venerdì 13 marzo 2020

Angoscia pandemica tra casa, lavoro e supermercato


Qual è il peggior incubo per un superstizioso? Oggi, venerdì 13, di un anno bisestile con una pandemia in corso...
Nessuno, però, immaginava uno scenario apocalittico del genere.
Quando è cominciato questo anno tondo tondo, nonché bisestile, ho pensato: "speriamo che l'anno bisestile non porti male" era un po' come mettere le mani avanti, perché in cuor mio speravo fosse meglio del 2019. 
Una delle mie passioni di un tempo era guardare film catastrofici e horror, vi spiegherò un giorno perché ho smesso di guardare gli horror, ma per i film catastrofici mi era rimasto il vizio, se ne capitava uno in TV lo guardavo volentieri. Credo che smetterò anche con questi ultimi, perchè il coronavirus, così come ci ha messo in ginocchio, nessuno lo avrebbe mai previsto, salvo che nei film catastrofici . Avendo avuto già la Sars in passato pensavano di essere quasi immuni, invece non è così. 
C'è un proverbio che dice: non c'è limite al peggio. È un proverbio terribilmente vero, mi è capitato di provarlo più di una volta sulla mia pelle in varie situazioni, ecco perché con la situazione che stiamo vivendo temo che il peggio debba ancora arrivare, pur sperando che il picco dei contagi rallenti.
In questi giorni ho continuato a lavorare normalmente, con maggiori e nuove ansie, ho partecipato a riunioni per parlare dell'emergenza (ma non avremmo dovuto limitare i contatti?); solo questa settimana si è deciso di fare le riunioni in videoconferenza (peccato che non tutti i computer dell'azienda siano dotati di webcam, ma sopperiamo con il cellulare), quando siamo in pochi stiamo distanti oltre un metro, almeno ci proviamo. Infine, tra mercoledì e venerdì, abbiamo dovuto organizzare in fretta e furia il lavoro agile emergenziale per i colleghi che lo hanno chiesto, facendo un'analisi di tutte le attività per valutare cosa fosse possibile svolgere agevolmente a casa oppure no.
In questa nostra società tecnologica non tutto si riesce a fare esclusivamente on line, magari strutturandosi molto bene si arriverà, ma organizzarsi così su due piedi non è affatto facile. 
Non potendo chiudere completamente i nostri uffici stiamo facendo i salti mortali per capire cosa si può fare da remoto e cosa no, qualcuno dovrà operare comunque in presenza coordinandosi con quelli a distanza. C'è anche un'altra non trascurabile questione, per lavorare a casa occorre una linea flat, una linea ADSL, un computer (non tanto vecchio) possibilmente una linea fissa, una stampante, non tutti ce l'hanno a casa propria, molti miei colleghi ne sono sprovvisti, ma anche io! 
Io per esempio ho il pc sul quale scrivo e l'iPad, no flat, no ADSL, no linea fissa, perché mai avrei dovuto averli visto che in ufficio ho tutto? E poi gestisco una massa di dati elevatissima, così come altri uffici, ma il mio di più perché ho la gestione amministrativa di tutto. Ogni notte, il nostro CED effettua il backup di salvataggio dei dati, aggiorna i programmi e gli antivirus, svolge altre funzioni a me sconosciute per salvaguardare il lavoro di tutti gli uffici. Chi faceva già il telelavoro (per due o tre giorni a settimana) non c'è problema, ma per il resto dei dipendenti no. 
Faccio un esempio: tutti noi operiamo lavorando su file che non sono solo sul nostro pc, ma li mettiamo anche su una cartella condivisa, cartella alla quale hanno accesso anche gli altri colleghi autorizzati, il CED fa il backup di tutto quello che è sulle cartelle. Per lavorare a casa occorre come minimo l'accesso a queste cartelle, oltre a una serie di autorizzazioni che consentano l'accesso online ad altre funzioni. 
Non mi dilungo oltre su queste noiose informazioni, è solo per dare un'idea dell'organizzazione di un servizio e di quello che implica.
Alcuni colleghi (non del mio settore) il cui lavoro si svolge prevalentemente tramite mail e telefono, hanno avuto subito l'autorizzazione per lavorare da casa, ma gli altri no, ci dobbiamo organizzare.
Oltre al lavoro non ci resta che andare al supermercato e fare provviste, in modo che non ci deprimiamo troppo restando chiusi in casa. Del resto è una scusa valida per poter uscire, a meno che tu non abbia un cane da portar fuori, ma senza andare troppo lontano perché ormai anche i parchi sono chiusi.

