La scrittura è l'ignoto. Prima di scrivere non si sa niente di ciò che si sta per scrivere e in piena lucidità. Marguerite Duras |
La frase di Marguerite Duras che ho riportato la trovo molto vera, nella mia esperienza ho iniziato spesso a scrivere una storia avendo un preciso percorso in testa e mi sono talvolta ritrovata da tutt'altra parte rispetto alle mie intenzioni iniziali. Non sempre è accaduto, ma spesso è stato proprio così. Ma parliamo del titolo del mio post, la modalità di scrittura di un romanzo.
Tra le mie innumerevoli letture mi è capitato di leggere romanzi scritti in forma diversa dal solito, per esempio la forma epistolare che mi sembra meno "romanzo" per così dire anche se conserva una sua intimistica bellezza.
Uno di questi è L'amore quando c'era di Chiara Gamberale. Tutto il romanzo è scritto sotto forma di scambio di mail tra la protagonista e un suo vecchio amore. Quando ho letto questo libro ho pensato "Però è una formula piuttosto semplice, scrivi come se scrivessi una lettera un amico, che ci vuole? Vuoi mettere scrivere un romanzo con una sua struttura ben organizzata, con diversi personaggi, l'introspezione psicologica e tutto il contorno?" può darsi che sia una formula più semplice, non lo so perché non mi sono mai cimentata, almeno non ancora. Tuttavia a me il romanzo è piaciuto, contiene delle riflessioni che sento mie e anche alcuni intermezzi simpatici, il tema della felicità affidato ai bambini di una scuola elementare dove la protagonista insegna. Prima di scrivere questo post sono andata a rileggere alcuni passaggi del libro e devo dire che li ho nuovamente apprezzati.
Vi riporto la trama:
"Uno dei casi della vita, un momento triste, diventa l’occasione forse a lungo cercata per ricucire un filo che si era spezzato: Amanda, che ha amato perdutamente Tommaso e lo ha lasciato senza spiegazioni da dodici anni, scrive una mail di condoglianze che è anche un messaggio nella bottiglia – come stai, dove sei, chi sei diventato? E, soprattutto: l’hai trovata, tu, mio antico grande amore, la Ricetta per la Felicità? Tommaso risponde, prima cauto, poi incapace di resistere alla voce di un passato bruciante che si fa viva e presente domanda. Tommaso è sposato, ha due splendidi bimbi e un equilibrio che pare felicità. Amanda no, lei vive sola e alla perpetua ricerca di una compiutezza senza rimpianti: quell’alchimia misteriosa che solo gli altri, accanto a noi, sembrano trovare, ma che a noi è quasi sempre preclusa. Ai suoi alunni di scuola Amanda affida un tema sulla felicità, e le risposte sono tanto semplici e autentiche da lasciarla incerta sulla soglia di se stessa. Forse solo l’antico amore, oggi ritrovato, può offrire la chiave della gioia senza compromessi. O, invece, sono i compromessi la sola chiave della gioia possibile? Con coraggio Amanda rivela a Tommaso la sua risposta a questa domanda che tutti, prima o poi, ci poniamo. Come una mail inattesa, come un sms che giunge nella notte, come un tema scritto da ragazzi e ritrovato per caso: così la pienezza di un amore passato ci ritorna addosso all’improvviso, quasi a tradimento, con il rischio che tutto, al confronto, impallidisca. E allora bisogna decidere se guardare avanti – dove nulla è certo, ma tutto possibile – o indietro, dove la sirena confortante di una pienezza perduta ci chiama con il suo canto....
Altre forme di scrittura possono essere i diari, per esempio Io sono di legno di Giulia Carcasi.
È un bellissimo libro, l'ho letto parecchi anni fa, ma la storia mi è rimasta impressa e quando un romanzo te lo ricordi a distanza di tempo credo abbia svolto in pieno la propria funzione che è quello di lasciare una piccola traccia nella vita di chi legge.
