sabato 29 febbraio 2020

La strada da percorrere


                         Se non so che strada prendere, imbocco quella che mi da più gioia.



Quando un romanzo prende forma? 
Ho iniziato a scrivere una storia oltre un anno fa, ho scritto un paio di capitoli con un'idea precisa in testa. Poi mi sono fermata perché sono stata travolta da un'altra storia che era poi il terzo episodio di Sorace e, ovviamente, non essendo wonder woman, ho fatto una scelta e ho scelto Sorace. 
Ora però ho ripreso a scrivere quella storia, sono partita poco convinta, ma la trama ha cominciato a prendere forma e consistenza, così non posso far altro che finirla. 
Sto sviluppando un'idea che prende spunto da una terribile storia vera, una storia che fa accapponare la pelle. La realtà può essere così terribile da sembrare un romanzo, ma tradurre una realtà in una storia romanzata è piuttosto complesso. 
Dove mi porterà tutto questo non lo so ancora, spero verso la parola fine.
La strada che si percorre scrivendo un romanzo è irta di ostacoli, spesso complessa, talvolta dissestata, insomma una tragedia. Tuttavia ci sono storie che ti entrano nella pelle, restano lì, in uno stato embrionale, poi lentamente crescono, ma occorre lavorarci, faticare parecchio per tirarle fuori al meglio.

C'è inoltre una questione che ho realizzato, scrivere mi aiuta a incanalare alcune mie ansie e angosce che diventano materiale della mia storia, in modo molto terapeutico. 

Queste ansie le riverso soprattutto nel genere thriller perché è più facile, sono ansie che abbiamo tutti più o meno, ma sicuramente possono essere trasposte e diventare le ossessioni di un serial killer o la follia distruttiva di un assassino occasionale oppure il senso di ineluttabilità di un amore non corrisposto. 
La principale difficoltà che riscontro nello scrivere questo genere è calibrare le informazioni da fornire sui vari personaggi, non puoi dare certe informazioni prima di un certo capitolo, ma nello stesso tempo devi trasmettere qualche indizio che consenta al lettore di ingegnarsi nell'indagine.
È una grande fatica gestire bene la vicenda, spesso mi sono ritrovata a scrivere in anticipo dei capitoli finali per capire cosa poter scrivere prima. 
E partire dalla fine può essere, talvolta, una buona soluzione. Mi è capitato altre volte di scrivere la fine in anticipo, anche per i romance, per esempio con "L'amore che ci manca" avevo in mente una scena precisa e non facevo altro che pensarci, così l'ho scritta quando ero ancora a metà del romanzo. Con il giallo è diverso, ma non del tutto. Quando vedo chiaramente dove voglio arrivare, butto giù una bozza e poi man mano aggiungo dei particolari o delle scene. In questo romanzo sto spostando continuamente la posizione di un capitolo perché svela troppo e potrebbe anticipare la soluzione dell'arcano, diciamo così. Comunque la parola fine sta per arrivare anche se dopo ci sarà un nuovo inizio e ancora tanto lavoro.

E Sorace? Aimè, lui è rimasto un po' indietro e sta cominciando a reclamare nuova vita o, forse, dovrei dire nuove indagini. 




Fonti immagini
Pixabay


12 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Anche a me capita di scrivere senza rispettare l'ordine cronologico della storia, penso sia preferibile scrivere subito una scena importante che elabori continuamente piuttosto che seguire l'ordine narrativo rischiando che la tensione immaginativa di quella singola scena si attenui e svanisca.
Riguardo le informazioni da dare al lettore per permettergli di "indagare" senza però svelare subito ogni dettaglio, io non ne sarei capace. Costruire un giallo è un talento molto specialistico, io magari non sono neppure lettore di gialli quindi mi manca proprio la competenza. Infatti il mio detective Andrea Arcani è piuttosto un personaggio comico e le sue "indagini" seguono criteri alquanto... umoristici.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Il tuo personaggio è molto simpatico ed è fuori dai canoni soliti del giallo classico, però può piacere a molti ( ho letto di recente un giallo di un'autrice sempre alta in classifica dove l'investigatore è piuttosto imbrancato e "umoristico"). Comunque a volte si puó costruire un intero romanzo partendo da due o tre scene fondamentali, magari sono quelle che girano nella testa all'inizio e che servono per sviluppare tutta la trama. Mi sono accorta scrivendo questa storia che è davvero difficile calibrare le informazioni, comunque leggere degli altri gialli aiuta.