Nessuno si aspettava una simile svolta, abbiamo riso dei cinesi e adesso i cinesi siamo noi, così come succederà per i francesi e per il resto d'Europa e, purtroppo, del mondo.

Vogliamo guardare gli aspetti positivi?
Incrociando le dita e sperando che tutto si risolva, con un vaccino, questa situazione ci insegnerà moltissimo.

L'umanità è fragile e bisogna tenerne conto, ma siamo anche fortissimi se vogliamo.

Qualcuno smetterà di sparare cazzate sul web, tipo "io me ne frego e vado a farmi l'aperitivo, tanto muoiono solo i vecchi (come se i vecchi non fossero persone)" o cose così...

Possiamo riscoprire il piacere di stare in casa (io lo conoscevo già, ma parlo di chi non lo avevo ancora scoperto), certo è facile per le celebrità dire #stateincasa quando la tua casa è una villa con piscina o un attico spazioso, per chi abita in un loculo di 40 metri senza balcone, magari è più avvilente. 

Di fronte a questa emergenza abbiamo ritrovato l'unità nazionale, i francesi ci hanno deriso e noi abbiamo tirato fuori tutte le eccellenze italiane che non sono soltanto spaghetti, pizza e mandolino (anche se non da sottovalutare) ma anche tanto altro, tra cui la nostra sanità che, rispetto a tanti altri paesi, è sempre la migliore. 

Non mi viene in mente altro e a voi? 


21 commenti:

Grazia Gironella ha detto...

Mi dispiace per le tue difficoltà, che sono quelle di molti. Sinceramente non mi viene da partecipare a questi duelli con i nostri più o meno vicini. In Italia abbiamo problemi, normalità ed eccellenze, come succede in molti altri paesi, se non in tutti. Il virus, dal canto suo, è molto democratico e non fa differenze. Di sicuro ci fa bene renderci conto che, come dice la canzone, gli altri siamo noi.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Eh già, il virus è proprio democratico. Nella vita ho imparato che non bisogna mai ridere degli altri, con la convinzione di avere ragione, perché potremmo finire dall'altra parte...

Sandra ha detto...

Ti dirò almeno all'inizio l'unità non l'ho troppo vista, noi al Nord per alcuni stavamo esagerando ma vabbe'.
Siamo ancora nel pieno e stasera hanno portato via una donna nella scala accanto ed è stata una scena molto triste. Speriamo davvero che le nuove regole diano buoni risultati presto. Massima attenzione per chi è costretto a uscire.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Parlavo di unità di fronte agli attacchi francesi con quel video sulla pizza corona, però c'è anche il fatto di essere tutti in zona rossa dal nord al sud, noi questa settimana ci siamo organizzati con il telelavoro contingentato, alterniamo le presenze in modo da ridurre al minimo la presenza ufficio, la prossima settimana sarà il banco di prova. Molti hanno pensato all'inizio che si stesse esagerando, io penso che avremmo dovuto usare misure estreme subito, comunque speriamo che questa stretta serva davvero.

Ariano Geta ha detto...

Io pure devo continuare ad andare al lavoro, ma la mia ditta è piccolissima e non siamo attrezzati per il telelavoro. I colleghi operai devono andare nei cantieri e hanno le mascherine contate (perché tutti hanno fatto incetta) così in questi giorni sono stato in ufficio senza nessuna precauzione... C'è da dire che qui da me per ora i casi sono pochissimi, però la tensione si è diffusa e il nervosismo è palpabile.
Ho il terrore di prendere il virus non tanto per me (penso che lo supererei senza problemi) quanto piuttosto perché rischierei di contagiare i miei famigliari, anche persone anziane con qualche problema di salute.
Mi sto concentrando sulle mie passioni creative per far "staccare il cervello", come vedi le strisce di Yumi e Nana continuano anche se sono consapevole che non è il momento ideale, però almeno sono una via di fuga nell'immaginazione. Sto lavorando a due storie a fumetti e dono gli unici momenti della giornata in cui riesco a non pensare a questa situazione.
Cara Giulia, in bocca al lupo, speriamo di poter presto tornare alla normalità, allora sì che sapremo come godercela perché avremo capito il valore di cose apparentemente banali come il poter fare una passeggiata o andare al bar a prendere un caffè.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Caro Ariano, pur vivendo in una società eternamente connessa molte aziende sono organizzate per il telelavoro solo in parte, anche da me molte attività potrebbero essere fatte on line, ma serve una strutturazione diversa, quindi si fa quel che si può. Anch'io sto andando a lavorare senza precauzioni, però mi muovo solo in auto, in ufficio tengo la distanza di oltre un metro con tutti, anche se dalla prossima saremo in tre persone e ci alterneremo in presenza per quanto possibile; per gli operai capisco che è più complicato ma sarebbe meglio dotarsi di mascherine e restare distanziati. Qui in Emilia ho sentito al TG che Ducati, Lamborghini e Ferrari chiudono tutto, però sono dei colossi. Credo però che le misure straordinarie varate dal governo valgano anche per le piccole aziende. Continua con le strisce di Yumi e Nana, ne abbiamo bisogno per sorridere un po' altrimenti ci deprimiamo tutti. Un abbraccio