Eccovi la trama:
Una madre e una figlia. La figlia tiene un diario e la madre lo legge. Alla storia di sentimenti negati o traditi della giovane Mia, Giulia risponde con la propria storia segnata da quell'"essere di legno" che sembra la malattia, il tormento di entrambe. È come se madre e figlia si scrutassero da lontano. Bisogna tornare indietro. E Giulia lo fa. Torna a riflettere sulla giovinezza ferita dall'egoismo di una sorella falsamente perbenista, sul culto delle apparenze della madre e sul conforto che le viene da una giovane monaca peruviana, Sofia. Torna a rivivere i primi passi da medico, il matrimonio con un primario, la lunga attesa di una maternità sofferta e desiderata. Più la storia di Giulia si snoda nel buio del passato, più affiorano misteri da sciogliere. E il legno si ammorbidisce. Ma per madre e figlia l'incontro può solo avvenire a costo di pagare il prezzo di una verità difficile.
Io sono convinta che la scrittura non serva per farsi vedere, ma per vedere. Susanna Tamaro |
Pensate anche voi che scrivere sotto forma di diario o di lettera sia più semplice, vi siete mai cimentati con queste formule ma, soprattutto, come lettori vi piacciono i romanzi scritti così?
22 commenti:
Ma ti dirò, tolti pochissimi casi dove c'è un "io narrante", come ad esempio il sublime "Memorie di Adriano", tendenzialmente non amo molto questo tipo di impostazione. Però il mio non è un giudizio lapidario, per ora è così, chissà in futuro. Fai comunque bene a tirare fuori l'argomento, non è che se ne parli molto. Brava.
Grazie Max! La penso anch'io come te, in linea generale, però mi sono lasciata catturare lo stesso dalle storie, magari perchè la sostanza (della storia) è prevalsa sulla sua forma.
La forma epistolare non mi entusiasma neppure quando la rinvengo in una o più pagine di un romanzo scritto per il resto in modo tradizionale e non mi sentirei invogliato alla lettura di qualcosa scritto interamente in tale forma. Ho anche provato, tempo fa, a seguire in un blog una specie di blog novel scritta tutta in forma di scambio di e-mail (o erano sms?) ma mi sono annoiato presto nonostante la scrittura fosse vivace e piacevole.
Sì, ti capisco, era così il romanzo della Gamberale, però nonostante tutto l'ho apprezzato ugualmente, anche se mi sarebbe piaciuto vedere quegli stessi personaggi vivere al di fuori delle mail. Era comunque un romanzo breve e forse questo ha inciso positivamente, un romanzo lungo in forma epistolare sarebbe stato probabilmente molto più pesante.
Beh, in genere sono romanzi più lirici, poetici, dove i sentimenti hanno il sopravvento sui fatti concreti che invece restano sullo sfondo. Di romanzi diaristici ed epistolari ne ho letti diversi ai tempi dell'università, ma erano quelli storici, ottocenteschi, tipo il foscoliano "Ultime lettere di Jacopo Ortis". Possono essere interessanti, però credo che scriverli non sia così semplice.
Probabilmente hai ragione, ciò che può apparire semplice può diventarlo meno una volta che ci si prova sul serio. Del foscoliano Jacopo Ortis ho letto solo alcuni stralci a scuola e non mi ricordo niente, forse qualche classico dovrei riprenderlo. :)
Io non credo che sia più semplice. Anzi, penso che per fare un buon lavoro, per mantenere alto l'interesse del lettore, sia quasi più difficile.
Mi viene da pensare per esempio ai dialoghi in una narrazione: sembrano più facili, invece, almeno per me, sono molto difficili.
La forma epistolare in fondo è come un dialogo esteso e il diario, peggio ancora, è come un monologo.
Ecco, no, non mi ci saprei cimentare.
Sono contenta allora di aver scritto questo post, mi aiuta a capire che quello che a me può sembra semplice forse non lo è affatto. Del resto non ho mai provato questa modalità di scrittura. Hai ragione Silvia mantenere alto l'interesse del lettore è difficile, con questa forma lo è ancor di più.
Sono due formule statiche che non mi entusiasmano, devo essere sincera. Potrei inserirle in modo accidentale, come passaggi dentro la storia, ma un intero libro scritto così a me verrebbe male, lo renderei piatto. Invece leggerle in opere di bravi autori non mi dispiace: Massimiliano ha citato le memorie di Adriano, molto bello, per esempio.
