domenica 20 dicembre 2015

Forse ho bisogno solo di un sogno



"Puoi provare a decidere cosa fare della tua vita, 
ma molto sovente è la vita che decide cosa fare di te." Giorgio Faletti 

Ci sono giorni in cui avrei voglia di restare chiusa in casa al caldo e dedicarmi alle cose che amo di più fare: leggere, scrivere, vedere un bel film magari mangiando i pop corn. 
Negli ultimi tempi questo è il mio desiderio più grande, relax, le cose che amo, divano e coccole, ma forse quello sempre meno realizzato.
Ci pensavo giorni fa mentre ero in giro per i negozi pieni di luci e sfavillanti colori natalizi.
"Non devi stressarti, puoi comprare solo le cose che ti servono, quelle di cui hai bisogno" 
dice chi mi accompagna e mi supporta nel peregrinaggio di cose da comprare.
Io mi guardo intorno e penso che non ho bisogno di niente solo di tempo e di spazio e quelli non si comprano. Penso questo perchè a volte ho l'impressione di perdere qualcosa. E poi diventa difficile recuperare. Forse.
In questi giorni ho finalmente letto un libro che avevo comprato tempo fa perché era in offerta a 1,99 "Appunti di un venditore di donne" di Giorgio Faletti, non so perché l'avevo scaricato in eBook e poi era rimasto lì in attesa di essere letto. Avevo sempre qualcosa di più urgente da fare. Poi alcuni giorni fa ho cominciato a leggerlo e, dopo i primi capitoli in cui la storia comincia lentamente a delinearsi, non sono più riuscita a smettere di leggere. Una storia bella, avvincente e scritta bene.
Una storia forte, eppure dolce nello stesso tempo, che mi ha fatto sentire in sintonia con l'autore, ma anche una storia piena di colpi di scena fino all'ultima pagina.
Uno spaccato dell'Italia anni settanta e ottanta, il tutto ben condensato nel mistero di un giallo.
Riprendendo alcune riflessioni del mio post precedente mi chiedo perché non avevo dedicato troppa attenzione ai libri di Giorgio Faletti quando era in vita, ho cominciato a leggerlo solo dopo la sua morte. 
È che forse quando l'autore di un libro è un personaggio famoso in altri settori, sia pur artistici, è inevitabile che una forma di pregiudizio alberghi dentro di noi. 
Lo stesso pregiudizio che si ha nei confronti del fenomeno editoriale del momento Fabio Volo. 
Come affermava Helgaldo in risposta a un mio commento qui il prodotto editoriale è il libro di Fabio Volo o Fabio Volo stesso?
Pensiamo che il libro non possa essere abbastanza valido se chi lo ha scritto è già famoso.
Cosa avrà mai di così profondo da dire uno che si guadagna da vivere facendo battute?
Perché mai dovrebbe saper scrivere?
Il pregiudizio è un veleno terribile che fa danni dalla notte dei tempi. Io stessa che ne parlo tanto male ne sono vittima sovente. Ammetto infatti che spesso non ho comprato libri di qualche autore per il pregiudizio che avevo su di loro in quanto personaggi famosi.
Ora, tornando ai fenomeni editoriali, al momento ho letto due libri di Fabio Volo e due libri di Giorgio Faletti, quindi posso affermare, con un minimo di cognizione di causa, che la scrittura di Faletti è a un livello decisamente superiore, pur preferendo il genere biografico di Volo rispetto al genere giallo di Faletti.
Ma questo è semplicemente il mio giudizio di lettrice per quello che può contare. 
Quando compriamo un libro da cosa siamo guidati, quale bisogno soddisfiamo? 
Ci lasciamo guidare dal nostro istinto, dalla simpatia o dall'ammirazione che proviamo verso l'autore, dalla storia raccontata o da tutte queste cose messe insieme?
Io mi lascio guidare prima di tutto dalla storia, leggo la quarta di copertina e in base a quello che racconta decido se quel libro mi può interessare. Poi leggo l'incipit, ma non mi fermo a quello, sfoglio il libro e leggo qualche riga a caso al suo interno, cerco di capire lo stile dell'autore e se il suo linguaggio mi piace e mi cattura. Se accade compro il libro.
Se conosco l'autore posso comprare anche senza troppo soffermarmi sull'incipit e sulle righe centrali,
però la storia è importante. Ho bisogno di sognare su quella storia o perchè sono incuriosita da un mondo diverso dal mio, come è successo con Mille splendidi soli di Hosseini, o perchè mi ritrovo nelle situazioni del protagonista e qui di romanzi ce ne sono tanti tutti diversi a seconda del momento che attraversavo nella mia vita.
La scorsa settimana una mia amica ha letto Fine dell'estate. Quando è uscito glielo avevo detto per informarla, ma poi non mi sono interessata al seguito. Anzi siccome aveva letto con entusiasmo il mio primo libro per ringraziarla le avevo detto che potevo girarle il file e lei ha risposto che preferiva comprarlo perchè "gli amici vanno sostenuti".
La sua reazione è stata a dir poco sorprendente, mi ha detto che la storia le era piaciuta moltissimo e si era identificata nei protagonisti e si era ricordata della sua adolescenza e di come si sentiva.
 "Mi è piaciuto moltissimo, molto di più del primo, mi è piaciuto così tanto che dopo averlo finito ho continuato a pensarci" mi ha detto. E così per due giorni ho ballato la samba dalla contentezza.
Forse il mio libro ha risposto a un suo bisogno di ricordare quello che era da ragazza. 
Prima di concludere vi mostro le copertine dei libri che ho regalato a Natale, che sentivo di voler regalare, uno lo sto leggendo l'altro probabilmente lo leggerò. 

