domenica 29 maggio 2022

La casa dalle finestre che ridono, tra finzione e realtà

Locandina del film presa da Google

Credo di aver visto questo film quando ero bambina, lo diedero in televisione, ho un ricordo di me accanto a mia madre e alle mie sorelle intente a guardare con terrore l’evolversi della vicenda descritta nel film. Non so se è un ricordo vero o se è una proiezione della mente, tuttavia ho sempre avuto questo ricordo e ogni tanto pensavo che avrei voluto rivedere il film. Tempo fa leggendo il romanzo di Gianluca Morozzi Gli annientatori (un romanzo davvero angoscioso e terrificante, ben scritto, adatto a chi ha voglia di non dormire la notte e ama le storie forti) dove il protagonista citava questo film, mi è tornata la voglia di rivederlo, ma ovviamente è un film che in tv non ridanno mai, rifanno le stesse repliche per anni e anni sempre dello stesso film o fiction ma niente, questo mai! 

Quando è morto Gianni Cavina, un attore che io ho sempre apprezzato e che adoravo nella fiction dell’Ispettore Sarti di cui ho parlato in un mio post Il mondo narrativo ho pensato: ecco adesso la Rai farà la replica del film La casa dalle finestre che ridono, dove Cavina ha una splendida interpretazione, Coppola - il taxista del posto - ed è uno dei personaggi cardine della trama, invece no,  illusione, la sua morte é passata quasi inosservata. Di recente invece è morto Lino Capolicchio altro attore del film, colui che interpretava il personaggio protagonista, così ecco che in tv si è tornato a parlare del film. La curiosità di rivederlo mi ha spinto a ordinare il dvd su Amazon, visto che il film era introvabile anche on line, quindi detto, fatto, in due giorni é arrivato il dvd e nel week end abbiamo visto il film. 

 Intanto vi riporto la trama del film da Wikipedia 

La casa dalle finestre che ridono è un film del 1976 diretto da Pupi Avati. Nel 1979 ha vinto il premio della Critica al Festival du Film Fantastique di Parigi ed è anche diventato un film di culto come horror-giallo.

Estratto della Trama 

Stefano è un giovane restauratore a cui, con l'intercessione dell'amico Antonio, è stato affidato dal sindaco di un paese della provincia ferrarese l'incarico di riportare alla luce un macabro affresco in una chiesa nella campagna circostante. L'opera è stata dipinta da un folle pittore del posto morto suicida vent'anni prima, Buono Legnani, e raffigura il martirio di San Sebastiano. Stefano rimane molto affascinato dall'affresco, ma pochi colloqui con il parroco Don Orsi ed altre persone del posto sono sufficienti a convincerlo che tanto l'opera quanto il suo autore non godono di altrettanta stima fra la gente del paese. Alcune telefonate anonime, che lo invitano ad andarsene rinunciando al restauro, e qualche frase sibillina di Coppola, l'iracondo ed alcolizzato tassista del luogo, gli instillano il sospetto che l'affresco e il suo autore nascondano un qualche mistero che la morbosa sonnolenza del paese non riesce completamente a celare.

Tralascio il resto per non togliere suspense a chi volesse vedere il film, quindi grazie al dvd su Amazon, ho finalmente colmato questa lacuna della memoria e mi è piaciuto ripercorre anche le tappe di Pupi Avati per arrivare a girare questo piccolo capolavoro degli anni settanta. Perché mi interessava il film? Oltre a essere un ricordo della mia infanzia mi incuriosiva il fatto che fosse un film di Pupi Avati regista bolognese che ha sempre trattato storie di provincia, quella provincia spesso dimenticata in cui possono svolgersi parecchi orrori quotidiani, quella provincia dove tutti sanno e fanno finta di non vedere, insomma il luogo perfetto per consumare dei crimini anche piuttosto cruenti. Nella cronaca italiana ci sono molti esempi: la coppia che uccide i vicini facendo una strage, la figlia adolescente che uccide i genitori con l’aiuto del fidanzato, figli che uccidono i genitori per l’eredità, insomma storie cruente della nostra “tranquilla” provincia. 
Anche la provincia americana ha offerto moltissimi esempi, ma noi in Italia non ci facciamo mancare nulla, non c’è bisogno di andare a New York per avere un serial killer, ne abbiamo avuti diversi anche qui, dal mostro di Firenze al killer dei treni e delle prostitute. 
Comunque tornando al nostro film mi sono divertita ad andare a cercare i luoghi originali dove é stato girato il film, visto che “giocavo” in casa per così dire. 