Metto in lista la memorie di Adriano, devo aver letto qualche stralcio ai tempi della scuola. Aimè ho parecchie letture mancanti. In effetti cara Marina comincio a pensare che sia una forma di scrittura difficile da sostenere per un intero romanzo.
Non ci ho mai pensato. Non riesco nemmeno a immaginare come riuscirci o meglio: riesco sì a "vedere" questo tipo di scrittura, però non mi entusiasma. Forse ci vuole un dono particolare, oppure, più probabilmente, occorre scovare la giusta storia per la forma epistolare.
Ciao Marco! Probabilmente hai ragione serve la storia giusta che si presti a una forma epistolare o di diario. Forse non bisogna cercarla ma solo aspettare che ci capiti e ci ispiri.
Io non penso sia più semplice. Perché devi anche rendere credibile che quello che viene scritto sulla pagina sia davvero proveniente da un diario o una lettera, lunghezza compresa.
Personalmente la trovo una lettura un po' stancante che non mi appassiona particolarmente. Io di mio tempo fa ho realizzato un racconto scritto come se fossero degli estratti da una rivista.
Estratti da una rivista, interessante, non ho mai letto niente del genere.
Lettere e diari sono sicuramente difficili da sostenere in un romanzo lungo, credo che alla fine la forma classica del romanzo sia da preferirsi.
Grazie Mary
Faccio un salto da te volentieri!
Anche a me non piace molto questa forma di scrittura, bisogna davvero essere molto abili per tenere desta l'attenzione del lettore.
C'è unico romanzo che ho letto, scritto in questo modo, è che è un autentico capolavoro: "Le relazioni pericolose" di Choderlos de Laclos. E' geniale in quanto tutte le vicende di seduzione, amore e morte si svolgono tramite una fitta corrispondenza epistolare tra i protagonisti... e non c'è un attimo di noia! C'è da dire che nel Settecento proprio la forma epistolare raggiunse vette di ricchezza letteraria altissima. Chi sapeva farlo scriveva abbondantemente e quotidianamente. L'autore era inoltre uno stratega militare, infatti l'assedio amoroso del visconte di Valmont è ispirato alle tecniche di assedio belliche.
Io non ho letto il libro ma ho visto il film, in effetti era proprio un assedio militare! Credo che la corrispondenza del settecento sia davvero di un altro livello, le nostre lettere (per non parlare delle mail) al confronto impallidirebbero, se potessero ;-)
... e andrebbero pure a nascondersi! ;-)
Anch'io ho sempre pensato che scrivere sotto forma di lettera fosse facile, poi ci ho provato... non è così!
Nel mio romanzo ci sono lettere, o spezzoni di "diario", che raccontano la vita di un musicista settantenne che sta morendo in carcere lontano dall'Italia... una specie di testamento della sua vita.
Identificarmi con una persona così diversa da me è stato difficile e mi sono fatta aiutare da più di una persona per ricostruire la storia d'Italia dal 1900 al 2000. Ogni pagina mi è costata il quintuplo del tempo e dello sforzo rispetto al resto del romanzo, però alla fine sono molto soddisfatta dei contenuti, dello stile e della potenza emotiva delle lettere. Spero che i miei lettori concorderanno!
E io non vedo l'ora di leggerlo Lisa cara, quando esce il romanzo? Spero presto! Scrivere in forma di diario e inserirli in un romanzo, immedesimandosi in una persona molto diversa, deve essere piuttosto difficile. Interessante la tua storia, mi hai incuriosito moltissimo!
È praticamente pronto, devo solo lucidarlo e decidere che farne, ma per via di grandi cambiamenti esistenziali non riesco a concentrarmi a sufficienza per scrivere la sinossi e la lettera di presentazione! Ogni giorno spero di riuscire a dedicarmici almeno un'oretta ma i mesi mi stanno scivolando tra le mani. Grazie del supporto e della fiducia!
Ti capisco i giorni e i mesi possono scivolare via senza che ce ne accorgiamo, succede anche a me, penso di fare una cosa in un'ora e poi mi accorgo che mi serve molto più tempo...
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