domenica 18 luglio 2021

Nonna Anna

La vecchiaia é la più inattesa tra tutte le cose che possono capitare a un uomo.  Lev Tolstoj

Era la madre di mio padre, me la ricordo, da sempre, piccola, magra e tutta curva. Da giovane era stata una donna sempre magra, ma alta e slanciata, una donna bella come appariva nelle poche foto che ho potuto vedere.
Era nata nel 1900, all’inizio di un secolo strano che portò due guerre mondiali, regimi terribili e rivoluzionari momenti di rinascita e crescita, conquiste di diritti e il preludio di molti declini.
Comincio a sentirmi anch’io una creatura del secolo scorso, man mano che ci addentriamo negli anni post duemila, forse è per questo che ho ripensato a lei. 

Quando ero bambina era la nonna meno affettuosa ma più concreta, lei diceva che i bambini non si dovevano toccare, andavano baciati solo da lontano, come i santi, perché erano delicati, infatti si arrabbiava sempre quando qualche parente mi stringeva e mi baciava facendo i complimenti alle mie guance paffutelle. 
“Basta, è una bambina ed è delicata, non dovete contaminarla con il vostro fiato da vecchi” 
urlava al parente di turno ed io subito dopo mi strofinavo il viso invaso da quei baci troppo umidi. 
È un bel po’ che la penso come lei riguardo ai bambini.
Mi preparava sempre la merenda a base di pane, zucchero e olio, era buonissima, all’epoca non esistevano le merendine di oggi. Per fortuna, sono cresciuta con merende semplici e naturali, era un lusso già mangiare i biscotti all’uovo cosparsi di glassa dolce che mia madre comprava al forno per le grandi occasioni. 
Nonna Anna era piccola e curva perché aveva avuto un incidente in cui aveva rischiato la vita, era finita sotto gli zoccoli di un cavallo mentre lo stava accudendo, a sentir lei la colpa era stata di suo marito, mio nonno, che aveva fatto spaventare il cavallo urlandogli contro in un momento delicato, il cavallo si era spaventato e aveva cominciato a scalciare, colpendo mia nonna che però, miracolosamente, si salvò. Non so molto altro di quell’incidente, ogni tanto nonna Anna lo raccontava e noi bambine - io e le mie cuginette - restavamo ad ascoltare con gli occhi sbarrati. A causa di quell’incidente mal curato mia nonna si era, con gli anni, incurvata sempre di più e camminava tutta storta guardando a terra, a pensarci adesso mi si stringe il cuore, sicuramente non aveva avuto le cure giuste, ma ciononostante era una donna forte ed è vissuta a lungo, pur vivendo male, con il rancore nel cuore per quel marito che, a sentir lei, non l’aveva mai protetta e sostenuta. 
Ebbe cinque figli, mio padre, le mie zie Rosa e Lina, ultimo mio zio Raffaele, in mezzo o subito prima una bambina che non sopravvisse, morì a pochi mesi.
La nonna ne parlava dicendo “quella bambina, dovevamo portarla in ospedale” poi si asciugava una lacrima furtiva che spuntava da un occhio, il sinistro, quello del cuore, io l’abbracciavo e le davo un bacio, pur non capendo il suo dolore ancora così vivo, perché quella fantomatica bambina mi sembrava così lontana nel tempo, c’erano state tante vite in mezzo, mio padre i miei zii e noi, i loro figli. Ho capito solo anni dopo che la morte di un bambino, di una piccola vita appena sbocciata, per una madre rimane una ferita sempre aperta.

“Ah se tuo padre avesse potuto andare a scuola, sarebbe diventato uno scienziato!” Diceva sempre. Mio padre era il suo figlio maggiore che era per lei l’essenza della perfezione, il sogno non scalfito dalla cruda realtà.
Nonna, ma papà è il tuo figlio preferito”, le chiedevo.
Lei sorrideva, scuotendo la testa.
Non ci sono preferenze tra i figli, però tuo padre è quello che ha il cuore più buono, è il più onesto e il più intelligente, ma anche quello che si è fatto carico di più doveri per la famiglia a dispetto dei suoi desideri.”
Lei era convinta che mio padre, se avesse potuto studiare, sarebbe diventato qualcuno, ma poi dopo il diploma elementare aveva lasciato la scuola ed era andato a lavorare in campagna con suo padre. 
Pensavo fosse un’esagerazione di mia nonna, poi un giorno mi mostrò le sue pagelle, aveva tutti dieci. Così anch’io mi sono chiesta se non avesse ragione, forse non sarebbe diventato uno scienziato ma forse sarebbe diventato una persona importante...
 
