sabato 12 maggio 2018

Letteratura e realtà

Prendo spunto da un post di Ariano Geta intitolato La letteratura è solo un'illusione? 
per parlare del rapporto tra libri e realtà.

La realtà esiste nella mente umana e non altrove.
(George Orwell)

Anche quando si racconta una storia del tutto inventata la realtà è sempre presente. 
C'è un'idea da cui si parte e quell'idea nasce nella propria realtà.
Poi la storia si sviluppa in forma romanzata e diventa qualcosa di diverso dalla storia reale.
Così se vivi un'esperienza o qualcuno te la racconta e ti sembra unica, particolare, di grande impatto, è normale avere voglia di raccontarla e probabilmente il romanzo è una delle forme in cui puoi farlo.
Si possono aggiungere dei particolari di fantasia, mescolare le carte come un abile giocatore e la storia è servita.
Dopo non ricordi più cosa è vero e cosa no, diventa vero solo il romanzo, ed è il romanzo che vivrà nel tempo (forse) o finirà nel dimenticatoio.
Realtà e fantasia restano intrecciati insieme in un perfetto connubio di emozioni.

“Questo romanzo è opera di fantasia. Nomi, personaggi, avvenimenti e luoghi - tranne quelli da tutti riconoscibili – sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono usati in modo fittizio. Ogni riferimento a luoghi, persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale”

Questa è l'avvertenza che troviamo di solito all'inizio del libro. Ed è quella che ho inserito nel mio ultimo romanzo. È solo una storia inventata, ma non possiamo scrivere una storia senza rifarci alla realtà. 

Per esempio nel mio ultimo romanzo parlo di un episodio di violenza, è un giallo, quindi gli episodi sono diversi, ma questo specifico episodio riguarda un accoltellamento nel centro della città. Mi ero ispirata a un articolo di giornale che parlava di frequenti disordini in una zona specifica del centro che si erano verificati negli ultimi tempi. Ne parlo un po' per agganciare l'evento a un fatto successivo che volevo raccontare, un po' per denunciare certe situazioni. Ebbene la scorsa settimana si è verificato davvero un episodio simile, mi sono sentita quasi come una Precog del film Minority Report. 
A parte la realtà storica di molti romanzi, indico per tutti I promessi sposi di Manzoni, posso citarvi dei romanzi dove si trovano sprazzi ingenti di realtà personale dell'autore.

Per esempio, il romanzo Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald
L'ho finito di leggere pochi giorni fa e incuriosita sono andata a leggere la biografia di Francis Scott Fitzgerald. Questo romanzo è molto ispirato alla vita dello scrittore, la moglie del protagonista, Nicole, ha dei disturbi psichici e tutti possiamo immaginare la figura della vera moglie di Scott Fitzgerald, Zelda, che passò gli ultimi anni della sua vita rinchiusa in un istituto psichiatrico.
Nel romanzo (scritto e riscritto diverse volte) Fitzgerarld racconta la malattia di Nicole che guarisce e comincia una nuova vita, in pratica l'autore sceglie un finale di speranza, purtroppo diverso dalle vicende reali.
Ho scoperto diversi cenni biografici anche nel mio romanzo preferito La valle delle bambole di Jacqueline Susanne, l'autrice ebbe un cancro al seno a poco più di quarant'anni da cui si curò e che si ripresentò, purtroppo, tredici anni dopo portandola alla morte. La sua vita fu segnata anche da un altro tragico evento: un figlio affetto da autismo.
Nel romanzo una delle tre protagoniste fa purtroppo i conti con un cancro al seno, mentre uno dei personaggi secondari ha problemi neurologici molto simili all'autismo.
C'è sempre un modo per trasporre in un romanzo la propria realtà, è uno spunto, un episodio, una scena iniziale da cui parte tutto. Ed è anche un modo che permette di riscattarsi e scegliere forse un finale diverso o, semplicemente, donare l'immortalità a qualcuno che abbiamo amato e che ci ha lasciato troppo presto. Oppure si scrive per l'esigenza di parlare di un problema e dargli una rilevanza senza parlarne necessariamente in forma giornalistica.
E poi c'è la realtà velata, o solo sfiorata, quella per la quale un personaggio, protagonista principale o secondario, è ispirato da qualcuno che esiste, ma che gli assomiglia solo per alcuni particolari e che, proprio in quanto personaggio di un romanzo, diventa totalmente un'altra persona.
Il bello di un romanzo è anche questo, lasciare l'illusione che quello che viene raccontato sia vero o molto vicino alla realtà. E abbiamo avuto molti casi in cui film o romanzi abbiano addirittura anticipato la realtà, mi viene in mente il film Suburra del 2015, girato molto prima che scoppiasse il caso di Roma capitale, peraltro tratto dall'omonimo romanzo di De Cataldo e Bonini, pubblicato nel 2013. 
Oppure il più famoso di tutti, 1984 di Orwell, dove un grande fratello virtuale controlla i pensieri dei cittadini-sudditi di un regime totalitario angosciante, non troppo distante, anche se appare meno  angosciante, dal controllo attuale realizzato attraverso media e social network. 

