domenica 21 febbraio 2021

Troppo tardi


Questo post nasce da un twit del blogger Ariano Geta  in cui affermava che, nonostante il proverbio dica che “non è mai troppo tardi”, talvolta desiderare troppo a lungo qualcosa senza ottenerlo, comporta che, dopo averlo a lungo bramato, si perda del tutto interesse per quell’obiettivo e quando questo, alla fine, si realizza non si provi più nessuna gioia. 

È successo anche a voi? 

A me è capitato di desiderare fortemente qualcosa, di impegnarmi con tutta me stessa per arrivarci e di veder deluse le speranze. Il dolore è stato grande, ma con testardaggine e perseveranza ci ho riprovato, mi sono dannata, inutilmente. 

Poi quando ormai non ci pensavo più quella cosa tanto bramata è arrivata. Eh sì, mi sono accorta che non mi importava più nulla, anzi quel desiderio realizzato tardivamente mi lasciava in bocca un sapore amaro, un senso di frustrazione che mi faceva piangere di rabbia.

Quando ero poco più che adolescente lessi un romanzo di Carlo Cassola, intitolato appunto Troppo tardi, che rendeva bene questo sentimento, ricordo che rimasi molto colpita dalla storia, ma soprattutto dal senso di fragilità ineluttabile che esprimeva, tanto che mi è rimasto ben impresso nella mente nonostante siano passati tanti anni, per chi è curioso lascio il link Troppo tardi di Carlo Cassola

Nella mia vita ho provato spesso la sensazione di arrivare troppo tardi, purtroppo mi sono resa conto che questo ha determinato in me un cambiamento: ho smesso di desiderare, sogno ancora certo, sono consapevole di volere determinate cose e che forse dovrei cercare di ottenerle o almeno provarci, ma poi lascio perdere. Ogni tanto penso che la mia vita si svolga in una specie di limbo, non sono del tutto soddisfatta, ma non ci sto neanche male e quindi perchè dannarsi?

Così tutto resta immobile, poi però ritorna quella sottile inquietudine e mi chiedo: sto facendo abbastanza?  Il timore è quello di lottare, darsi da fare e alla fine restare delusi. Solo che il tempo passa inesorabile e quello che anelavi comincia a scolorire, ci sono cose che possono essere apprezzate solo in certi momenti della vita, se si realizzano dopo, diciamo fuori tempo massimo, non è più la stessa cosa, non si prova più gioia.

Se analizziamo il significato etimologico del verbo “desiderare” vuol dire sentire la mancanza, avere bisogno di qualcosa.

Quello che, tuttavia, è davvero importante è riuscire a focalizzare i nostri desideri reali, non quelli fittizi dettati dalle mode o dagli stimoli altrui. Spesso mi accorgo che molte questioni dipendono più dalle influenze degli altri, familiari, parenti, amici, conoscenti con opinioni moleste, più che da una reale mia esigenza. I desideri indotti sono palliativi che non ci servono quasi a nulla, salvo un breve benessere temporaneo se lo realizziamo, magari anche senza impegnarsi troppo. Per questo ogni tanto cerco di analizzare alcune mie aspirazioni per capire ciò di cui ho realmente bisogno. Mi rendo conto alla fine che i miei desideri concreti si riducono sempre agli stessi. Dopo questa analisi però mi fermo senza davvero il coraggio di tentare di realizzarli. Magari ciò avviene perchè tutto sommato sto bene lo stesso e perchè è vera la seguente frase:

Coloro che reprimono il desiderio, lo fanno perché il loro desiderio è abbastanza debole da essere represso. (William Blake)

Chissa se è davvero così. Se volete dite pure la vostra. 

  

