domenica 7 marzo 2021

La doppia vita di Natalia e l’oratorio


Il titolo nasce da un bellissimo racconto di Gianrico Carofiglio La doppia vita di Natalia Blum, è un racconto lungo dall’epilogo tragico, ma con dei punti molto divertenti perché parla di scrittori. Quando l’ho letto l’anno scorso, non sono riuscita a staccarmi finché non l’ho finito fino a notte fonda, perché la storia è molto avvincente. 

Di cosa parla? Una aspirante scrittrice propone un suo testo all’editor di una casa editrice che resta folgorato dalla storia, seguono diversi eventi tragicomici fino al triste epilogo che non vi racconterò perché non è di questo che volevo parlare (se volete leggere questa raccolta di racconti il titolo è Non esiste saggezza).

Nel racconto l’editor esprime dei concetti in cui mi sono ritrovata e che mi hanno divertito molto: 

“Di mestiere faccio il redattore in una casa editrice importante. Per la precisione faccio l’editor. Una parola dai significati sfuggenti, se non siete addetti ai lavori. Beh, forse un po’ sfuggenti anche se siete addetti ai lavori.” 

“Ho scritto anch’io un libro intitolato "Come scrivere un romanzo e farselo pubblicare". L’aspetto interessante della questione è che io non ho mai scritto un romanzo ma nessuno sembra curarsene.”

Il protagonista, l’editor della grande casa editrice, non è tenero con la sua categoria e già questo lo rende simpatico e poi ci sono le considerazioni sugli scrittori.

“È una categoria variegata, quella degli aspiranti scrittori. Ci sono i normali, i depressi, gli ingenui, gli esaltati. I pazzi. Il pazzo, per esempio, comincia sempre informandoti di aver già scritto una decina di romanzi e di non essere riuscito a pubblicarli solo perché il mondo dell’editoria è un sistema mafioso.”

Il punto però che mi ha colpito di più di questo bel racconto è quello in cui l’autore parla del fatto che gli scrittori “rubano” la vita degli altri per scrivere le loro storie. C’è una scena in cui l’editor cerca la scrittrice e parla con una sua amica straniera (che assomiglia tanto a un personaggio del romanzo) che afferma: Lei gentile, parla con me, vuole sapere mie cose. Certo, pensa lui, vuole sapere tue cose, la tua amica Natalia. Le servono per il libro.Gli scrittori sono tutti uguali.

Ho sorriso leggendo quelle righe e mi ci sono ritrovata proprio qualche giorno fa. 

Infatti eccoci all’oratorio del mio titolo...

Nel romanzo che sto scrivendo (il quinto episodio di Saverio Sorace) tra i personaggi c’è un prete, non chiedetemi perché, è una figura nata prepotentemente nella mia mente una sera che guardavo la tv, la trama del thriller ha a che fare con la religione e per questo ci sono alcuni personaggi ecclesiastici. Così mentre descrivevo alcune scene ho pensato alla sede della parrocchia del mio quartiere e un giorno, mentre tornavo a casa dal lavoro a piedi, ci sono passata davanti e mi sono fermata a guardare il chiostro, proprio adiacente l'entrata della chiesa; c'era la porta aperta e non ho resistito alla tentazione di sbirciare al suo interno.

Mentre osservavo la pace di quel giardino sono stata intercettata dal parroco (che occorre precisare non assomiglia minimamente al mio personaggio) e così ci siamo messi a parlare per qualche minuto. Ovviamente non potevo dirgli che ero lì per "rubare un'immagine per le mie scene da scrivere", gli ho detto semplicemente che mi ero stupita che ci fosse un così bel giardino all'interno del chiostro e che sembrava un'oasi di pace (e questo in effetti era vero). Tutto questo avveniva in un momento in cui eravamo ancora in zona gialla, o forse era un arancione semplice, non ricordo, comunque era ancora lecito girare per strada più o meno. Ho fatto quattro chiacchiere affabili con lui, poi l’ho salutato, prima che mi spuntasse il naso lungo come Pinocchio, e sono andata via. Mi sono sentita un po’ come Natalia. Mentre percorrevo l’ultimo tratto di strada per tornare a casa, in una sera che sembrava di primavera, sorridevo pensando a quello che facciamo per inseguire le storie che popolano la nostra mente. 