Castello dei Manzoli (foto dal sito del Comune di Minerbio) 


Il film è stato girato a Comacchio, in provincia di Ferrara, ma ci sono diverse scene girate a Minerbio in provincia di Bologna, dove c’è il Castello Manzoli e qui si svolgono diverse scene del film  (di cui riporto alcune foto scattate da me) vicino al castello, ai tempi in cui si girava il film, c’era una trattoria, oggi chiusa, dove il protagonista andava a mangiare, incontrava la gente del posto e si svolgeva la vita del piccolo centro. Le foto mostrano il porticato con alcuni tavoli, i piatti di carta che vedete sono messi lì dal custode del castello per i gatti che vivono liberi nel borgo.
Il castello di San Martino in Soverzano fu costruito fra il 1100 e il 1200 dagli Ariosti e nel 1407 venne acquistato dai conti Manzoli che lo restaurarono creando un’area che comprendeva l’osteria, le botteghe e le abitazioni per gli artigiani, un piccolo e vivace borgo medievale.
Invece la casa dalle finestre che ridono (che nel film era l’abitazione del pittore folle, autore dell’ affresco da restaurare) era un casolare situato presso Malalbergo, piccola frazione sempre in provincia di Bologna a qualche chilometro dal comune di Minerbio, oggi non esiste più perché è stato abbattuto. 


Cortile della tratttoria Poppi del film

Cartello all'entrata con la storia del Borgo del Castello Manzoli

Tavoli della vecchia trattoria ora a disposizione dei gatti del borgo

È molto interessante scoprire la storia che ruota attorno alla produzione del film, sembra che sia stata ispirata dai racconti d’infanzia che la nonna di Pupi Avati raccontava ai bambini per farli stare buoni, tra l’altro pur essendo girato nei luoghi che ho citato, nei titoli di coda del film sono riportati i De Paoli Studios di Roma per motivi burocratici. 
Il merito di Pupi Avati è quello di aver trasformato la bassa padana nel palcoscenico ideale per un giallo horror, è stato un precursore aprendo la strada ad altri registi che sono forse diventati più famosi di lui. Tra l'altro all'inizio del film il sindaco Solmi che attende il restauratore lungo l'argine del fiume è un uomo di bassa statura che a me ha ricordato moltissimo il nano della famosa serie del 1990 I segreti di Twin peaks di David Lynch.
Vuoi vedere che Lynch è stato ispirato dal nostro Pupi?

Voi avete visto questo film? Siete affascinati anche voi dai luoghi che diventano palcoscenici del cinema? 

Fonti testi: Wikipedia 

14 commenti:

Ariano Geta ha detto...

No, ammetto di non aver mai visto questo film pur essendo una pellicola storica del cinema italiano.
Gli scenari cinematografici affascinano anche me, però, anche se può sembrare strano, mi appassiono più agli studios. Trovo straordinaria l'abilità con cui scenografo, direttore della fotografia e regista riescono a ricreare un luogo in modo artificiale, con una precisione tale che quando vedi il film hai davvero l'impressione che i protagonisti stiano parlando sulla cima di una colle con una paese sullo sfondo, e invece stavano in uno studio cinematografico davanti a un fondale... Adesso non si usa più, ormai con le CGI riescono a inventarsi addirittura degli scenari inesistenti (cosa ugualmente affascinante) comunque mi piacciono gli studios cinematografici di un tempo.

Sandra ha detto...

Non ho visto questo film ma Pupi Avati è un regista che mi piace moltissimo. Un gita scolastica è un capolavoro assoluto e il suo modo di dipingere la provinci è ricco di suggestioni. Al Teatro Signorelli di Cortona hanno girato alcune scene de La vita è bella ad esempio, e io che a Cortona torno spesso e volentieri è un dettaglio che ricordo sempre con piacere.

Luz ha detto...

Uno di quei film che non ho mai visto né vedrò mai, mi fa paura. A maggior ragione quando lo scenario è proprio una provincia nella quale potrei riconoscermi, quindi proprio no, sono fifona.
I luoghi sono belli, quel castelletto è un gioiello. E il riferimento al nano di Twin Peaks? Non posso dimenticare quella sequenza, mi risuonano in mente le note del brano della colonna sonora. Fu un thriller-horror geniale, poi vidi solo Il silenzio degli innocenti, credo. Perché davvero ne ho troppa paura. XD

Giulia Lu Mancini ha detto...

È un film difficile da vedere "per caso" visto che in TV non lo danno mai, forse Pupi Avati non rientra nelle grazie di qualcuno, chissà. Sugli scenari cinematografici "artificiali" degli studios posso affermare che sono davvero affascinanti (sono stata negli Universal studios di Los Angeles, davvero incredibili), negli anni settanta però forse era meno semplice e forse meno costoso...Comunque avere questi posti vicino casa è molto interessante.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Una gita scolastica è uno dei primi film che ho visto quando sono venuta all'università a Bologna con un Carlo Delle Piane straordinario. Pupi Avati piace molto anche a me, anche perché racconta storie di provincia assolutamente non "commerciali" ma piene di poesia.

Giulia Lu Mancini ha detto...