Quali altri esempi vi vengono in mente di romanzi che hanno ispirato la realtà e/o viceversa?


15 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Mi fa piacere aver ispirato uno spunto di riflessione :-)
Non c'è dubbio che in taluni casi la letteratura è autobiografica, anche quando lo è in modo "indiretto".
Penso, per dire, a certe pagine di Kundera in cui parla di uomini arrestati dalle autorità per aver violato la fiducia del "partito comunista", esperienza da lui vissuta come testimone oculare nel 1968. O anche al romanzo "I vecchi e i giovani" di Pirandello in cui la macchina mediatica del fango si scatena contro alcuni parlamentari ex risorgimentisti per una questione di bustarelle, esperienza vissuta da un suo parente.
Certo, il mio post era quasi una provocazione. Ovvio che in molti casi la letteratura è la memoria distorta di un evento reale.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Leggere il tuo post mi ha ispirato questa riflessione, può anche accadere che la realtà raccontata sia distorta, ma in quel caso è sempre il punto di vista dell'autore che racconta la "sua" verità. Un romanzo può raccontare la propria storia o qualcosa che è inserito nella propria realtà storica, come Kundera e Pirandello. È un modo per raccontare o denunciare la realtà.

Nadia Banaudi ha detto...

Direi che almeno la scintilla della storia provenga dalla realtà per lo più. Che si tratti di un fatto di cronaca, di un'esperienza personale, di un ricordo di viaggio penso che qualcosa abbia scatenato l'idea della scrittura per l'autore. Ora così a bruciapelo mi viene da citare Shantaram e Venne chiamata due cuori che mescolano entrambi spezzoni di viaggio personali e fantasia. Ma credo ce ne siano svariati esempi. Invece mi viene da pensare ai romanzi scritti da Verne... Chissà se ha il merito di aver influito sulla realtà

Giulia Lu Mancini ha detto...

È possibile che Verne abbia influenzato la realtà, sicuramente il sogno di superare i propri limiti ha sempre spinto l'uomo a studiare, impegnarsi per superarli. Non ho letto i romanzi che hai citato, Venne chiamata due cuori lo conosco di fama (ma quanto ancora avrei da leggere!). Hai detto bene Nadia, la scintilla è il termine giusto, gli ultimi miei romanzi sono nati proprio da una scintilla che ha innescato un incendio che non ho potuto arginare se non scrivendo. Sono emozionata per il tuo post di lunedì...

Grazia Gironella ha detto...