A voi è mai capitato di rubare un pezzetto della vita degli altri per una vostra storia?

 

Fonti testi: Non esiste saggezza di Gianrico Carofiglio

Fonti immagini: Pixabay 


18 commenti:

Sandra ha detto...

Se è capitato? Ma certamente cara Giulia, capita sempre ed è normale così.

Ariano Geta ha detto...

Non nego di essere a mia volta colpevole di tali furti ;-)
Peraltro, a volte faccio delle cose che normalmente non farei solo per capire le "implicazioni" correlate al fare quella cosa (materiali e emotive) solo per descriverle meglio in uno scritto... (sono malato, lo so).

Giulia Lu Mancini ha detto...

È bello saperlo cara Sandra!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Infatti fai come me che mi sono infiltrata nel chiostro della chiesa 😉
Non sei malato sei uno scrittore...come afferma Carofiglio.

Marina ha detto...

È una caratteristica della quotidianità. Solo che prima le informazioni che raccoglievo (scene, dialoghi, situazioni particolari) finivano nella bozza per qualche racconto, ora le lascio fluire senza rincorrerle. Comunque hai fatto bene a fermarti in quel posto magico: magari, quando avrai finito di scrivere il romanzo, potrai sempre andare a confessarti da quel parroco e regalargli il libro, dopo avergli raccontato la verità. ;)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Quel chiostro è davvero carino, una piccola oasi di pace, anche se non è proprio come la foto che ho messo. Tuttavia Bologna ha questo pregio: nasconde sempre dei giardini che non ti aspetti... Il parroco (quello vero) lo conosco da diversi anni, viene sempre a casa a dare la benedizione pasquale, non so però se gli racconterò la verità,
ma non si sa mai nella vita.

Grazia Gironella ha detto...

Come no, capita. Io rubo non tanto persone, situazioni, luoghi interi, quanto loro frammenti, che poi quando ne scrivo sono sempre talmente piccoli da risultare irriconoscibili. Meglio così! ;)

Giulia Lu Mancini ha detto...

In effetti anch’io rubo dei frammenti, delle persone mi colpiscono dei momenti specifici o solo delle semplici impressioni che poi diventano storie, brevi stralci di vita. È un modo di camuffare o, se vogliamo, riscrivere in modo creativo.

Lisa Agosti ha detto...

hehe, hai rischiato grosso, il prete avrebbe potuto chiederti quando è l'ultima volta che ti sei confessata! Io amo entrare nelle chiese e guardarle per bene, accendere una candela. Anni fa capitava spesso che il prete venisse a parlarmi, ma sono anni che non mi succede più.
Anch'io studio tutto e tutti quando ho in mente un personaggio, mi identifico con loro e cerco di pensare, vedere e sentire come loro.
È un ottimo esercizio di scrittura e anche una bellissima fuga dalla realtà.

Elena ha detto...

Penso sia inevitabile. Osservare sguardi per carpire espressioni da affibbiare ai personaggi, luoghi, come il tuo oratorio chiostro, fatti, di cronaca e non. La vita ha così tanto da raccontare...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Eh già, avrebbe potuto farmi delle domande scomode, ma secondo me sa benissimo che non sono una gran frequentatrice della sua chiesa...magari ha pensato "ecco una pecorella smarrita da recuperare"
Io amo molto andare nelle chiese, alcune sono bellissime, e mi piace accendere qualche candela, ormai lo faccio raramente, da quando c'è il covid. Certe persone si prestano bene a diventare dei bei personaggi, per esempio una volta dal mio medico curante una vecchia signora mi ha raccontato metà della sua vita, si vede che aveva voglia di parlare (era una vita interessante, aveva avuto tre mariti e a quasi novant'anni era ancora in gambissima).