Ogni giorno nonna Anna percorreva dei chilometri in giro per il paese, si presentava a casa dei figli nelle ore più impensate, riconoscevo il suono del campanello, aveva uno squillo forte e insistente, che ti coglieva di sorpresa e ti faceva saltare sulla sedia, 
Questa é nonna” dicevo io correndo ad aprire; se era ora di pranzo aggiungevamo un posto a tavola e restava a mangiare con noi. A me metteva sempre una grande allegria averla accanto, raccontava sempre delle storie simpatiche di paese e mi faceva ridere. Anche se lei non rideva mai, aveva sempre un’espressione seria e il sorriso quasi sempre una smorfia.
Le nonne delle mie amiche restavano in casa a fare centrini all’uncinetto oppure a preparare torte e biscotti, lei no, non era una gran donna di casa, faceva il minimo indispensabile e poi andava a camminare in lungo e in largo. 
Credo che nonna Anna non resistesse chiusa in casa, non riusciva a stare ferma, aveva uno spirito inquieto che non poteva domare e forse camminare era il solo metodo che conosceva per placare la sua ansia. Mio nonno morì circa dieci anni prima di lei e, negli ultimi anni vissuti senza di lui, mi era sembrata più serena. 


È morta a 93 anni, nonostante l’incidente del cavallo e la vecchiaia difficile visse davvero a lungo per i suoi tempi, e fu sempre autosufficiente, tranne forse l’ultimo periodo, ma non posso ricordarlo perchè non c'ero. Era gennaio e il giorno del funerale si scatenò una vera bufera di neve, in un paese dall’inverno spesso mite, quel giorno nevicò coprendo le strade di un manto bianco e di una luce abbagliante. Il cielo e la terra sembravano uniti da un unico grande bagliore.
Da allora ho l’immagine di lei immersa nell’immenso candore di soffici nuvole bianche, finalmente con un sorriso di serenità.


Fonti immagini: Pixabay 

16 commenti:

Caterina ha detto...

I nonni sono un tesoro immenso, anche quando non sono molto affettuosi. Ti danno degli insegnamenti importanti. Quando si è giovani, certe cose non si capiscono, poi quando si va avanti negli anni, ti rendi conto che i nonni avevano ragione su tante cose e tornano utili tanti consigli. Bello il ricordo di tua nonna, si vede che era una persona vera. Buon pomeriggio.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Caterina (ho letto il nome nel tuo profilo blogger),
Sì i nonni sono un grande tesoro per i nipoti, hanno una saggezza che spesso i genitori non hanno ancora, per questo possono insegnare davvero tanto. È un peccato che non sempre vengano tenuti in piena considerazione...

Claudia Turchiarulo ha detto...

Che bello il racconto di tua nonna. Mi ha molto emozionata. Alla mia non ho mai fatto grandi domande, quindi so pochissimo del suo vissuto pre-coniugale. Però, mi baciava sempre e sorrideva, nonostante i fardelli pesanti con cui ha convissuto per 82 anni.
Si chiamava Domenica, detta Mimina.
È scomparsa nel 2008, ma mi capita ancora di pensare a lei con nostalgia, sebbene tre anni dopo sia mancato anche mio padre e abbia tolto senso a qualsiasi altra cosa.

Maria Teresa Steri ha detto...

Anche io mi sono emozionata a leggere il racconto di tua nonna, è bello che tu ne abbia un ricordo così vivido. I nonni sono persone importantissime per i bambini, che restano nel cuore per sempre al di là del rapporto che abbiamo con loro. Grazie per averci donato questo pezzetto di vita vera.

Ariano Geta ha detto...