Nadia Banaudi ha detto...

io invece sono a casa anche dal lavoro, la ristorazione è quella che si è fermata per prima e forse riaprirà per ultima, quindi sono tornata a fare la casalinga e la mamma a tempo pieno. Non starò a lamentarmi di una situazione che non ha nulla a che vedere con la salute, visto che è quello il dato davvero importante, ma vivere 24 su 24 con due adolescenti alle prese con il forzato obbligo di stare ai domiciliari e fare compiti su compiti nonostante la scuola sia chiusa, non è facile. Nemmeno non ricevere più lo stipendio lo è, o ridurre le uscite all'indispensabile. Però vedere i bollettini di guerra di queste edizioni di telegiornale, scoprire che intorno a te la gente muore come le mosche fa paura, tanta paura e allora i miei sacrifici sono davvero poca cosa. Abbiamo un personale sanitario che si sta sacrificando moltissimo, a cui auguro di superare al meglio questa situazione.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Purtroppo questa chiusura totale è una botta terribile per l'economia (spero che tu possa rientrare tra i provvedimenti del governo e recuperare almeno parte dello stipendio). Dobbiamo solo sperare di riuscire a superare questo momento buio, dopo tutto si potrà recuperare.

Tenar ha detto...

Oggi dopo giorni sono andata a comprare la frutta dal solito fruttivendolo. Lui in mascherina, fila fuori distanziati di un metro. In paese è ancora parecchio surreale. Ciò che accade due strade più in là sembra distante come la luna.

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Nei momenti di grande emergenza come questa viene fuori il vero carattere delle persone. Mi è tornato alla memoria in pieno il romanzo di Irène Némirovsky "Suite francese": non tanto la parte che ha dato origine al film, quanto la prima, "Temporale di giugno", dove si narra l'esodo dei parigini dalla città, incalzati dall'arrivo dei tedeschi. Si tratta di un capolavoro, lo specchio non soltanto sociale, ma anche dei singoli comportamenti. C'è chi si sacrifica, ma anche chi ruba la benzina.
Per fortuna la casa editrice di scolastica per cui lavoro è una multinazionale e abituata a connettersi a livello globale. Certo, è tutto molto più complicato per le piccole e medie imprese italiane: si pretende di passare in poco tempo da un'era geologica all'altra!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Infatti, venerdì pomeriggio uscita dal lavoro sono andata al supermercato più vicino casa, c'era una fila lunga, tutti distanziati di oltre un metro, mi ha fatto impressione davvero, anche perché fino al giorno prima sembrava ancora tutto normale. Qui intorno a casa mia c'è un silenzio quasi irreale, salvo il cinguettio degli uccellini...

Giulia Lu Mancini ha detto...

È vero Cristina, non siamo organizzati per il lavoro agile, ma si potrebbe fare quasi tutto on line con la dovuta impostazione a livello aziendale (se parliamo di lavoro amministrativo, forse in fabbrica con le catene di montaggio no). Ho dovuto fare un'analisi di tutte le attività del mio settore per individuare quelle fattibili (da subito) come lavoro Smart, tutte le altre si potrebbero fare da remoto ma serve un'organizzazione globale aziendale non solo del mio settore. Ci sono anche colleghi che non hanno un pc a casa oppure ce l'hanno ma lo usano i figli per le lezioni on line, l'azienda ha finalmente impostato anche la richiesta di un portatile a chi ne fosse del tutto sprovvisto. Il fatto è che il CED farà fatica a sopperire alla richiesta di tutti (siamo circa 2000 dipendenti sparsi in tutta la regione). Questa emergenza ci sta mettendo alla prova...in ogni senso anche quello della correttezza e del senso di responsabilità.

Elena ha detto...

