venerdì 27 agosto 2021

Il vento leggero del ricordo

Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo.
(Isabel Allende)

Era una domenica mattina, l’unico giorno che potevo dormire fino a tardi o, almeno, un po’ di più, invece mi era toccato svegliarmi addirittura prima degli altri giorni, alle cinque del mattino, dovevamo accompagnare, con la mia auto, un amico in aeroporto, arrivava in stazione a Bologna alle 6, 30 o alle 7,00 non ricordo bene, però il suo aereo partiva alle 8,00 o alle 9,00 destinazione Los Angeles. La sera prima mi aveva chiamato la mia amica Angela:  

“Domani devi svegliarti presto, dobbiamo accompagnare Vincenzo in aeroporto, così lo possiamo salutare, il treno da Firenze arriva in stazione alle 6,30”

“Cosa! Ma sei matta, mi dovrei svegliare all’alba!

“Ormai gli ho promesso che lo avranno portato noi in aeroporto, e poi sei tu che hai la macchina, perché davvero non vuoi salutarlo!

E certo che no, Vincenzo era come un fratello per noi, e poi partiva per l’America, chissà quando lo avremmo rivisto! Era andato a Los  Angeles per lavorarci un anno e poi tornare, invece ci era rimasto a tempo indeterminato, ormai era già molto tempo che lavorava lì, non c’era speranza che tornasse in Italia. Era passato da Firenze per non so quale incombenza, forse prendere le ultime cose dalla casa in cui era vissuto nel periodo universitario e il passaggio a Bologna - con il suo nuovo aeroporto internazionale - era l’occasione per ritrovarsi per il breve tempo di un saluto.

“Beh, in effetti ho voglia di rivederlo e salutarlo, vengo a prenderti alle 6,00 e poi andiamo in stazione...”

Angela mi dava sempre l’imput per fare le cose con entusiasmo. Così quella mattina passammo a prendere  Vincenzo, per noi ormai l’amico americano,  in stazione abbracci e baci e poi la corsa in aereoporto, facemmo colazione insieme prima che annunciassero il suo volo,  quella mattina parlammo del più e del meno con il nostro solito entusiasmo, avevamo meno di trent’anni e tutta la vita davanti. Così, dopo il check in e la colazione al bar lo scortammo fino all’entrata della zona di imbarco e lì ci lasciammo. Io e Angela passammo insieme il resto della domenica, forse ci ritrovammo in tarda mattinata con alcuni miei amici di Bologna, mi sembra di ricordare per una passeggiata in collina a Parco Cavaioni, forse finimmo la serata in pizzeria, il ricordo di quel giorno così nitido al mattino si fa via via più sfumato. 

Non sono sicura di che anno fosse, probabilmente era il 1991, perché vivevo ancora nella mia prima casa in affitto, e lavoravo anche il sabato mattina; per questo mi sembrava così prezioso il sonno della domenica. Ed ero ancora libera da impegni con quello che sarebbe diventato mio marito, lui monopolizzava tutto il mio tempo del week end e quindi anche la domenica mattina. 

Era la più giovane di noi, eppure è quella che se n’è andata per prima, all’improvviso in una sera di maggio, trent’anni dopo, lasciandoci affranti e senza consolazione

Finché ha studiato a Bologna ci siamo viste assiduamente, ogni occasione era preziosa, il cinema, le serate con amici nelle osterie, il gelato in baracchina nelle prime calde sere estive, e poi il ritrovo in Puglia con tutti gli altri amici. Era sempre lei a fungere da collante anche con gli altri. E poi i suoi bambini, per loro ero l’amica della mamma di Bologna che portava i giocattoli. Era la prima (e spesso anche l’unica) persona che chiamavo quando arrivavo in Puglia, era l’amica che informavo dei miei problemi, anche quelli più segreti e difficili da raccontare, perché con lei riuscivo ad aprire il cuore e non mi sentivo mai giudicata. 

Eppure di tutti i ricordi che ho con lei, stranamente, quello che resta più vivo in me è quella mattina in aeroporto con Vincenzo, lui che attraversa il varco e si volta indietro a salutarci mentre noi due gli sorridiamo con affettuosa commozione.

E ancora una volta è stata lei a farci ritrovare, Vincenzo è tornato dall’America per pochi giorni la settimana di ferragosto solo per andare al cimitero e ritrovarsi con noi, il gruppo solito di amici, quelli che non vedevo da una vita. Ogni parola, ogni sorriso, ogni discorso sembravano strani senza di lei, era un dolore sordo non sentire la sua voce e la sua risata così energica e potente, così piena di vita. A ogni istante mi aspettavo che saltasse fuori all'improvviso dicendoci che era stato tutto uno scherzo. 

L'altra sera, rientrata a Bologna,  pensavo a lei camminando verso casa in questo torrido agosto e mi sono sentita sfiorare il viso da una brezza leggera, mi piace pensare che fosse il suo saluto. 