Fonti testi: Wikipedia

Fonti immagini: Pixabay

22 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Ti ringrazio per la citazione :-)
Come la penso già lo sai, io pure in certi casi ho provato una sensazione simile. A volte le cose anche se arrivano tardi fanno comunque piacere (tipo: ho dovuto aspettare più di trent'anni per poter essere uno "pseudo-fumettista", ma va bene lo stesso, è una possibilità che mi sta dando soddisfazione anche se arrivata ben oltre una normale attesa). Altre volte invece... no. Ricordo quel senso di... invidia, ma sì, si può dire, quando vedevo i miei compagni di corso all'università con la fedina al dito, il segnale che per loro esisteva una tranquillità sentimentale che poteva bilanciare gli insuccessi in altri settori come lo studio, mentre io mi sentivo sempre a un passo dal fallimento senza alcun tipo di "paracadute". Alla fine la stabilità sentimentale è arrivata anche per me, ma è giunta quando ormai avevo raggiunto un equilibrio tale per cui ero in grado di affrontare le mie situazioni personali da solo, senza bisogno di aiuto, anzi, quasi con una sorta di fatalismo a causa del quale non faccio più troppo affidamento sugli altri perché, purtroppo, ormai mi si è incancrenita la sensazione che posso contare solo su me stesso e basta. Morale: la tranquillità sentimentale non sono mai riuscito a godermela, mi serviva prima, non dopo.
Riguardo i desideri indotti hai pienamente ragione, infatti sto bene attento a non lasciarmi coinvolgere dai "consigli" altrui. Il mio unico referente per capire cosa voglio davvero è la persona che vedo ogni mattina allo specchio ;-)

Giulia Lu Mancini ha detto...

La citazione era dovuta perché il tuo pensiero ha suscitato questo post 😀 del resto è un twit che ha trovato in me un terreno fertile, avendo provato spesso questa tua sensazione. Anch’io nel tempo ho dovuto fare affidamento sulle mie sole forze perché la tranquillità sentimentale è arrivata solo dopo parecchi anni, peraltro dopo un divorzio. Ci sono ancora dei desideri per i quali potrebbe non essere troppo tardi,,per esempio pubblicare con una grande/media casa editrice, ma credo che ciò ormai non avverrà e mi sa che tra un po’ archivierò questo sogno definitivamente. Per i desideri indotti sto molto attenta anch’io, pensa che ho persino smesso di frequentare persone che volevano a tutti i costi “impormi” i loro consigli.
A parte tutto Ariano non è male essere indipendenti...

Sandra ha detto...

Adoro William Blake.
Secondo me il problema dei desideri lasciati perdere è anche fisiologico con l'età, ma possono rimanere desideri più piccoli comunque appaganti come un certo viaggio, provare qualcosa di nuovo. Certo, i grandi passi della vita sono alle spalle, matrimonio, figli, la strada professionale è tracciata, in quanto alla scrittura - ho letto la tua risposta ad Ariano - io ti auguro di arrivare all'editore big, io ho messo via l'idea, mi ci sono prodigata troppo per 7 anni e la cosa mi ha logorata tantissimo, vero che era un desiderio molto forte. Ora è tardi anagraficamente? Non lo so, ma non ci provo più. Mio marito per esempio un paio di anni fa aveva il fortissimo desiderio di un avanzamento di carriera e livello che riteneva meritare, era così, e che per una serie di cose gli sfuggiva. Ha dovuto ridisegnare completamente il suo ruolo, accettandone uno nuovo in azienda, lanciandosi davvero nel vuoto ed è andata bene, ha ottenuto la posizione di maggior responsabilità ufficializzata dall'organigramma e si è placato. Non era troppo tardi, a volte è anche una questione di occasioni. Poi secondo me, cara Giulia, questo post, che ho molto apprezzato, è inficiato dalla crisi attuale. Ci sembra di non desiderare nulla se non uscire dalla pandemia.

Tenar ha detto...

Non lo so. Qenst'anno di Covid, ad esempio, ha trasformato legittimi desideri in "troppo tardi" senza che fosse colpa di qualcuno. Ho in mente alcune storie molte dolorose di persone a me care o con cui sono in contatto. Un esempio generico, ma devastante. Adozioni internazionali bloccate. Coppie con già tutto pronto, anni di pratiche burocratiche alle spalle. Per il ritardo covid sono scaduti i termini o hanno superato il limite di età (alcuni paesi hanno il vincolo che l'adottante non può avere più di 45 anni e non c'è situazione di emergenza che tenga). Tocca ripartire da zero (anni di pratiche) o rinunciare. A volte la nostra volontà non basta e poiché siamo cresciuti in un mondo in cui la narrazione prevalente è che con la volontà si può ottenere tutto, questo è ancora più frustrante. Detto questo, una vita senza sogni non è vita. Quindi la mia idea è quella di lottare con tutte le proprie forze, ma tenere una scialuppa di salvataggio, se il nostro sogno dovesse malauguratamente naufragare.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie per l’apprezzamento Sandra! Pensa che ieri sono stata tentata di cancellare il post perché mi sembrava troppo triste, poi ho pensato che comunque era il mio pensiero e poi mi piacevano molto gli orologi colorati che avevo scelto come immagine. Sulla possibilità di ottenere un contratto con una big non ci conto molto, probabilmente non mi do abbastanza da fare, ma non credo di avere più molte energie, quindi se non andrà pazienza. Purtroppo questo periodo ci sta mettendo a dura prova e anche fare le cose più semplici sembra così difficile, io vivevo delle piccole cose, un giorno di ferie fuori, una breve vacanza, tutte cose ora impossibili.

