutibile perchè non sono stati fatti investimenti a medio - lungo termine, preferendo elargire nell'immediato contributi per il pagamento degli affitti. Col brillante risultato che , spesso, chi percepisce questo contributo se lo tiene e se lo spende per i fatti suoi e non paga l'affitto, tanto il proprietario mica può buttarlo fuori! Anche se venisse intrapresa una procedura di sfratto, la legge tutela il conduttore, la cosiddetta parte debole, anche se è in malafede e non paga l'affitto, poi ci sono i tempi biblici e ostacoli di ogni tipo...
E così, ecco spiegata la fame di alloggi ,le stanze per studenti a prezzi esorbitanti, le famiglie che non riescono a trovare casa.
E pensare che in città abbiamo moltissimi edifici pressochè inutilizzati, di proprietà del demanio militare e di altri enti pubblici. Basterebbe la volontà di intervenire.
Senza costringere studenti a cambiare ateneo e lavoratori a cambiare città.
Per me, che sono nata e vivo a Bologna da sempre, è davvero un dispiacere, perchè sembra che la responsabilità sia tutta di noi bolognesi, avidi e approfittatori !



Sandra ha detto...

Il commento di Brunella che ringrazio e saluto mi pare dia uno sguardo più ampio su un problema che l’informazione ha raccontato in maniera molto parziale. Un affittuario che non paga e che non riesci di fatto a mandare via è un grosso problema e chi affitta un appartamento non è sempre un riccastro senza scrupoli. E parlo da persona che è stata dall’altra parte della barricata, come vado a spiegare.
Personalmente fatico a portare un’opinione distaccata perché esattamente all’età in cui i ragazzi cominciano l’università la mia famiglia, in affitto, ebbe proprio uno sfratto, l’appartamento era stato messo in vendita e noi non potevamo permetterci di acquistarlo perché giusto un anno prima avevamo comprato la casetta in valle di cui parlo spesso da me. Ce ne andammo nel giro di un mese, chi comprò ebbe una grandissima fortuna con noi! Altro che università! Io e mia sorella, ottime studentesse, abbiamo sempre saputo che i nostri genitori ci avrebbero fatto studiare solo fino al diploma. Quindi ci trasferimmo fuori Milano, con tantissime difficoltà, proprio mentre iniziavamo a lavorare. Insomma questi ragazzi universitari fuori sede, che certo magari hanno borse di studio, o fanno lavoretti per mantenersi, ma mediamente gravano sulla famiglia di origine che oltre agli studi paga loro anche l’alloggio non posso non vederli come dei grandissimi privilegiati rispetto a me.
Per questo sposandomi ho fatto una scelta molto attenta alla casa da acquistare con tanti sacrifici, volevo che fosse quella definitiva fino alla pensione.
A Milano la polemica sul caro affitto agli studenti dilaga da mesi, auspico come Brunella una politica diversa sulle tante case vuote e un’edilizia popolare efficace, butto pure benzina sul fuoco dicendo che spero che questi giovani siano almeno andati a votare in Lombardia per tentare di cambiare la situazione.
E’ da sciacalli affittare locali fatiscenti a prezzi esorbitanti ma anche pretendere di trovare casa vicino all’università quando c’è chi si fa vascate in tangenziale per andare a lavorare e spende centinaia di euro in benzina mi sembra decisamente assurdo.

Ariano Geta ha detto...

Per essere una città di provincia ha prezzi abbastanza alti, non paragonabili a Roma o Bologna, ma comunque molto elevati per una città che alla fine non ha tutta questa gran domanda di affitti. Il problema è che tra tasse e spese varie, se uno ha una casa da affittare vuole guadagnarci, e quindi preferisce tenere la casa vuota piuttosto che affittarla guadagnandoci pochissimo e restando esposto al rischio che hai citato di ritrovarsi la casa "occupata" da una famiglia morosa senza neppure poterla sfrattare.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Brunilde: grazie per il commento così ben argomentato, io capisco benissimo il proprietario che decide di non affittare a privati per evitare il rischio di trovarsi la casa occupata per sempre, io stessa non affitterei mai casa mia (se ne avessi una in più) purtroppo le tasse sulla proprietà sono molto alte e non fanno altro che deprimere il mercato. Per la mia esperienza posso dirti che i furbi non mancano però, quando cercavo casa da lavoratrici misi un annuncio a pagamento sul Carlino (lo specifico perché all’epoca c’erano anche gli annunci gratuiti dove arrivava di tutto) mi arrivarono proposte assurde. Mi proposero un monolocale a 650.000 lire che era proprio una cantina ristrutturata, era il 1989. Con mio nipote nel 2012 vidi qualcosa di analogo, una camera singola nel quartiere Mazzini, dove si accedeva con una scala a chiocciola con un lucernario, era una cantina ristrutturata, sicuramente non aveva l’abitabilità.
Tuttavia bisogna stare attenti perché qualche anno dopo la laurea, quando abitavo nel mio appartamento con contratto di affitto regolarmente registrato, mi arrivò una raccomandata dall’agenzia delle entrate in cui mi chiedeva informazioni sugli alloggi dove avevo abitato da studentessa. Io mi recai presso l’ufficio indicato e stavano facendo degli accertamenti sugli affitti a Bologna. Io risposi per l’ultimo anno in cui abitai in una camera doppia con altre ragazze e dichiarai quello che pagavo (che era in nero).
Non so cosa sia successo al proprietario ma ovviamente non potevo dichiarare il falso.
I furbi esistono in ogni città, qui a Bologna ho trovato anche tanti proprietari onesti che affittavano a prezzi adeguati con contratti regolari.