 

Fonti immagini: Pexel

16 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Quando ci si ritrova con amici che non si vedevano da tempo, la memoria si risveglia e riporta tante cose alla mente. Peccato che il motivo dell'incontro sia stato la scomparsa di un'altra di queste vecchie amicizie, purtroppo la vita è imprevedibile.
Andando di palo in frasca, leggevo in questi giorni la notizia della morte del batterista dei Rolling Stones. Gli Stones, voglio dire musicisti rock che nel corso della loro vita hanno sottoposto il proprio corpo a ogni abuso, dal consumo di droghe a una vita altamente sregolata. Eppure Watts è morto a ottanta anni, e gli altri membri della band, pressoché suoi coetanei, sono ancora vivi e in gamba. Mentre George Harrison dei Beatles, che apparentemente ha avuto un tenore di vita assai meno trasgressivo, è morto a soli 58 anni. Come dire: è una buona regola cercare di trarre soddisfazione da ogni giorno che viviamo per il solo fatto che siamo ancora vivi.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ogni anno quando rientravo in Puglia per ferragosto non vedevo mai nessuno a parte lei, cercavamo di vederci anche solo per un caffè veloce, anche perchè lei passava al mare quasi tutto il mese avendo la casa (che è a circa 40 km dal paese). Gli altri amici a ferragosto erano quasi sempre tutti via. Quest'anno un po' per il covid un po' per altri motivi eravamo tutti lì...Putroppo la vita è imprevedibile, non sappiamo il tempo che abbiamo davanti e anch'io a volte mi stupisco di come certe persone famose (perchè la notizia della loro morte ha più risonanza) vivano più a lungo di altri nonostante certi abusi. Bisogna vivere giorno per giorno, godendo di ogni attimo prezioso.

Caterina ha detto...

La perdita di un/una caro/a amico/a è uno dei dolori più brutti da superare. L'amico spesso è il nostro alter ego. E' un dolore che se anche si attutisce non passerà mai. Le persone non vanno mai via, vivono dentro di noi. Ti abbraccio.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie cara, è vero il dolore della perdita resterà sempre con me, come il suo ricordo sempre vivo in me.

Grazia Gironella ha detto...

Sappiamo che potremmo non svegliarci domattina, ma è una consapevolezza che spingiamo da parte per vivere meglio. Quando perdiamo qualcuno, però, quella consapevolezza ci piomba addosso con tutto il suo peso. Ricordare è davvero un modo per tenere vivo chi non è più qui con noi.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Eh sì, negli ultimi anni questa consapevolezza mi è caduta addosso parecchie volte. Quando muore una persona cara più anziana te ne fai una ragione perché è il percorso naturale della vita, invece per le morti premature diventa quasi insostenibile. Il ricordo è l’unico sollievo.

Barbara Businaro ha detto...

Tieni stretto questo suo ricordo, tu che hai avuto la fortuna di avere un'amica meravigliosa così. Di tante amicizie io ho proprio perso le tracce, ho cambiato casa in piena adolescenza e già eravamo in scuole diverse. Poi all'università ero pendolare e del mio giro di amici locale l'unica che studiava (ho scoperto poi che le mie due migliori amiche dell'epoca, o così io credevo, mi parlavano alle spalle per invidia). Poi col lavoro peggio che peggio perché ero sempre in trasferta. Con alcuni amici tenevo i contatti io, organizzavo in pizzeria o al ristorante, ma in questi ultimi anni, non solo a causa della pandemia, non sono stati molto presenti, nemmeno una telefonata. E allora ho lasciato andare. L'amicizia a senso unico non funziona.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Verissimo Barbara, le amicizie a senso unico non funzionano, forse però con la pandemia molti equilibri fragili si sono rotti. Nelle amicizie ultradecennali ci sono però quasi sempre alti e bassi, per questo durano se c’è comprensione reciproca. Con la mia amica c’era, per questo ogni riuscivamo a ritrovarci ogni volta.
Credo che le tue “migliori amiche” che sparlavano alle tue spalle per invidia avessero seri problemi di accettazione del proprio valore, purtroppo succede di incontrare persone così, meglio allontanarsene, ma in tal caso non si perde nessuno amico, solo qualcuno con dei problemi...

Elena ha detto...

Hai scritto una pagina commovente Giulia, grazie per questa emozione che mi hai regalato. Mi pare tutto bello, la tua amicizia con lei, il vostro amico tornato apposta, i tuoi ricordi così freschi eppur così lontani. Conserverai nel cuore questa bellezza, ne sono certa. Quanto ai segni, ci credo eccome. Ne ho ricevuto uno anche io di recente e, sebbene ragionevolmente incredula, francamente non riesco a togliermi il ricordo dalla testa. Ti abbraccio forte

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sono felice di averti emozionato con il mio racconto, è strano come certe immagini restino impresse nella mente più di altre. Avevamo saltato di vederci questo Natale a causa della pandemia, tra di noi solo brevi contatti con messaggi vari, ora rimpiango molto gli ultimi mesi in cui avrei potuto chiamarla e non l’ho fatto, ma era così ovvio che ci potessimo rivedere in estate, invece la morte è arrivata prima nel mese di maggio, proprio mentre ci preparavamo a vivere la nostra estate.

Nicole ha detto...

Mi sono davvero commossa! Non so che dire se non che i ricordi più indelebili sono sempre quelli inaspettati: un abbraccio, un saluto, una risata in momenti casuali e saranno sempre quelli che torneremo a ricordare con più affetto!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie del commento Nicole, hai ragione i ricordi più indelebili sono quelli legati a momenti casuali e inaspettati, sono anche quelli che restano nel cuore per sempre.

Luz ha detto...

La bellezza di questi ricordi è che si affacciano quando meno te l'aspetti. Ci vuole l'occasione, sì, come questa reunion, ma anche quel non so che cui non sai dare una definizione.
Ti capisco benissimo...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Vero, certi ricordi restano in un angolo del cuore, sempre pronti e riemergere...

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Gli amici, e soprattutto quelli dell'infanzia e dell'adolescenza, sono una parte importantissima di noi. Grazie anche a loro siamo quello che siamo. E io credo profondamente nei "segni" che ci arrivano, alle volte siamo distratti e in affanno e non sappiamo coglierli...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Concordo Cristina, gli amici che fanno parte e ci accompagnano a lungo nel nostro vissuto contribuiscono ad farci essere quello che siamo, ed è anche per questo che ci mancano di più.