Davvero intensa e poetica questa rievocazione di tua nonna. Si vede che ti ha lasciato davvero tanto in termini di affetto e di ricordi.
I nonni sono quasi sempre così: si "innamorano" dei nipoti come se fossero altri figli, un frutto postumo del loro amore ormai "vecchio" ma sempre vivo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Pensa che è successo lo stesso a me, nel 1996 è morta mia madre, tre anni dopo mia nonna. In effetti la morte di un genitore è uno strappo più grave della morte di un nonno. Forse è anche per questo che avevo relegato in un punto lontano il ricordo di nonna Anna. Eppure è la nonna che mi ha accompagnato più a lungo nel mio percorso di vita...Negli ultimi anni mi faceva tanta tenerezza così piccola e curva, ma con ancora tanta energia.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Maria Teresa, mi fa piacere sapere che il mio racconto ti ha suscitato un'emozione; è stata una nonna importante, sempre presente nel mio ricordo, per questo ho sentito il bisogno di raccontarla.

Giulia Lu Mancini ha detto...

L'amore dei nonni per i nipoti può essere molto speciale, è bello quando vivono abbastanza a lungo per lasciare una traccia nella vita, purtroppo non sempre accade, per i miei nipoti (figli di mia sorella) infatti mi rende triste vedere che non hanno memoria di mia madre perchè erano troppo piccoli quando è morta, è una perdita anche per loro...

Luz ha detto...

Straordinarie queste donne di un tempo, le ultime, dico sempre, di una specie di "stirpe" che si sta estinguendo. Sotto molti aspetti mi ha ricordato la mia nonna materna, bellissimo questo tuo post...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Luz, hai ragione le nostre nonne ormai fanno parte di una stirpe di donne forti e speciali ormai in estinzione. Mi fa piacere che il post ti sia piaciuto, pensa che scriverlo è stato particolarmente difficile, scavare nei ricordi non è mai semplice.

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Bellissimo e toccante questo ricordo della nonna, che continua a vivere anche nella tua memoria. Mi hanno colpito anche alcuni preziosi dettagli, come il fatto che intimasse di non sbaciucchiare i bambini, con cui ci hai restituito un ritratto molto vivo. Per combinazione anche mia suocera era per tutti la "nonna Anna"!
Queste donne facevano una vita durissima e uguale a ogni latitudine. Io ti potrei parlare delle donne trentine, che lavoravano nei campi, nelle stalle, o in casa, dalla mattina alla sera, e in più dovevano accudire i figli. Ho sentito tante storie di lutti, rancori, stenti, violenze domestiche...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Cristina, allora anche tu avevi una nonna Anna in famiglia!
La vita delle donne una volta era davvero pesante, lavoravano nei campi, accudivano i figli e tutta la famiglia e senza nessun riconoscimento, è uno dei motivi per cui mi è piaciuto ricordare la figura di mia nonna. A pensarci è la nonna che ha accompagnato la mia vita più a lungo, fino all’età adulta...

Grazia Gironella ha detto...

I tuoi racconti sono sempre intensi ed emozionanti, anche questo che mi racconta di una nonna che faccio persino fatica a immaginare. Ma in fondo raccontare, e sentire raccontare, serve anche a questo, no? :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ma che bello Grazia, sapere che i miei racconti di vita vera suscitino emozioni mi fa un enorme piacere. Il racconto serve a emozionare e a stimolare l’immaginazione. A me è servito anche a per riconciliarmi con il mio passato familiare, ora che molti miei cari non ci soni più sento più forte il legame e il richiamo.

Barbara Businaro ha detto...

E' bellissimo questo tuo ricordo Giulia, tienilo stretto stretto!
Nonni così sono delle perle rare. Non so se le nuove generazioni avranno la nostra stessa fortuna. Tra l'altro, anche mia nonna Rina (ne considero solo una, perché dall'altro ramo di famiglia, materno, sono giunti solo disastri e non ci siamo mai frequentati) era stata alta e si era ingobbita verso destra dopo una brutta caduta sui campi. Mio nonno invece era stato ferito in guerra ed era leggermente ingobbito verso sinistra. Quando camminavano a fianco si ingobbivano al centro, sembravano l'uno il bastone dell'altro. Io conservo quest'immagine. :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Barbara, che teneri i tuoi due nonni, li sto immaginando anch’io mente camminano sostenendosi a vicenda nelle loro figure ingobbite.
È un ricordo molto caro per me quello di mia nonna, averla avuta accanto per tanti anni è stata una fortuna, in effetti.