Marco L. ha detto...

Il prezzo degli affitti è aumentato dappertutto (Torino +20%, ho visto), ma sono gli stipendi a non tenere dietro, rimanendo fermi. Insomma, il costo della vita, o meglio una vita di costo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Sandra: credo che uno studente fuori sede cerchi casa vicino all’università per una questione pratica, io ho vissuto per il primo anno lontano dal centro e ogni mattina mi svegliavo all’alba per prendere i mezzi e arrivare a lezione prima delle otto, poi per fortuna sono riuscita ad avvicinarmi riuscendo a studiare con più serenità. Ho vissuto gli anni dell’università nella casa dello studente come un vero calvario (anche se ci sono stati momenti belli per carità), io non ho gravato sul bilancio della mia famiglia perché mi facevo bastare la borsa di studio (che era ai limiti della sussistenza ma ringrazio la regione Emilia Romagna perché era - forse lo è ancora in questo campo ma non lo so - davvero all’avanguardia nelle strutture del diritto allo studio). All’epoca scelsi Bologna per l’assistenza universitaria, se non avessi ottenuto la borsa di studio a Bologna avrei rinunciato all’università oppure avrei scelto forse l’università nella mia regione da frequentare da pendolare, chissà. Pensa Sandra che io invece avrei preferito iniziare a lavorare dopo il diploma, perché il mio desiderio principale era diventare indipendente, l’università per me fu solo un mezzo, anche se non mi è dispiaciuta alla fine.
Sull’acquisto della casa hai fatto bene a scegliere quella definitiva, scelta giusta e legittima, nel mio caso non è stato possibile perché ho vissuto un divorzio e ho dovuto in un qualche modo adattarmi e comprare una casa non troppo grande ma che mi sono pagata con un mutuo e con le mie sole forze.
Io credo comunque che, soprattutto oggi, ci siano molte altre università in Italia altrettanto valide, però Milano, Bologna, Padova, Venezia sono nel mito e hanno una grande attrattiva per i giovani studenti e no...

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Ariano: concordo con te, un proprietario che affitta una casa deve guadagnarci perché sulla proprietà ci sono tante tasse ed è giusto così. Un mio amico ha tenuto la casa vuota (prima ci viveva la madre) per un paio di anni piuttosto che rischiare di affittarla a chicchessia, poi ci è andato ad abitare il figlio.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Marco Lazzara: mi sa che il trend è ormai quello, tutto aumenta, salvo gli stipendi che restano invariati, sempre che il lavoro ci sia, perché c’è anche il problema del lavoro che non è scontato purtroppo.

Caterina ha detto...

Leggendo l'articolo pensavo che questa è pura follia. Io credo che mettere affitti così alti non aiuta l'economia. Ci lamentiamo che i consumi sono in crisi, e per forza. Con affitti così elevati, più le tasse, ma la gente come fa spendere o a risparmiare. Da noi al sud forse non abbiamo affitti così cari per una sola piccola stanzetta, ma ci stiamo avvicinando. Gli affitti sono lievitati tanto anche da noi, tan'è vero che ormai. È possibile trovare anche in provincia di Salerno, monolocali meno di 40 mq a 400 euro al mese ( ed è tanto dato che parliamo di cittadine)...però trovi anche l'appartamento di 120mq a 600 euro al mese. È un po' variegata la cosa. Il problema è che lo Stato non è un organo di controllo, non si può permettere di affittare un garage buio offrendolo come un monolocale. È inconcepibile questa cosa, non si può andare avanti così.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Caterina: in effetti questi prezzi sembrano assurdi, ma il problema vero é che se ci sono simili prezzi forse è perché qualcuno é disposto a pagarli. Ci troviamo di fronte a un lievitare dei prezzi in ogni ambito al nord e al sud.

Cristina M. Cavaliere ha detto...

