domenica 20 novembre 2016

Work-life balance

Letteralmente significa equilibrio tra vita e lavoro

L'equilibrio è la chiave della vita?
Questo è quello che viene perseguito dalla generazione dei Millennials, costituita da giovani tra i 18 e i 35 anni (se ne hai 36 sei già tra i maturi, rassegnati! te lo dice una cinquantenne che vorrebbe ancora sentirsi adolescente).
In pratica la nuova generazione cerca di non puntare tutto sulla carriera ma punta su altri valori, e in un periodo in cui il lavoro è diventato una merce rara non possiamo che essere d'accordo. 
Ma davvero le generazioni precedenti puntavano tutto sulla carriera? Non so, io ho sempre messo gli affetti al primo posto nella mia vita, anche se poi sono stata fagocitata dal lavoro, senza fare carriera, salvo quella minima più sfigata, quella intermedia per cui sei responsabile di qualcosa per cui ti tocca lavorare tantissimo per garantire il risultato, pur senza avere risorse adeguate, ma hai sopra la testa a tua volta un responsabile che poi decide e rompe le scatole e magari si prende lo stipendio da super capo e gli elogi dei risultati buoni (quelli cattivi sono solo miei).
Vabbè, ma torniamo al work life balance: i giovani di oggi, dicono (ho letto un articolo che parlava di questo) sono meno affamati di carriera e più affamati di felicità, vorrebbero un lavoro che lasci degno spazio alla vita privata.
È sacrosanto, ma perchè ci stupiamo di questo? 
Ci stupiamo perché questo avviene sempre meno, il lavoro è fagocitante e mal pagato. Spesso senza diritti. Facciamo qualche esempio.
La scorsa settimana ho avuto una disavventura con Vodafone, mi hanno cambiato il piano tariffario da un giorno all'altro e domenica mattina invece che scrivere mi sono ritrovata a fare telefonate a varie voci registrate per capire come adeguare il loro nuovo piano tariffario alle mie esigenze.
Ho perso circa due ore del mio prezioso tempo, per farvela breve ho parlato con un'operatore che si trova a Tirana  che mi ha aiutato a cambiare il piano tariffario al costo complessivo di 4 euro (poi mi hanno addebitato altri due euro per aver parlato con un operatore).
Alla fine di tutto l'operatore mi ha chiesto se dopo potevo lasciare una valutazione del suo operato con una vocina supplichevole come per dire "sappi che il tuo voto giudica il mio lavoro" gli ho detto che avrei lasciato una valutazione positiva. 
In effetti pur essendo incazzata con Vodafone per avermi cambiato a sorpresa il piano tariffario e avermi fatto perdere due ore che avrei potuto dedicare alla scrittura ho dato una valutazione alta all'operatore perchè lui mi ha risolto il problema, è stato gentilissimo, di domenica mattina era lì a rispondere a un call center di una società che si fa i miliardi anche sulla sua pelle e che magari lo paga due soldi. 
E quindi a lui la mia valutazione è positiva.
La prossima volta che accade una cosa analoga non chiamo nessun operatore cambio direttamente gestore. Tra l'altro utilizzare lavoratori di Tirana vuol dire che non vengono utilizzati lavoratori italiani, ovvia conclusione.
Vi ho raccontato questa storia per fare una riflessione sul mondo del lavoro, come si fa a conciliare lavoro e vita privata ed essere felici in questa situazione? Ma davvero i Millenians hanno torto? Hanno ragione da vendere, con una piccola e sottile differenza.
Anche la generazione ante Millenians cercava la felicità con l'equilibrio tra vita e lavoro, solo che non era così sbandierata perché questo equilibrio in un certo senso esisteva già, insomma i ritmi erano più umani.
Quando ho iniziato a lavorare oltre vent'anni fa anche nei periodi intensi di lavoro esistevano ancora i fine settimana, il periodo del tempo libero e le feste comandate.
Adesso c'è chi risponde alle mail del lavoro anche il sabato sera e il giorno di Natale.

Work-life balance? Certo ma quando? 



12 commenti:

Ivano Landi ha detto...

Tutto condivisibile. Le compagnie telefoniche poi, somigliano sempre più ad associazioni a delinquere e andrebbero perseguite per legge.
Buona domenica, Giulia.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Buona domenica Ivano! Sì le compagnie telefoniche sono diventate terribili, il problema è che ormai con il web imperante in ogni campo della nostra vita non possiamo farne a meno, possiamo solo scegliere il male minore.

Ariano Geta ha detto...

Con me sfondi una porta aperta. Poiché non ho mai guadagnato troppo e i miei stipendi medi nella varie ditte in cui ho lavorato sono sempre stati medi (mai alti) tantissime volte mi sono sentito dire da mia sorella e mia moglie (che, guarda caso, non lavorano nessuna delle due...) che io dovrei arrotondare. So bene le lingue, caspita, finito l'oraio di lavoro potrei dare ripetizioni, anche il sabato perché no. E so scrivere bene, una volta per fare un favore (gratuito) a una cara amica le ho scritto la tesi di laurea, dovrei farlo a pagamento, impegnare le serate e le domeniche mattina per redigere tesi per studenti negati con la scrittura ma pronti a pagare chi fa il lavoro al posto.
E no care mie, la vita non è solo un conto in banca. Se devo campare solo per cumulare soldi che comunque non mi renderanno milionario ma solo un pochettino più remunerato di quanto sia attualmente, beh, avete capito male. Io la domenica mattina voglio scrivere quello che ho voglia di scrivere io, non tesi di laurea altrui. Le sere dei giorni feriali preferisco ascoltare musica per ilassarmi e leggere un buon libro, non stancarmi ulteriormente facendo da insegnante a una ragazzo negato per le lingue, che comunque potrà sicuramente trovare uno più bravo di me per colmare le sue lacune.
La vita non può limitarsi alla spasmodica accumulazione di denaro.