Giulia Lu Mancini ha detto...

È terribile che questa emergenza abbia distrutto il sogno di molti genitori adottivi, posso solo immaginare il dramma. Purtroppo hai ragione viviamo in un mondo che ci fa credere che tutto dipenda dalla nostra volontà, purtroppo non è così, parlo per esperienza, mi sono trovata più volte a un passo dall’obiettivo e l’ho visto sfumare per eventi indipendenti dalla mia volontà. La mia scialuppa di salvataggio in un certo senso è stata la scrittura che ho ritrovato in un momento in cui molte cose non erano andare bene. Tuttavia qualche sogno si è ridimensionato e ogni tanto bussa alla porta...

Ivano Landi ha detto...

Prima di arrivare alla citazione finale di William Blake (che pure io adoro) quella che mi ricorreva nella mente, mentre leggevo il post, era la canzone di Luigi Tenco "Un giorno dopo l'altro".
Detto questo, il mio insuccesso più grande dal punto di vista dei desideri, è stato quello di non essere diventato un musicista (compositore). Ho raggiunto un livello semiprofessionale (o semidilettantesco, a scelta), ma per il grande salto ho trovato la porta sbarrata. E ci ho sbattuto contro per dieci anni prima di decidere che era meglio passare ad altro... tipo dedicarmi di più alla scrittura e ultimamente anche alla pittura, che ho ripreso in mano dopo una pausa durata più di due decenni. Insomma, alla fine se si perde qualcosa è perché si guadagna qualcos'altro. O viceversa.

Marina ha detto...

Sì, mi è capitato, forse più da gIovane, quando i sogni erano più vibranti, i desideri sembravano tutti irraggiungibili e vivevo tutto con più trasporto. Perché secondo me dipende anche da questo: dalla passione che metti quando formuli il sogno, per cui ti sei talmente spesa, in termini anche psicologici, che hai consumato tutto durante il percorso per arrivare a quel traguardo. Una volta raggiunto (se lo raggiungi) arrivi, per dire, spompata. Dunque diventa troppo tardi, è vero, per quel traguardo, ma tardi solo per essere vissuto con la stessa emozione con cui l’hai sempre immaginato. Situazioni del genere mi capitavano nei rapporti sentimentali: quante lagne dietro a tipi che, poi, mi venivano dietro quando la mia passione si era sfiorita! 😅

Maria Teresa Steri ha detto...

Ci sono traguardi che con il passare del tempo perdono fascino. Sarà anche che si cambia e si guarda le realtà con una prospettiva diversa. A me è capitato anche di ottenere cose a cui tenevo moltissimo e di essermi resa conto che dopotutto non ne valeva tanto la pena. Comunque sì, a volte è troppo tardi. Ma forse c'è un disegno anche in questo "troppo tardi", o almeno io la vedo così

Barbara Businaro ha detto...

