Nella vita spesso le migliori intuizioni avvengono di pancia, ci viene un'idea sfolgorante, ci illuminiamo di immenso presi dalla genialità dell'idea e poi vogliamo realizzarla, così su due piedi.
Non è così che funziona però, l'idea brillante può venirci di pancia, ma poi per realizzarla ci vuole la testa. Questa considerazione è nata in me seguendo un video di Stefania Crepaldi che parlava della progettazione di un romanzo. Spesso chi scrive afferma di non progettare nulla e di scrivere d'istinto. Nel video si metteva in guardia da queste affermazioni facili, sostenendo che non esiste un buon romanzo senza una progettazione seria.
Così mi sono messa a pensare ai miei romanzi e mi sono chiesta: ma io le storie le progetto?
E mi sono risposta di sì. A parte i thriller dove ho dovuto necessariamente progettare la storia nei dettagli (almeno quelli che riguardavano l'omicidio, sulla personalità dei personaggi sono stata più libera) ma anche i cosiddetti romance (cosiddetti perché i miei romance sono meno rosa di quanto ci si aspetti) li ho in parte progettati. Sono sempre partita da un'idea di pancia iniziale, ma poi ho impostato uno schema di quello che avrei dovuto scrivere in ogni capitolo per arrivare alla scena finale.
L'idea iniziale è quasi sempre di pancia poi però serve proprio la testa, soprattutto per mettersi lì davanti al pc.
Puoi avere tante bellissime idee nella mente, ma se non ti applichi concretamente quelle idee resteranno solo nell'aria, nelle volute di fumo della tua mente.
In questi giorni, per esempio, mi è tornata in mente una storia che vorrei scrivere. Ho in testa tutta la trama e sono due anni che essa è lì nel limbo della mia mente. Me ne ero dimenticata per un po' poi è tornata prepotentemente alla ribalta. Cosa ho scritto di questa storia? Nulla, assolutamente nulla, solo la sinossi e il titolo. Ho impostato vagamente la struttura del romanzo tratteggiando le personalità dei personaggi, due: lui e lei, sì perché è una storia d'amore, e poi c'è una bellissima frase, che sarebbe una perfetta tagline (per sapere cos'è leggete il post di Anima di carta di Maria Teresa Steri) che secondo me rappresenta bene il romanzo, ma al di là di questo non c'è più nulla. Dovrei cominciare a scriverla concretamente, ma il problema è proprio lì, non sto scrivendo in questo periodo. Ogni week end, per problemi vari, ho avuto altro da fare e se non mi metto lì con costanza, la storia non si scrive da sola.
Quindi la mia bellissima idea di pancia per il momento resta ancora nell'aria e resta quindi inconsistente," è fumo e quindi vola" cantava Fiorella Mannoia in una sua famosa canzone, perché una storia non esiste finché non la scrivi davvero.
Nello stesso tempo, anche una storia già scritta ha bisogno di essere completata per farla uscire dal cassetto, sto parlando del terzo episodio di Saverio Sorace che, dopo la lettura dei beta reader e le diverse revisioni, si è fermato per un po' nel cassetto in attesa di una copertina che potesse rappresentare al meglio la storia narrata. Anche qui è servito metterci la testa, ragionare su cosa trasmettere con l'immagine e poi trovarla o adattarla. Insomma una bella fatica anche in questo caso, ma vi racconterò meglio la vicenda in un altro post.
Nella scrittura come nella vita in quali situazioni usate la pancia o la testa? Riuscite a progettare quello che volete realizzare?
Nella scrittura come nella vita in quali situazioni usate la pancia o la testa? Riuscite a progettare quello che volete realizzare?
22 commenti:
Sono una che di pancia sa cosa fare ma spesso è frenata dalla testa. Nella vita e nella scrittura ho sempre lasciato a guidarmi la pancia con la conseguenza di fare non pochi errori. Crescendo sto rivalutando la testa, la sua guida che tiene conto della mia personalità, delle dinamiche sociali, dei risultati che voglio ottenere e...
Ho deciso di usarle entrambe dosandole bene.
Forza Giulia rimettiti in pista e prendi la penna in mano la storia che hai in mente aspetta solo il tuo via!
Se le decisioni sono di grande rilevanza ci ragioni parecchio anche se poi le più azzeccate decisioni della mia vita le ho prese in maniera molto istintiva. Sulla scrittura seguo Stefania, le punta molto sulla progettazione e tutto sommato non mi trova molto d'accordo, Fabio genovesi non programma nulla e rasenta il genio
Vale anche per me il discorso di Nadia, ho sempre "ragionato" di pancia. Ovviamente le conseguenze sono state molto spesso disastrose. Altre volte no, la pancia è riconducibile all'istinto che anticipa e spinge ciò la razionalità frena. Ma nella scrittura l'intuizione non basta.