Giulia Lu Mancini ha detto...

eh sì, a volte basta guardarsi intorno e si scoprono degli spunti fantastici, però devono colpire la mia fantasia per suscitarmi una storia o parte di essa.

Lisa Agosti ha detto...

Quelle sono le storie più belle! Ho appena parlato con una donna delle pulizie che ha 15 figli maschi a 43 anni!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Aiuto, ma spero che non li mantenga tutti lei facendo pulizie!
Ha creato una squadra di calcio con le riserve 😀 che dire complimenti!

Barbara Businaro ha detto...

“È una categoria variegata, quella degli aspiranti scrittori. Ci sono i normali, i depressi, gli ingenui, gli esaltati. I pazzi. Il pazzo, per esempio, comincia sempre informandoti di aver già scritto una decina di romanzi e di non essere riuscito a pubblicarli solo perché il mondo dell’editoria è un sistema mafioso.”
Sto ancora ridendo... conosco un sacco di pazzi! XD
Ma io dove mi colloco? Tra gli ingenui o gli esaltati? Nah. Forse tra i disillusi... Devo procurarmi questa raccolta di Carofiglio! Molto curiosa sul finale di questo racconto, per altro. Chi sarà il morto?

Rubare un pezzetto di vita degli altri per una storia? Si e no. Mi è capitato di ascoltare conversazioni in luoghi pubblici o di essere incuriosita da un comportamento di una persona estranea, e questo può essere finito in una storia. Oppure al contrario stavo scrivendo qualcosa e ho osservato uno sconosciuto riconoscendolo nel mio personaggio immaginario, per qualche frammento. Oppure mentre tu sei andata al chiosco perché già stavi scrivendo qualcosa con quell'ambientazione, a me è successo di recarmi in un luogo e di "vedere" i miei personaggi esattamente lì, immaginare come loro si sarebbero comportati, et voilà, è uno dei capitoli dell'inconcluso che adoro di più. ;)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Se vuoi leggere il libro la raccolta di racconti si intitola Non esiste saggezza, ci sono dei racconti lunghi che sono dei piccoli gioielli, La doppia vita di Natalia Blum è uno di questi, io ho un debole per Gianrico Carofiglio perciò prendi il consiglio con beneficio di inventario. Sulle case editrici anch’io ho il mio personale pensiero, non credo sia un sistema mafioso, credo sia un sistema distratto, saranno subissati da mail di aspiranti scrittori, come fare a riconoscere quello valido o almeno accettabile?
Sulle storie rubate credo sia inevitabile, chi scrive non attinge solo dalla sua fantasia ma anche dalla realtà che lo circonda, poi ovviamente camuffa un po’

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Mi sono divertita molto nel leggere i passaggi tratti dal racconto, e specialmente l'editor stessa che non sa definirsi molto bene. Quello che mi lascia perplessa in generale sono gli editor di narrativa che non si sono mai cimentati nella scrittura di un romanzo... Comunque lo scrittore che si crede un genio incompreso della letteratura è un classico. :D
Per rispondere alla tua domanda, in qualsiasi tipo di romanzo vanno a confluire personaggi e storie tratte dalla realtà, sia pure sotto mentite spoglie.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sì, alcuni editor danno consigli senza aver mai scritto un romanzo (è quello che afferma il protagonista del racconto, credo sia una stoccata alla categoria...) in questo racconto ce n’è per tutti, infatti la storia è molto divertente da leggere fino alla commozione del tragico finale. È questo che mi piace di Carofiglio riesce a farti sorridere e piangere nello stesso tempo.
Dentro i libri ci sono tante persone sotto mentite spoglie...