Sandra ha detto...

È vero, sono strade insidiose ma continuo come te a per percorrerle tutto sommato con piacere e con la curiosità di sapere dove porteranno, seppur con fatica. Calibrare le informazioni, creare una struttura solida e divertirsi nel farlo è sempre un'impresa che evidentemente non ci ha ancora stancate e siamo felici quando una nuova storia si affaccia e chiede di essere scritta.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sì, alla fine creare storie può essere faticoso ma fa parte dei momenti piacevoli della nostra vita Sandra, è per questo che probabilmente non riusciamo a resistere al richiamo della scrittura.

Grazia Gironella ha detto...

Doversi inventare il percorso un passo alla volta è faticoso e a volte frustrante, ma è anche uno dei lati più belli della passione per la scrittura. Sapersi adattare, anche quando si brancola nel buio o quasi, è un grande pregio.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Un passo alla volta garantisce la giusta lentezza per riflettere meglio su come procedere in una storia. Quando poi il romanzo comincia a prendere una forma concreta e capisci che stai andando nella direzione giusta allora è gioia pura.

Tenar ha detto...

Mi ritrovo molto in quello che scrivi. Si racconta per esorcizzare le proprie paure, per buttar fuori quello che si ha dentro, spesso appoggiandoci a una realtà peggiore di qualsiasi romanzo. E quando c'è così tanto di noi in una storia è davvero difficile darle una forma concreta, mantenendo il distacco.

Giulia Lu Mancini ha detto...

In questa storia ho buttato dentro molte mie paure e ansie. Hai ragione, dopo è difficile mantenere il giusto distacco, però piano piano ho raccontato anche altro e sono riuscita ad avere un effetto terapeutico proprio da questa storia che ormai volge alla fine. Sono felice di sapere che ti ritrovi anche tu in queste sensazioni :)

Maria Teresa Steri ha detto...

Anche per me scrivere una storia è spesso un modo per incanalare alcune ansie, lo è stato in modo particolare per l'ultimo romanzo. Capisco bene che questo succeda soprattutto con la narrativa gialla, che si presta bene all'analisi introspettiva.
Sullo scrivere il finale, invece non ci sono mai riuscita. Sebbene abbia sempre un'idea generale sulla conclusione, preferisco procedere per gradi, un po' seguendo la strada fino alla fine, passo dopo passo, come evoca la tua immagine...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Con il mio romance L'amore che ci manca ho "dovuto" scrivere la fine, mi girava in testa quella scena e mi toglieva con la concentrazione mentre scrivevo gli altri capitoli. Di solito, pero, anch'io arrivo per gradi. In questo romanzo ho fatto diversi salti e ho già scritto la fine, anche se la sto "perfezionando". La verità è che ogni volta che scrivo un romanzo è un processo nuovo, mi rendo conto che le dinamiche non sono quasi mai lineari e ripetitive. Sicuramente però è una strada in salita :)

Barbara Businaro ha detto...

Guarda, giusto oggi per un progetto a due mani, un racconto diciamo a scopo benefico, ho detto chiaramente all'altra persona che senza il finale, non riesco a "vedere" la storia. Perché si c'è l'idea, ci sono degli spunti, delle bozze di scene "ma poi dove vogliamo andare a finire?" E adesso abbiamo tre possibili finali, uno scontatissimo che ho scartato subito, uno così così e un altro su cui lavorare. Ma la questione è proprio quella che dici tu: certe volte c'è bisogno del finale prima di iniziare a scrivere! :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sapere "dove" si vuole arrivare è importante. Nelle mie storie quando il finale è chiaro, anche solo nella mia testa, il resto della storia viaggia molto più spedito.
Certo qualche aggiustamento può anche esserci strada facendo...