Più in generale sono un casino di uomo, lo ammetto. Un esempio chiaro lo si nota dal fatto che in questo anno disastroso non sono riuscito a programmare articoli o post sul mio blog in modo da mantenere una costante visibilità. La "pancia" mi ha catapultato verso le vicende quotidiane contrastando la testa che gridava a tutta voce: «Pirla! Se vuoi essere un autore devi pubblicare, scrivere, mantenere la visibilità, curare l'immagine».
Potrei scrivere un manuale su cosa NON fare per coltivare la passione della scrittura e il desiderio di essere letti 😅😅😅
Scrivi Giulia. Lanciati. Continua, insisti, persisti. La testa ci vuole, eccome se ci vuole. Programmare è importante, per questo motivo mi definisco uno scribacchino, gli autori veri, dopo la spinta emozionale, pianificano e organizzano.
Il metodo giusto è proprio dosare sapientemente testa e pancia, anche se, per quanto mi riguarda, spesso le indicazioni suggerite dall'istinto non hanno quasi mai sbagliato. Nella scrittura le più belle storie che ho scritto (belle secondo me) sono quelle nate seguendo la pancia, Sorace e Sara Castelli sono nati dalla pancia e L'amore che ci manca è una storia si è quasi scritta da sola con la pancia, c'è una parte di me in quella storia, tipo "come sarebbe andato se?" Un po' di testa serve sempre però. La storia d'amore la scriverò prima o poi se continua a ronzarmi in testa. Anche tu Nadia fai bene a dosare pancia e testa, il tuo istinto è pieno d'amore e di bellezza, non lasciarti frenare troppo dalla testa quindi...
Seguo Stefania e mi piacciono molto i suoi video e le sue considerazione nella newsletter, tuttavia sono d'accordo con te, nelle mie storie prevale l'istinto. Pensa che anche quando programmo per bene una storia finisco sempre per deviare dal progetto iniziale, perché mentre scrivo é come se una mano invisibile mi guidasse e scrivo scene che non avevo programmato. La testa la uso soprattutto nella determinazione di mettermi davanti al pc e vincere la pigrizia, perché ogni tanto avrei voglia di scappare dai miei doveri di scrittura.
Non essere troppo severo con te stesso Max, in fondo hai un lavoro impegnativo, una famiglia, ritagliarsi il tempo per scrivere anche solo un post settimanale richiedo un certo sforzo, non sempre si ha la testa per compierlo, altrimenti la vita diventa una sfilza di doveri e basta, serve anche poter "vivere". Poi sono convinta che non appena pubblichi un nuovo post chi ti ha seguito finora è pronto a tornare e a sostenerti. Magari scrivi un post su quello che NON hai fatto negli ultimi tempi. Però l'importante è continuare con i tuoi gialli che come sai seguo sempre 😀😀😘
In genere sono molto cerebrale e penso parecchio, quindi nella vita uso di più la testa, anche perché sono troppo ansioso per agire d'istinto, ho bisogno di riflettere.
Per la scrittura seguo maggiormente l'istinto. Intendiamoci: un progetto di partenza c'è, ma so già che quando inizio a scrivere qualcosa il manoscritto sarà "un continuo divenire", nel senso che poi scrivendo vengono nuove idee, altre opzioni, ipotesi di modifiche... Insomma, io scrivo avendo davanti a me non una "scaletta" ma solo una trama abbozzata in testa che considero "liquida", per capirci.
"Trama liquida" mi sembra una bella definizione e rende perfettamente l'idea. Anch'io mi ritrovo a operare come te, ho una scaletta ma spesso i personaggi mi fanno deviare spesso dalla strada maestra. Nella vita anch'io rifletto molto, non sempre è servito però...
Solo le cose molto semplici nascono solo dalla pancia o solo dalla testa; tutte le altre richiedono una buona collaborazione tra le due, in momenti diversi e con competenze diverse. Per me la scoperta è stata che la testa non sempre "ragiona"... a volte prende delle cantonate, e poi le giustifica pure. ;)
Hai ragione Grazia, spesso la testa "razionalizza" troppo, può farci sembrare giusto anche ciò che non lo è davvero. Riuscire a contemperare le due entità che ci guidano nella vita è sempre un'arte da imparare, perché non funziona sempre e non funziona per tutto.