Ci sto pensando, ma non trovo un esempio del "troppo tardi" che dipenda effettivamente da me. Per dire: da bambina desideravo tanto tanto la Barbie Giorno e sera, anni '80, quella con la gonna da ufficio che si rigira e diventa gonna in tulle da sera. C'è stata una litigata furibonda tra mia nonna, che voleva regalarmela, e mio padre che le ha impedito il regalo per principio, orgoglio, tirchieria, cattiveria, manco lo so. Ora potrei comprarla, si trova usata su Ebay anche se costa il quadruplo. Ma questo è davvero "troppo tardi". Non mi riporterà indietro al desiderio di bambina e non metterà una pezza allo squarcio che si aprì quel giorno nel mio rapporto con i genitori (non fu solo questo ovviamente).
Però non dipendeva da me.
Cinque anni fa mi dissero che era "troppo tardi" per andare in palestra e rimettermi in forma. Dipendeva da me e ho dimostrato il contrario.
Tre anni fa mi dissero che sarebbe stato difficile alla mia età cambiare lavoro, ci sono riuscita in un anno. Non dipendeva totalmente da me, ma non era "troppo tardi" (non lo è mai, occorre anche sapersi adattare al mercato però). Venticinque anni fa mi dissero che dovevo smettere di scrivere e vivere di sogni, la scrittura non paga. Oggi è arrivata una mail che stamperò e incornicerò, forse la appendo pure in ingresso guarda, che sì, poco, ma la scrittura qualcosina paga (ho cominciato tardi, ma non è "troppo tardi"). Un anno e mezzo fa qualcuno disse che era troppo tardi per il riconoscimento Ambassador per il mio gruppo di peaker, abbiamo lavorato duro per 5 mesi e l'abbiamo ottenuto in tempi record, mi sono pure trovata come testimonial sul sito ufficiale. C'è solo una cosa che è stata rinviata per la pandemia, forse potrebbe essere "troppo tardi", ma non ne sono convinta, a marzo chiederò il rilascio del passaporto.
Forse preferisco James Bond, Mai dire mai, Never say Never again. ;)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sai Ivano che quella canzone di Luigi Tenco ha accompagnato un lungo periodo della mia vita, è una canzone struggente proprio per il suo significato di ricerca di un sogno che non arriva (gli occhi intorno cercano quell’avvenire che avevano sognato, ma i sogni sono ancora sogni e l’avvenire è ormai quasi passato).
Credo anch’io che il naufragare di un sogno possa portare a nuove opportunità, a me è successo con la scrittura, è arrivata alla fine di un periodo negativo per la carriera, avevo creato un settore nuovo nella mia azienda, lo avevo gestito con profitto per dieci anni, quando però dovevano scegliere un dirigente è stata scelta una raccomandata alla quale ho dovuto perfino insegnare il lavoro...
Da allora ho lasciato perdere ogni ulteriore velleità di carriera, ho ritrovato però il mio vecchio sogno di scrivere e ho ripreso, almeno faccio qualcosa che mi appassiona.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Caspita in amore poi mi è successo spesso, una volta avevo una cotta pazzesca per il fratello di una mia amica che proprio non mi considerava, poi dopo un paio di anni, quando ormai non ci pensavo più (e ero persa per un altro che non mi considerava...) si è fatto avanti e mi ha fatto una gran corte, solo che ormai non mi piaceva più...
Ero ancora tanto giovane però...c’era il tempo di recuperare.
Forse l’unico sogno che ho realizzato è stato quello di diventare indipendente economicamente con il mio lavoro, anche se mi è costato tanta fatica e tanti rospi da ingoiare (e ovviamente è un’indipendenza relativa perché non navigo nell’oro...).

Grazia Gironella ha detto...

Non mi è mai capitato che qualcosa mi arrivasse troppo tardi nel senso che dici. Sarà un bene, oppure certe cose non mi sono arrivate affatto? Chissà. Comunque concordo con Antonella sul fatto che cresciamo convinti che tutto si possa ottenere con l'impegno; anzi, se il tuo sogno non si realizza, significa che non solo non hai lavorato abbastanza, ma non sei stato bravo nemmeno a sognare. E' un messaggio che ti spinge avanti, ma ti fa anche lo sgambetto, visto che nella vita esistono millemila fattori diversi che si possono combinare e produrre effetti al di fuori del nostro controllo. Veleggiare con i sogni, ma tenersi la scialuppa a portata di mano, mi sembra un'ottima idea.

Elena ha detto...

E' incredibile, leggo stasera questo articolo e proprio ieri mi interrogavo con il mio compagno circa gli obiettivi, anche ardui, che ho ottenuto e se effettivamente provenivano da un mio profondo desiderio o da un condizionamento sociale. E trovo questo tuo post che se non parla di questo poco ci manca. Troppo tardi, no, non mi è mai capitato perché colgo sempre le occasioni che rappresentano per me un profondo interesse. Ma che io abbia raggiunto un risultato e che mi sia accorta, troppo tardi, che non era specificamente il mio sì. E a pensarci bene, non mi piace affatto. Dunque quoto la parte finale del post: riconoscere i nostri veri desideri è fondamentale per non incorrere in inutili sprechi di energia e trovarci poi con un inevitabile pungo di mosche in mano. Un saluto Giulia, grazie per questa riflessione

Giulia Lu Mancini ha detto...

