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Tutta la propaganda di guerra, tutte le urla, le bugie e l'odio, provengono invariabilmente da persone che non stanno combattendo. George Orwell. |
Non so voi, ma in questi giorni ho la sensazione di vivere nell’attesa di una catastrofe imminente, come se la terza guerra mondiale potesse scoppiare da un momento all’altro. Putin gioca con i droni nei cieli d’Europa, mentre quell’americano grottesco, che prometteva di chiudere la guerra in Ucraina in tre giorni se fosse stato eletto, ora minaccia di mandare in mare i suoi sommergibili nucleari. Sembra di assistere a due bambini che giocano con i destini del mondo — il nostro mondo occidentale, indebolito da ottant’anni di pace e incapace di imparare davvero dalla storia.
E cosa possiamo fare noi, cittadini comuni e spesso inermi? Oltre, magari, ad andare a votare quando è il momento — finché viviamo in una democrazia — occorre agire. Bisogna farsi sentire, partecipare, fare rumore con scioperi e manifestazioni in piazza.
Devo dire che questo Paese, tutto sommato, mi ha stupito: ho visto una grande partecipazione sia il 22 settembre sia il 3 ottobre. In quest’ultima occasione mi sono trovata personalmente coinvolta nei disagi della manifestazione: mio malgrado, ero nei pressi di una strada che portava alla tangenziale, dove avrei dovuto passare anch’io. Ci ho messo due ore e mezza per riuscire a tornare a casa, ma nonostante tutto ero contenta di vedere tanta gente in strada — finalmente qualcosa si muoveva.
È di questi giorni la notizia dell’accordo di pace tra Israele e Gaza (sarà vero?). Io resto alla finestra e aspetto gli eventi: spero che non sia soltanto un’illusione, anche se, probabilmente, è appena iniziato il tempo degli affari legati alla ricostruzione — affari da cui, certamente, trarranno vantaggio i grandi registi che hanno deciso la pace alle loro condizioni.
Tuttavia, anche così, dobbiamo rallegrarci: i bambini di Gaza potranno mangiare e tornare a scuola, anche se per ora vivranno nelle tende.
E l’Ucraina? C’è speranza anche per l’Europa? Putin smetterà, finalmente, di bombardare?
È difficile dirlo: in questa guerra pesano interessi economici enormi — le famose terre rare — e, purtroppo, la guerra resta soprattutto una questione di economia. Come recita una bella poesia di Trilussa, “la guerra la fanno i poveri, ma la decidono i ricchi”.
La storia ci ha insegnato che ogni pace è fragile, ma anche la più imperfetta vale più di qualsiasi guerra, perché ogni tregua, ogni bambino che torna a scuola, ogni silenzio dopo una sirena è già un piccolo inizio. E da qualche parte, forse, la pace sta imparando a camminare.
Restiamo sull’orlo del precipizio, sospesi tra guerra e pace, tra verità e propaganda, con il vento della storia che ci spinge e la paura di cadere. Ma forse, proprio lì, su questo margine incerto vale la pena credere che qualcosa possa cambiare.
Vi lascio con questa bellissima poesia recitata dal grande Gigi Proietti - link yuotube - mai parole mi sono sembrate così attuali
Fonti immagini: Pixabay
1 commento:
Il senso di incertezza è inevitabile anche perché sia il nostro nemico più temibile, Putin, sia il nostro alleato più potente, Trump, appaiono imprevedibili e sempre ambigui, non esitano a dire una cosa e poi fare l'esatto contrario. Sono lucidamente giocatori politici spregiudicati che approfittano della loro posizione di forza, e da questo punto di vista fanno paura.
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