Io ho delle... visioni. Quindi non so dire se si tratti di testa (forse una testa malata? ;)) o di pancia. Per me raccontare una storia è... archeologia. Trovo dei frammenti e seguo la traccia nella speranza di recuperare il "reperto".
Giuro che non ho copiato il commento soprastante di Marco, ma anch'io mi baso su visioni quando scrivo. :) Si tratta di squarci sul passato che si presentano come delle scene, che poi spetta a me riorganizzare nell'ambito di una struttura che dia un minimo di ordine al romanzo. Comunque quello che è sicuro è che persino nell'ambito della progettazione ogni romanzo è un caso a parte.
Ehm qualche visione capita anche a me, a volte ho addirittura "visto" la scena del mio romanzo come in un film. Testa malata dici? Ma gli scrittori sono tutti un po' malati...di fantasia 😉
Ti capisco Cristina, come ho scritto nella risposta a Marco, avere delle visioni non è infrequente, io immagino scene che voglio scrivere e anche quando progetto mi sembra sempre di seguire la scia indicata dai personaggi che mi fanno scrivere oltre la mia immaginazione...
Cerco di usare la testa, perché la pancia la devo sostituire con gli addominali! :D :D :D
Scherzi a parte, credo che tutti utilizzino sia la progettazione che l'istinto in una miscela diversa e non sempre distinguibile. Chi dice di progettare tutto prima della stesura, poi si lascia deviare in fase di scrittura. Chi dice di non progettare assolutamente nulla, arriva a scrivere con le idee talmente chiare che la progettazione l'ha già fatta, ma mentalmente, senza nemmeno rendersene conto. Poi ovviamente c'è chi per carattere si sente sicuro quando progetta tutto e chi al contrario vuole lasciarsi trasportare dal momento. Poi la creatività arriva e scombina tutto.
Che bello avere gli addominali al posto della pancia ;-)
La tua analisi mi sembra perfetta Barbara, credo che la maggioranza li usi entrambi in una miscela spesso indistinguibile. Anche chi sostiene di non progettare, ha già progettato tutto molto chiaramente nella sua testa.
Tirare fuori una storia avvincente è appannaggio della pancia (non accetto repliche :) ), poi però solo la testa può renderla un lavoro ben fatto.
Giuro che sono stufo di sentirmi ripetere tutte le settimane da Stefania (a mezzo newsletter) la storia della progettazione... e però ha ragione e a forza di sentirmelo ripetere mi sta entrando in testa.
Aggiungo che nella vita ogni volta che ho preso una decisione di pancia sarebbe stato meglio fare l'esatto contrario (e ho detto tutto).
Tuttavia insisto a dire che l'invenzione letteraria (almeno quella) deve rimanere un discorso di pancia nonostante con il passare degli anni si acquisisca sempre più l'abitudine di ragionare su ogni cosa.
La penso come te, la storia originale o intensa o quella che ci stravolge passa dalla pancia, poi però occorre metterci la testa per poterla scrivere concretamente e magari una buona dose di progettazione non guasta, se non altro per non perdersi nei confusi meandri della nostra fantasia...
Concordo con la tua opinione sull'impegno che occorre per poter fare bene. Dobbiamo farlo pur non lasciando che soffochi quella voce di pancia, in effetti.
Conciliare l'aspetto istintivo con quello razionale è necessario, in tutte le attività umane, le relazioni, le esperienze. Credo che una buona azione, qualunque essa sia, nasca dalla complementarità di entrambi.
Servono entrambi, non c'è dubbio alcuno. Questo serve nella scrittura come nella vita, riuscire a dosare istinto e razionalità è un terzo elemento imprescindibile.
L'input nasce sempre dalla pancia: è istintivo, umorale, un lampo che vuole essere raccontato; ma poi quel lampo deve prendere forma e per farlo deve per forza intervenire la testa: occorre organizzare le idee, muoverle lungo una traiettoria che le giustifichi, è un'attività che va gestita con criterio. Costruisco le mie storie partendo da un inizio e immaginando già la fine. Il difficile, per me, è lavorare con la testa per arrivare dal primo all'ultimo punto senza farmi distrarre dalla pancia. :)
Un lampo che vuole essere raccontato, che bella definizione che hai dato Marina! È difficile non lasciarsi distrarre dalla pancia e forse questo il motivo per il quale, pur programmando una scena nei dettagli, finisco per deviare e scrivere qualcosa di leggermente diverso. Mi piace pensare che siano i personaggi a guidarmi ;)
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