Mi pare che la tua azienda sia un po' in ritardo con le misure di prevenzione e questo francamente è preoccupante. Per fortuna da ieri il protocollo sulla sicurezza impone a tutti di mettere in sicurezza le persone , collocarle in lavoro agile dove possibile, altrimenti chiudere e sospendere temporaneamente l'attività
Per me è molto chiaro che si tratta di una guerra e non ci si può improvvisare. Il lavoro agile pone le quetsioni che stai misurando, prima tra tutte le dotazioni e la sciurezza dei dati.
Siamo indietro, è difficile ora fare un blazo in avanti ma non impossibile. La priorità è la sicurezza. Mi stupisco se ancora in giro c'è qualcuno che pensa che tanto muoiono solo i vecchi. A Torino abbiamo due neonati ricoverati. Tutto il materiale sanitario e i medici sono al collasso. Prendete un aperitivo in casa, rinunciate a produrre, alla passeggiata, alle folli corse verso il sud. Rinunciate a tutto, ma non alla vostra e alla nostra salute.
Ciao Giulia, #besafe

Giulia Lu Mancini ha detto...

Già lo penso anch'io, siamo indietro e io sono molto arrabbiata per come è stata gestita questa situazione, altre aziende in Emilia Romagna hanno operato molto meglio...per il resto sto in casa, osservo tutte le misure sia al lavoro che fuori

Maria Teresa Steri ha detto...

Caos comprensibile sul lavoro, proprio perché non tutti erano preparati a una situazione simile, per non parlare del fatto che non tutti i lavori si possono portare avanti da casa. D'altra parte spero che questa emergenza di buono porti che almeno le aziende si organizzano per il telelavoro, cosa che non sembra entrare ancora in testa a tutti.
Spero che nel frattempo la situazione abbia trovato un compromesso per te e un miglioramento conseguente.
Parlando d'altro, io invece ho sempre evitato i film catastrofici, mi fanno molta impressione, forse perché a differenza dell'horror per esempio, so che potrebbero diventare realtà. Davvero chi si aspettava tutto ciò... speriamo di uscirne presto.

Monica ha detto...

Siamo in 3, in una casa piccolina. Io la mattina faccio lezione su Skype, poi facciamo biscotti e biscotti. Ma quanto è difficile questo momento, e quanta paura fa. Eppure ci sono persone che ancora non hanno capito. E non parlo solo dell'Inghilterra, ma anche dei nostri connazionali che escono e fanno ciò che hanno sempre fatto.
Quanto è complicato, cavolo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

I film catastrofici mi sembravano esagerati, ma adesso giuro non lo penserò mai più! Io sono molto preoccupata per i miei parenti in Puglia dove non ci sono molti ospedali attrezzati, se scoppia il contagio come in Lombardia ci potrebbero essere molti più morti. Purtroppo lasciare la sanità alle regioni ha aumentato il divario tra quelle virtuose e quelle meno brave. In Puglia ci sono molti ospedali all'avanguardia come il policlinico di Bari, ma non sono tanti come in altre regioni. Le aziende, alcune sono ben attrezzate, altre un po' meno, perfino in Emilia Romagna, mah...nessuno si aspettava un simile precipitare degli eventi.

Giulia Lu Mancini ha detto...

I biscotti sono un ottimo supporto per lo spirito! Se riuscite a mantenere l'isolamento è un bene, credo che solo così si riesca a mantenere una certa sicurezza, viste le ultime notizie. Benvengano quindi le lezioni su Skype. Un abbraccio virtuale ovvio...

Barbara Businaro ha detto...

Sono sincera: leggo la parte informatica del tuo post e non so se ridere o piangere. Perché quel che descrivi poteva anche andare bene una decina di anni fa, oggi proprio non riesco nemmeno a comprenderlo. Sia perché come informatico di professione sarei curiosa di sapere chi vi segue il reparto IT (anche se poi a ben vedere il problema in Italia non sono i reparti IT, ma i dirigenti che non riescono a comprendere i vantaggi enormi a lungo termine degli investimenti in digitalizzazione, ragionano ancora nell'immediato), ma come comune persona non comprendo le difficoltà, osservando anche i miei amici meno informatici che non ce le hanno... Non occorre più avere una linea flat ADSL, soprattutto nelle grandi città dove le reti mobili superano in qualità i vetusti cavi telefonici (che pure la Fibra non è vera Fibra ma linea mista). Ad esempio un amico ha preso un numero cellulare Iliad a 5,99 euro/mese e poi su Amazon uno di quei router 4G-Wifi, et voilà, 30 Gb di dati al mese molto veloci con cui puoi lavorare benissimo, se smetti di guardare Netflix. Non so nemmeno cosa tu intenda con "linea fissa", sono 12 anni che non ho più una linea fissa a casa, il mio telefono privato è in Voip su adsl/fibra ma non lo uso nemmeno più, ci sono i cellulari e le aziende oramai danno tutte una sim aziendale come pseudo-benefit. Una stampante? Davvero, come si fa a stare senza stampante-fotocopiatore, almeno le piccole ink-jet, a casa? Ce l'ha persino mia suocera di 76 anni, pure la mia vicina di 80. Anche perché non si stampano in ufficio i documenti personali... In ogni caso, con meno di 100 euro l'acquisto lo fai. Costano di più le cartucce, si sa.
Non capisco poi la questione dei backup... i salvataggi fatti dal CED sono silenti, la cosa non riguarda mai gli utenti normali, perché ve ne dovete preoccupare? L'accesso alla VPN (Virtual Private Network) ovvero le cartelle che sono condivise in qualche server aziendale, è di una banalità estrema. Una VPN la imposti in massimo mezza giornata (se hai tanti utenti come una banca) con tool oramai gratuiti e comunque sicuri. Ergo, non capisco tutte queste difficoltà.
Anche perché signori miei, qui la questione si fa lunga e bisognerà proprio adattarsi. Senza contare che dovremo comunque rivedere il nostro stile di vita per salvaguardare l'ambiente. E' assurdo spostare milioni e milioni di auto e persone ogni giorno solo per passarsi di mano un foglio di carta che può navigare online. E' ora di darsi una scossa.

