![]() |
Non c'è nulla di comodo nella libertà. Nasce da un grido di battaglia, da una ribellione, da un salto nel vuoto. (Fabrizio Caramagna) |
Ognuno di noi ha un lato ribelle, ne sono convinta. In fondo, siamo tutti fatti di sfaccettature diverse, ma non sempre le mostriamo. Alcuni aspetti emergono solo in determinate situazioni o quando ci troviamo in un contesto più familiare.
L’altro giorno leggevo un’intervista a Ewan McGregor, un attore che mi piace molto e che ho visto di recente in Pastorale americana, tratto dal libro di Philip Roth. É un attore estremamente versatile, capace di interpretazioni sempre intense e diverse tra loro. Nell’intervista parlava proprio del suo lato ribelle. Mi ha fatto pensare a quanto mi aveva colpito in Trainspotting (1996), un film crudo e potente in cui interpretava un ruolo particolarmente duro. Negli anni l’ho riscoperto in altri film, apprezzando sempre di più la sua capacità di trasformarsi. In Pastorale americana è davvero straordinario e, leggendo l’intervista, ho scoperto che non solo vi recita, ma lo ha anche diretto.
Tornando alla sua vena ribelle, raccontava di sognare un viaggio in solitaria attraverso gli Stati Uniti su una moto d’epoca, una American Chopper vintage. Lo affascina l’idea di osservare il paese con gli occhi di un americano, vivendo la strada e il viaggio in modo autentico.
E questo mi ha fatto riflettere: ognuno di noi ha un lato che rimane nascosto fino a quando non si trova nel giusto contesto. Spesso le persone appaiono in un certo modo in base all’ambiente in cui le incontriamo. Sul lavoro, ad esempio, vediamo solo una parte della loro personalità, quella che meglio si adatta a quel contesto. Ma fuori da quell’ambiente possono sorprenderci. Mi viene in mente un impiegato della banca dove ho il conto. Lo vedevo sempre in giacca e cravatta, impeccabile nel suo ruolo, ma un dettaglio mi aveva colpito: portava un orecchino. Mi sembrava quasi un piccolo atto di ribellione contro il rigido ambiente bancario. Un giorno, chiacchierando con lui, scoprii che nel tempo libero suonava in una band rock. E in un certo senso, non ne ero sorpresa: dietro la sua immagine formale, c’era un’anima diversa.
Anche io, fuori dall’ufficio, sono una persona diversa. Una volta una collega mi ha detto: ma sai che sei molto simpatica fuori dal lavoro? In ufficio sei sempre così seria! In effetti, quando si è concentrati sul lavoro, non c’è tempo per battute e chiacchiere leggere. Ma questo non significa avere due facce: semplicemente, adattiamo il nostro modo di essere al contesto in cui ci troviamo.
Alla fine, siamo tutti più complessi di quanto sembri a prima vista. E forse, proprio in quelle sfumature che sveliamo solo a volte, si nasconde la parte più autentica di noi.
Credo di esprimere la mia ribellione attraverso la scrittura, in fondo i miei personaggi osano più di me e fanno scelte e azioni che io non ho il coraggio di fare. Forse è anche per questo che mi piace scrivere. Nelle mie intenzioni più nobili cerco anche di raccontare verità scomode che non saprei descrivere in altri modi. Non so se ci riesco fino in fondo, ma nei miei gialli ci provo.
È il mio modo di ribellarmi a certi aspetti della realtà che non mi piacciono e provare a raccontare una verità oggi sempre più sfumata e strumentalizzata.
Ma sulle verità da raccontare ci sarebbe ancora molto da dire. Forse ne parlerò meglio in un altro post. Queste sono solo riflessioni, un po' frettolose, di una domenica mattina di semi ozio, in cui mi sono resa conto che anche questo febbraio 2025 sta per finire, dopo un Festival di Sanremo, di cui mi ha colpito la "piattezza": nessuna polemica, cantanti impeccabili, spazio solo per canzoni d'amore e dolori rassicuranti. Nessun tema controverso, nessuna protesta. Personalmente, ho sentito molto la mancanza di voci come Dargen D'Amico e Ghali.
Ecco la domanda per voi: avete un lato ribelle e come lo manifestate?
Fonti immagini: pexels
4 commenti:
Forse un tempo manifestavo maggiormente un lato trasgressivo di me stessa, quando al culmine di talune situazioni mi chiudevo nella mia stanza e con lo stereo a volume altissimo ballavo le mie canzoni rock preferite. Ora sono più contenuta, però devo dire che in genere la gente mi conosce sostanzialmente per come sono; poi, forse, accrescendo la confidenza o sentendomi io più a mio agio in certi contesti, riesco ad accentuare di più i lati del mio carattere che già emergono nelle relazioni sociali.
(Per dire, ora che ci penso... anche nell'abbigliamento ho amato , un tempo, esprimere la mia ribellione: ero una dark convintissima! :D)
Inizio con la musica di Elvis Presley dopo qualche anno l'arrivo dei Beatles(che per me rapprasentano) l'inizio di una rivoluzione(figli dei fiori per approdare al famoso 68 un fermento che continua e supera di poco gli anni 73/5 dal 90 in poi inizia un declino sociale per vie di politiche che ancora oggi non mi rappresentano, è nel mio piccolo sono ancora quel ribelle.
Wow Marina, eri una dark, beh una moda che all’epoca era davvero top. Ti immagino mentre balli il rock nella tua stanza, cosa che ho fatto anch’io, mi piaceva cantare a squarciagola molte canzoni, non sempre rock ma sicuramente con testi di rivalsa…
Ciao Giovanni, benvenuto in questo post “ribelle”. Elvis che rivoluzionario e, ancora oggi, così forte e presente. Credo che l’animo ribelle resti sempre presente in noi, anche se negli anni possiamo apparire più sobri, ma non certo ammansiti.
Posta un commento