Monica ha detto...

Appartengo alla generazione dei Millennials, ancora per qualche – pochi – anno e sai quale potrebbe essere il problema, secondo me? La nostra generazione è cresciuta con la sensazione e la convinzione di poter avere tutto. Il lavoro dei sogni, la famiglia perfetta, gli amici, i soldi, la possibilità di fare vacanze. Poi è arrivata la crisi, nel 2008, e ci ha falciati. Ha tolto la possibilità di trovare il lavoro dei nostri sogni, a meno che non si voglia fare la valigia e partire, abbandonando così il resto dei desideri. Il risultato è che non si ha molta scelta, si finisce per fregarsene del lavoro perfetto, accontentasti di quello che capita davanti e che fa mangiare, così da poter realizzare il resto. O almeno provarci.

Anonimo ha detto...

Proprio ieri mia mamma mi ha fatto rimanere male dicendo che io ho un sacco di tempo con sto part time, che sarà pure vero ma il modo lasciava quasi sotto intendere che io sia una sorta di mezzo parassita. Una volta con 28 anni di lavoro full time la pensione era quasi dietro l'angolo, io credo che i Millennials abbiano ragione, a meno di fare un lavoro che piace e appaga ma io vedo una generazione: la nostra cara Giulia che io di anni ne compio 48 il mese prossimo che spesso si è ammazzata per scarsi risultati, perché al momento di raccogliere i frutti la crisi ha sparigliato le carte. Mio marito e molti in azienda fanno orari assurdi, 8.30 - 22.30 abbastanza regolarmente, lui ora un po' meno, ma con gli straordinari forfettizzati, quindi neppure sto gran guadagno come contropartita. Per cosa? Per occuparsi di spedizioni internazionali, non salvare vite umane! Per se domani la direzione cambia idea su qualcosa o cambiano i vertici a chiudere ci vuole un attimo. Ne vale la pena? NO E ANCORA NO.
Sandra

Giulia Lu Mancini ha detto...

Non posso che essere d'accordo con te Ariano, hai perfettamente ragione, il tempo libero deve essere dedicato a quello che più ci piace fare, altrimenti la vita diventa solo un dovere e si perde del tutto il gusto della vita per quel poco che ci rimane. Sai che anch'io ho una sorella che non lavora e che, aimè, mantengo e che si lamenta pure ed è sempre lì a pontificare sulla vita degli altri e neanche è capace di godersi il suo tempo libero.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Purtroppo le generazioni precedenti hanno rubato credendo che le risorse fossero illimitate e hanno rubato anche il futuro delle nuove generazioni. Quindi le generazioni di mezzo, come la mia, sono costrette ad andare in pensione a 70 anni e le generazioni attuali invece non trovano un lavoro non dico perfetto ma almeno adeguato (per adeguato intendo intanto non precario e che ti faccia arrivare alla fine del mese senza arrancare). Nessuno dei ladri sta pagando il conto, il conto lo fanno pagare a noi e secondo me non è solo colpa della crisi, perché c'è chi continua a rubare e a fare scelte sbagliate che non portano investimenti sul futuro.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Anche tu hai centrato il punto Sandra, tutti lavoriamo troppo (e non salviamo vite umane perchè in quel caso avrebbe anche un senso, posto che anche i medici devono riposare...) sai che anch'io ho quasi 28 anni di contributi e sapere che la mia pensione è ancora lontanissima mi getta nello sconforto, la mia speranza è almeno di chiedere il part time a 60 anni perché altrimenti non ce la posso fare. Non è possibile vivere solo per lavorare, non stare a sentire tua madre (non posso dire cosa penso dei miei parenti, ho due sorelle che non lavorano e che manderei a quel paese molto spesso).

Marco L. ha detto...

Essendo un figlio degli anni '80, non credevo di appartenere ai Millenials, pensavo fossero quelli molto più giovani.

Giulia Lu Mancini ha detto...

E invece sei giovane, il che è positivo, salvo la precarietà a cui i Millenials sembrano appartenere, ma spero non sia il tuo caso. E comunque mi sembra che in questo periodo la precarietà appartenga anche a molti post Millenials purtroppo.

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Proprio oggi parlavo con una signora ormai in pensione - beata lei che ce l'ha fatta - e si diceva che i diritti acquisiti negli anni passati stanno evaporando con la velocità della neve al sole. Io stessa mi chiedevo dove ho sbagliato, visto che mi faccio un mazzo quadrato dall'alba al tramonto - ultimamente devo portarmi il lavoro a casa nei fine settimana, ma giuro che non lo farò più perché non serve a niente - e alla fine del mese prendo due pere cotte. Conosco dei grafici costretti ad accettare due euro a pagina. E' sempre peggio!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Mi sono portata spesso il lavoro a casa perché avevo delle scadenze, poi però sembrava tutto dovuto, neanche un grazie e adesso non lo faccio più, anche perché nel tempo libero vorrei scrivere o almeno riposarmi o semplicemente vivere. Hai ragione tu Cristina massacrarsi di lavoro non serve, due euro a pagina è veramente una miseria! Da una parte si parla di efficienza e qualità e dall'altra pagano due soldi, la nostra società sta diventando sempre più assurda. Potremmo inventarci un Word life balance day di protesta ...