Per il resto, non ho mai riso dei cinesi, anzi. Che se hanno fatto fatica loro con tutte le risorse disponibili, figurati cosa abbiamo da ridere noi italiani... Nemmeno Trump ride più. Anche perché un vaccino richiede almeno un anno di sviluppo.
Perciò l'unica è restare a casa. Anche per quegli italiani che ancora vanno al supermercato ogni giorno, magari solo per una singola pagnotta.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Cara Barbara, purtroppo per la parte informatica del mio post c'è proprio da piangere perché siamo organizzati male, punto e basta. Ho sentito una mia amica che lavora in un'azienda analoga alla mia che è messa allo stesso modo. Se l'organizzazione generale di un'impresa (anche nell'evoluta Emilia Romagna) si basa sulla presenza in ufficio e su un flusso di documentazione ancora troppo in forma cartacea non è purtroppo colpa dei dipendenti. Noi abbiamo già molti programmi che funzionano on line, ma ci sono molte altre documentazioni richieste in cartaceo. Pensa che la mia dirigente non era capace di fare una forma digitale, aveva delegato me in tutto e per tutto e metteva la firma sul cartaceo, e io dopo inviavi il documento via pec firmato digitalmente, adesso dopo una settimana a casa si è attrezzata, solo che lei ha il portatile fornito dall'azienda da sempre, mentre io devo operare con il mio pc personale. Pc personale che, se non avessi avuto l'hobby della scrittura, non avrei avuto affatto perché ho già l'iPad e lo smartphone e passo 12 ore al giorno attaccata al computer dell'ufficio, figurati se dopo ho voglio di mettermi al computer. Io con l'hot spot del cellulare (Iliad con 50 giga al mese) mi collego benissimo da casa mia, in quanto sono in una zona dove prendo benissimo, ma molti miei colleghi non solo non hanno il computer ma alcuni abitano in zone, nei dintorni di Bologna, dove se non hai una linea fissa internet funziona malissimo, anche in Emilia Romagna. Io non ho la stampante e, abitando in una casa di 50 metri senza balcone (quindi non canterò l'inno di Mameli), non ho mai sentito l'esigenza di comprarla, fuori dal lavoro limito moltissimo la carta, tutti i miei documenti ce l'ho in PDF nel mio iPad, per me è un problema di spazio e non di costo. Sui back up del nostro ced non ti so rispondere perché non sono un informatico, so quello che mi è stato riportato. In ogni caso la nostra è un'azienda con 2000 dipendenti sparsa in tutta l'Emilia Romagna, alcuni dipendenti abitano in zone dove la rete è più lenta. In questi giorni l'azienda sta organizzando il lavoro in smart working, ieri ho provato a collegarmi, nonostante fossi a casa in recupero e non in lavoro agile, e ho visto che stanno implementando alcune funzioni, comprese le cartelle condivise

Giulia Lu Mancini ha detto...

Non avevo finito, si era impallato l'iPad. Tu ed io non avevamo riso dei cinesi, ma da quello che ho visto girare in rete, molti lo avevano fatto, così come avevano fatto i francesi con gli italiani con la "pizza corona". Che dire, adesso che per andare al supermercato devi fare una fila chilometrica anche chi usciva per comprare una pagnotta lo farà molto meno, facendo solo una spesa consistente.