Quindi che prodotto è il libro?
Io penso che il libro sia, secondo il contenuto, la risposta a un bisogno.
Bisogno di identificazione, di empatia, di soluzioni, di approfondimento, di conoscenza, di curiosità o semplicemente di evasione dalla propria realtà attraverso la possibilità di sognare.


10 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Il libro inteso come "prodotto" (che parola brutta in effetti) è l'offerta di una divagazione mentale. Poiché abbiamo ognuno una mente diversa, le divagazioni offerte si adattano soggettivamente e non oggettivamente a chi ne fruisce.
Ho sproloquiato abbastanza per oggi ;-)

Tenar ha detto...

Le storie sono sempre risposte a un bisogno. Per questo, credo, non si debba disprezzare aprioristicamente il bisogno che sta alla base di una storia di successo. A volte la storia di successo non ha qualità letterarie particolari, ma arriva nel momento giusto e risponde al bisogno di molti lettori. Non penso che loro, i lettori, vadano criticati, anzi. Se fosse arrivato un libro altrettanto adatto, ma scritto meglio, lo avrebbero letto comunque!
Quanto alla gente famosa in altri campi che si cimenta con la letteratura, spesso ha a disposizione editor o "scrittori fantasmi" molto abili. Questo senza nulla togliere alle loro idee

Giulia Lu Mancini ha detto...

Il libro inteso come "prodotto" può suonare male alle nostre orecchie (è la sensibilità di chi scrive) però non si venderebbe neanche un libro se le case editrici non lo vedessero come un "prodotto" da offrire. È quello che succede con il cinema, il teatro e le altre espressioni artistiche. Ognuno in un libro trova quello che cerca, divagando, divagando...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sì, i lettori non devono essere criticati, ognuno legge e compra quello che vuole e che corrisponde alla sua personale ricerca o a quello in cui più si riconosce. Spesso i lettori sono molto più tolleranti e meno critici di chi scrive, e credo sia un bene, perché in fondo sono loro che decidono il destino di un autore.

Massimiliano Riccardi ha detto...

Bell'articolo, rispondendo alla domanda devo dire che, tolto quello che leggo per documentarmi, il libro è per me una vera e propria fuga dalla realtà. Ne ho bisogno come il cibo.

Marina ha detto...

Leggo anch'io, come Massimiliano, per evadere dalla realtà, ma non perché essa sia necessariamente scomoda o non mi piaccia, ma per il gusto di entrare in mondi diversi dal mio e di calarmi (perché il mio piacere è l'immedesimazione) in un ruolo o in un altro. È come se aprissi la porta di casa e uscissi a fare un giro per qualche ora senza badare a cosa ho lasciato a casa.
Infatti, per leggere ho bisogno di silenzio, di poche distrazioni. Con un libro in mano sono continuamente in viaggio pur non amando fare le valigie! :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Massimiliano! Nel tuo caso si può affermare che il libro è nutrimento per la mente :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Bello viaggiare senza la scomodità di portarsi dietro le valigie :D
Io amo molto conoscere mondi diversi dal mio e un libro ci permette un notevole approfondimento attraverso il punto di vista dei protagonisti.

Ivano Landi ha detto...

Ho letto fin dal primo momento in cui sono stato in grado di farlo e non mi sono mai fermato. Per me è un tipo di esplorazione, del mondo e dell'anima umana.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Esplorazione del mondo e dell'anima umana è un'immagine bellissima Ivano, non avresti potuto usare parole migliori per rendere il senso che un libro può dare.