Magari c’è un disegno anche in questo, è possibile. Con il tempo si cresce e si cambia, quindi un sogno giovanile realizzato quando si è ormai adulti può non dare la stessa soddisfazione, diventa troppo tardi nel senso che non si riesce a provare la stessa gioia. Poi ci sono anche quei traguardi che arrivano in un momento triste della vita, per esempio dopo un lutto, raggiungi l’obiettivo ma non riesci a gioirne perché manca la persona cara con cui avresti voluto condividere quella gioia. Poi può non essere troppo tardi nel senso che l’obiettivo raggiunto è comunque gradito.

Giulia Lu Mancini ha detto...

È troppo tardi per la Barbie ormai cara Barbara, ma forse più che la Barbie ti è mancata la considerazione dei tuoi genitori che non avevano capito quanto fosse importante per la bambina che eri. Non è mai troppo tardi rimettersi in forma o trovare finalmente un lavoro più gratificante soprattutto se c’è il vivo desiderio di realizzarlo dentro di te. È una questione di spinta interiore che fa sentire ancora vivo un determinato sogno.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazia se non ti è mai capitato è fantastico, oppure è perché sei già pienamente soddisfatta di quello che hai che non hai desideri che senti come irrinunciabili. Forse è davvero come afferma Antonella, sembra che tutto sia possibile con la nostra volontà ma non è così, forse accettarlo può essere la chiave per vivere sereni.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Che combinazione Elena, mi fa molto piacere questa nostra sintonia di pensieri. Desideri reali o condizionamenti sociali? È questo il vero dilemma che spesso dobbiamo affrontare, quindi è davvero importante ascoltare il nostro io più profondo per inseguire solo i nostri veri desideri.

Luz ha detto...

Il troppo tardi in effetti corre lungo due direttrici: da una parte genera una sottile delusione, un senso di vuoto, se otteniamo il bene tanto bramato, dall'altra invece il procrastinare non ci fa raggiungere quel bene e quindi...
Tutto questo, secondo me, fa parte di quel corollario di desideri e progetti che sono parte integrante del nostro sentirci vivi se desideriamo qualcosa. Per esempio, la casa in collina in cui abito. Bene, adesso ci sono dentro, ci abito, ma sento di dover desiderare di farla realmente mia solo se e quando avrà quel determinato mobiletto da giardino, oppure quel quadro, che vedo benissimo in quell'angolo. Tutte cose che posso permettermi solo col tempo (riallacciandomi ai sacrifici di cui si parlava, Giulia, noi ci capiamo) ma anche solo desiderarle, inseguirle, essere disposta a rinunciare a piccole altre cose, mi infonde nuove energie.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ti capisco bene cara Luz, c’è sempre qualcosa da completare, con sacrificio.
Io vorrei lasciarmi andare, non pensare al futuro e vivere il presente (che poi oggi è un presente davvero scarso a causa della pandemia) però c’è sempre qualcosa da realizzare perché il tempo sta passando e potrebbe diventare troppo tardi, appunto. È complicato, ma forse ci mantiene vivi.

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Forse il nostro "troppo tardi" è legato alla nostra mentalità tipicamente occidentale, dove il raggiungimento dei nostri obiettivi è sempre proiettato verso qualcosa che è esterno a noi e di rado risiede nella nostra interiorità. Per questo le mete spesso si allontanano e diventano come dei miraggi; o, se alla fine arrivano, non danno la stessa soddisfazione che se fossero arrivate in modo che consideriamo "puntuale".
Lavorare duramente a un obiettivo non garantisce il successo, come hanno detto Antonella e Grazia. Le variabili sono troppe e siamo molto condizionati dalle aspettative altrui, o dagli ostacoli del "non si fa" perché sei fuori tempo massimo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sai Cristina credo anch’io che la mentalità occidentale comporti delle aspettative sempre troppo grandi, a volte indotte dagli altri; questo ci influenza negativamente e ci distrae dalla nostra vita interiore più profonda.