A Milano il mercato immobiliare sembra fuori controllo. Di recente mi sto interessando a un appartamento da tre locali nella zona dove abita mia mamma, anche perché abito in un condominio di cui metà inquilini è morosa, infatti ci avevano chiuso il riscaldamento a novembre. Così stiamo pensando di trasferirci a Milano, ovviamente riducendo la metratura, ma chiedono dei prezzi stratosferici!
So che molti studenti condividono appunto le spese dell'appartamento o altrimenti non riuscirebbero a pagare l'affitto. La situazione affitti era cambiata con il lockdown e le lezioni a distanza avevano abbattuto la domanda, ma ora si è tornati come prima.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Cristina: carissima credo che il mercato sia fuori controllo anche a Bologna e, probabilmente in altre città con le stesse caratteristiche.
Sui problemi dei condomini morosi ho esperienza, infatti nel condominio dei miei genitori, che aveva il riscaldamento centralizzato, c’erano molti morosi ed era una croce continua, il problema era che pur pagando noi regolarmente le rate del condominio, ci ritrovavamo a patire il freddo perché il riscaldamento veniva chiuso, per fortuna alcuni anni fa, credo il 1997 o 1998, in paese si passò al gas città e cogliemmo l’occasione di installare il riscaldamento autonomo per ogni appartamento, ricordo che pagai io le spese e ora siamo autonomi. A Bologna ora abito in un condominio con il riscaldamento autonomo, una delle cause per cui fatico a trovare una casa nuova è anche il fatto che spesso trovo appartamenti con riscaldamento centralizzato cosa che non voglio assolutamente.
La pandemia aveva abbattuto la domanda di case, è vero, ora si è tornati alle stesse condizioni anzi forse sono peggiorate, è come se si volesse recuperare i mancati introiti passati sulla pelle della gente però, perché questo colpisce gli studenti ma anche i residenti come te che cercano una casa nuova....

Marina ha detto...

(ora la novità è che posso scrivere un commento solo dal pc, mentre prima potevo farlo anche dall'Ipad: è pazzesco, come da qualche tempo a questa parte stia sballando tutto con l'account Google).
A parte la parentesi iniziale, ricordo anch'io la nostra quota di affitto a Palermo, durante l'università, espressa in lire (fa impressione!); oggi i prezzi di affitto sono inavvicinabili . Noi, si può dire, abbiamo la fortuna di avere figli universitari che si appoggiano ancora alla nostra casa, visto che abitiamo a Roma e loro frequentano qua. Ho amiche con figli universitari fuori dalla Sicilia che si lamentano per le spese che devono sostenere. Facile scoraggiarsi come la tua parrucchiera!

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Marina: io riesco a commentare dall’iPad ma solo perché ho cambiato le mie impostazioni di blogger, ho inserito la finestra popup al posto del commento incorporato che mi piaceva di più, mah sono i misteri dell’account Google...
Tornando alle case capisco bene le tue amiche siciliane, immagini che anche le case di Roma siano piuttosto care, sono stata a Roma solo in albergo e i prezzi sono in linea con quelli di Bologna, del resto è la città eterna (per me un capolavoro).
Quando studiavo pensavo “almeno i miei figli avranno l’università a portata di mano senza problemi di casa” poi invece non ho avuto figli, però molte mie amiche di Bologna hanno dei figli che sono andati a studiare all’estero, insomma non puoi mai prevedere il futuro.

Enrica Masino ha detto...

Non mi sono mai mossa dalla mia città e avendo sempre vissuto con i miei ammetto di aver avuto poco il problema dell'affitto. Tuttavia anche da me si sono alzati moltissimo e tuguri fatiscenti (spesso camera e cucina o monocamere) raggiungono prezzi esorbitanti tipo 500/600€ al mese. Di case più grandi non ne parla quasi nessuno tanto sono inaccessibili e, infatti, molto spesso sfitti da anni 😔😔❤️❤️

Luz ha detto...

Posso immaginare i salti in alto per far quadrare i conti in tempo di studi universitari. Io non l'ho vissuto perché ho dovuto scegliere l'università a mezz'ora di treno, altrimenti niente. Mia sorella invece da Paola ebbe la possibilità di studiare a Reggio Calabria, dove c'è una delle migliori facoltà di architettura, ma gli affitti non erano certo a questi livelli. L'appartamentino, che divideva con una compagna di studi, costava 400 mila lire più spese condominiali e bollette. Diviso due furono spese che mio padre fu disposto a sostenere. Non sapevo che ci fosse anche la modalità dell'affitto letto senza uso cucina. Certo se ne sono inventate di ogni.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Enrica: grazie Enrica, ormai mi pare che in tutte le città gli affitti siano aumentati, del resto sono aumentate anche le tasse sulla casa, chi possiede una seconda casa a volte paga importi molto elevati per l’IMU perfino quando sono affittate con contratti di affitto calmierato oppure sono case messe a disposizione dei figli. Se poi le case sono molto grandi mantenerle con l’impennata dei prezzi dell’energia diventa un vero salasso.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Luz: ricordo che nella casa dello studente dove abitavo c’erano diverse ragazze calabresi che vivevano a Bologna anche loro grazie alla borsa di studio con annessa la casa dello studente. Ne ricordo una che era nel mio corso che era dolcissima, avevamo fatto amicizia il primo anno poi ci siamo perse di vista perché ha cambiato studentato e anche a lezione ci incrociavamo poco perché avevamo scelto un indirizzo diverso. Io credo che dovremmo valorizzare di più le università del sud che sono altrettanto valide, anche l’università di Bari é all’avanguardia in molte facoltà, parlo per l’esperienza di alcune mie amiche del sud che hanno scelto Bari e si sono tutte affermate nel campo scelto e, alcune di loro, sono rimaste a lavorare soprattutto nella zona di Bari.
La scelta della città universitaria spesso condiziona il resto della vita, anche se non è sempre così, ma molti restano a vivere nella città universitaria come è successo a me.