Scrivendo, a volte ho l'impressione di scomporre la mia realtà vissuta in frammenti e inserirli qua e là nella storia. Sono molto fedeli al vero, presi singolarmente, ma si differenziano nel ricombinarsi. Altre volte invece c'è qualcosa di grosso che vuole uscire, grosso abbastanza da impedirmi di capire cosa sia finché non è uscito tutto intero. C'è la fantasia a creare le storie, ma il materiale lo abbiamo già in circolo. :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sai Grazia, credo che tu abbia condensato perfettamente quello che capita anche a me, ho materiale già in circolo e che quando scrivo esprimo con frammenti sparsi di eventi reali. Grazie di cuore! Io non avrei saputo dirlo meglio :)

Ivano Landi ha detto...

Io nella mia esperienza ormai pluridecennale, anche se per il momento quasi esclusivamente privata, di scrittura di romanzo autobiografico mi sono accorto di come la messa per iscritto di vari eventi reali del nostro vissuto ne porti automaticamente alla luce altri che non ne hanno fatto parte in modo effettivo. Alcuni di questi nuovi eventi possono avere una valenza onirica o magica o anche sovrannaturale. E' un po' il meccanismo attraverso cui opera il Realismo Magico.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Mi ritrovo molto in quello che affermi, scrivere un evento reale della nostra vita porta alla luce anche eventi che sembravano dimenticati e che restavano sullo sfondo. È un modo per ritrovarsi.

Nadia Banaudi ha detto...

Ormai lunedì è dietro l'angolo!

Barbara Businaro ha detto...

Piccole Donne, dove la figura di Jo March è quasi certamente la stessa Louisa May Alcott, e chissà quant'altro di quella bellissima serie è ispirato dalla sua vita.
Però sinceramente non credo che tutti utilizzino questo processo nella scrittura. Penso a Twilight che sarebbe nato da un sogno della scrittrice (o non ci vuole dire che ha conosciuto veramente un vampiro vegetariano?), a Outlander la cui idea esce da una puntata del Doctor Who (che poi essendo uno storico deve confrontarsi con quanto realmente accaduto nell'epoca scelta). C'è chi scrive per "condensazione" e chi per pura "immaginazione". Anche perché altrimenti le storie rischierebbero di essere troppo in linea con le nostre esperienze.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sicuramente ci sono storie totalmente inventate, in particolare quelle fantasy e quelle su vampiri e lupi mannari come Twilight, i vampiri da sempre sono nell'immaginario della letteratura, belli, dannati ed eterni, un mix molto intrigante. Piccole donne l'ho sempre adorato, ovviamente mi immedesimavo in Jo, chissà perchè ;-9

Lisa Agosti ha detto...

Eccomi Giulia! Che bel post, mi hai fatto venire una voglia matta di leggere! Nell'ultimo anno mi sono dedicata ai manuali su come diventare mamma prima e come fare la mamma dopo, non ho mai 5 minuti di fila per leggere un romanzo o meglio se ho 5 minuti di fila mi butto a scrivere, la lettura rimane sempre in secondo piano. Vorrei segnarmi però la biografia di Fitzgerald per quando avrò l'occasione, come si chiama? Ovviamente prima leggerò i tuoi gialli! :D Complimenti, ti stai dando davvero da fare, hai pubblicato un sacco! Continua così!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Carissima Lisa, che bello ritrovarti sul mio blog! Fare la mamma è un mestiere full time che impegna al 100%, quindi capisco bene che tu non abbia tempo per leggere volendo anche scrivere (non sono mamma ma la mia nipotina trentenne, figlia di mia sorella, ha già due bambini di cui sono follemente innamorata e vedo la fatica che comporta seguire un bimbo piccolo). Il libro di Fitzgerald si chiama Tenera è la notte. Grazie per i complimenti, mi sono data da fare, se leggerai uno dei miei libri aspetto un tuo parere. Bacioni.

Lisa Agosti ha detto...

Ah scusa avevo capito che oltre al romanzo avesse scritto la sua autobiografia e non trovavo il titolo.
"Tenera è la notte" è un classico famoso, è nella mia lista dei libri da leggere da anni. Prima o poi...

Tortora Giuseppe ha detto...

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