In realtà, pur essendo definito un giallo horror, essendo un film degli anni settanta non è particolarmente cruento, le scene lasciano spazio all'immaginazione. Il silenzio degli innocenti quello sì che "disturba" lo stomaco, ma è di 20 anni dopo. Insomma fa paura ma non troppo, però se sei fifona non insisto, il castello è un vero gioiello la mia foto non rendeva la bellezza, così ho rubato quella del sito del comune...

silvia lettore creativo ha detto...

Puoi Avati è uno dei miei registi preferiti e questo film è uno degli horror che mi piacque di più nel periodo in cui ero patita di questo genere.
Non lo ricordo benissimo perché sono passato tanti anni e non sono più riuscita a vederlo, ma ricordo che l'impressione fu di un film poco splatter, come ben dici tu, ma estremamente inquietante. So che allora, che amavo avere paura, mi fece davvero paurissima.
Però, a differenza di altri, che oggi che sono una fifona non guarderei nemmeno sotto tortura, questo lo riguarderei volentieri. Magari lo cerco pure io su Amazon! ;)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ciao Silvia, ben ritrovata, sì è un film che fa paura ma non ci sono scene particolarmente disturbanti, oggi forse non lo definirebbero neanche horror, si basa molto sull'inquietudine che suscita, come affermi. Mi fa piacere averti suscitato una nuova curiosità per il film😀

Luz ha detto...

Ho una cosa da aggiungere: ieri ho conosciuto Roberto Romei, che è stato direttore della fotografia in film di Pupi Avati, ma non so se si tratti proprio di questo. Lo rivedrò fra qualche giorno. :)

Caterina ha detto...

Ho sentito molto parlare di questo film, anche qui sulla blogosfera. Ho letto articoli interessanti e chiari come il tuo che hanno stimolato non poco la mia curiosità. Vorrei vederlo, il fatto è che non vedo mai gli horror, al massimo thriller non caratterizzati dalla presenza horror. Quindi anche se sono tentata di vederlo, un pò mi inquieta. Però leggo nei commenti che non è così disturbante come io penso, magari qualche pensierino lo faccio perchè la trama è senza ombra di dubbio interessante. Inoltre mi affascina il luogo in cui il film è stato girato, direi che è una scenografia originale. Un caro saluto, Giulia.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Caspita fagli qualche domanda su questo film...o su altri di Pupi Avati, poi ce lo racconti 😀

Giulia Lu Mancini ha detto...

È un film cosiddetto "cult" quei film che nascono quasi per caso, con un budget ristretto e poi restano nella storia del nostro cinema, perlomeno di quello italiano. Tieni presente che è un film girato nel 1976, non c'erano gli effetti speciali di oggi, ma punta molto sulle atmosfere...

Barbara Businaro ha detto...

Non ricordo di aver visto questo film, no. Non so nemmeno se ho mai visto film di Pupi Avati, magari sì e non ricordo né titolo né regista. Mi fa sempre un certo effetto vedere non tanto i luoghi che conosco nel cinema, ma vederli con gli occhi del cinema straniero. Come The tourist con Angelina Jolie e Johnny Depp (e pure i nostri Christian De Sica, Raoul Bova, Nino Frassica, Neri Marcorè, Maurizio Casagrande) girato a Venezia (ma una Venezia un po' modificata, visto che l'aeroporto vero non ha un attracco sulla laguna come nel film, per esempio), molto più romantica di un 007 che ha scene troppo rapide per godersi la veduta. Oppure come Letters to Juliet con Amanda Seyfried e Vanessa Redgrave, come anche Franco Nero, Luisa Ranieri, Marina Massironi, Milena Vukotic, Fabio Testi) ambientato tra Verona e la Toscana, luoghi che ho visto, ma portati alla pellicola dall'occhio straniero (sono produzioni più hollywoodiane, anche se poi prendono cast anche qui in Italia). Uno dei luoghi nostrani che vorrei visitare, ma che rimando da troppo tempo, è quel Brescello, casa dei famosi e assoluti Don Camillo e Peppone. Vorrei proprio una foto sulla statua in bronzo di loro due sulla piazza di fronte alla famosa chiesa. :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Gli americani vogliono sempre creare degli effetti "hollywoodiani" a tutti i costi, anche quando i luoghi come potrebbero esserlo quelli italiani (tipo Venezia) basterebbero da soli con la loro bellezza...ma forse c'è qualche esigenza scenica a noi sconosciuta, chissà. Cara Barbara mi sa che tu sei troppo giovane rispetto alla generazione che ha visto nascere il cinema di Pupi Avati, io stessa ero una ragazzina. Il film è diventato un "cult" ma oggi bisogna "guardarlo" con gli occhi degli anni settanta per essere apprezzato, all'epoca faceva davvero paura, oggi è molto meno impressionante, almeno credo...
Confesso che Peppone e Don Camillo non l'ho mai visto, forse qualche puntata spot ridata in tv, ma se dovessi passare da Brescello farei volentieri la foto anch'io, sono luoghi della nostra memoria italiana anche attraverso i film.