domenica 13 febbraio 2022

Quelli che amano scrivere

 

Le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Buddha 

Quando leggo un bel romanzo vado sempre a curiosare su google per scoprire qualcosa della vita dell’autore e resto sempre sorpresa della diversità delle origini di ognuno, per esempio, Donatella Di Pietrantonio di cui ho letto L’arminuta, un romanzo bellissimo, fa il dentista. Invece l’autore de La variante di lüneberg di Paolo Mauresing, che ci ha lasciati nel maggio 2021, prima di scrivere faceva l’agente di commercio poi si è dedicato alla scrittura a tempo pieno.

Gianrico Carofiglio ha fatto il magistrato per tanti anni, in una intervista ha raccontato di aver sempre sognato di fare lo scrittore, cosa che, peraltro, traspare anche nei suoi romanzi quando racconta di alcune elucubrazioni mentali dell’avvocato Guido Guerrieri.

Insomma tutti quelli che amano scrivere prima facevano un altro mestiere, questo i più fortunati, poi ci sono quelli che continuano a fare lo stesso lavoro tutta la vita e nel frattempo scrivono, perché ovviamente è difficile vivere solo di scrittura. Fanno eccezione pochi eletti del firmamento degli autori di best seller annuali quali Ken Follet o Dan Brown o Stephen King o qualche autore italiano come Elena Ferrante e Donato Carrisi. 

Il fatto è che ognuno di noi ha pensato o sperato che la propria vita diventasse un romanzo, o almeno una piccola parte di essa, e poi, per qualcuno, c’è una naturale predisposizione nel raccontare storie, può essere innata oppure no. Può essere un sentimento che nonostante tutto non ci abbandona mai, come é successo a Carofiglio, quando - finito il suo lavoro in magistratura - ha deciso di provare a scrivere un romanzo perché da sempre era il suo sogno. Ognuno ha qualche motivazione particolare che lo spinge a scrivere, si tratta di una pulsione interna da incanalare verso qualcosa di produttivo, almeno così é stato per me. A un certo punto della vita, quando certe priorità sono state soddisfatte, per esempio il lavoro che ti consente di vivere, ci si accorge che c’è un piccolo vuoto costituito da quel sogno rimasto tale a lungo e che, nonostante il passare degli anni, non è mai andato via. Così non resta che provare a realizzarlo, almeno in parte. 

Senza voler fare della psicoanalisi spicciola io credo di aver riesumato il sogno della scrittura perché  molti altri sogni non si erano realizzati e così quel desiderio, che credevo abbandonato da tempo, é riemerso in tutta la sua urgenza ed è diventato un modo per accarezzare l’anima trovando un nuovo scopo. Inutile dire che la sua funzione terapeutica l’ha svolta tutta oltre ad aver fatto qualcosa di più creando un senso costruttivo alle mie giornate e alla mia voglia di approfondire una serie di tematiche di cui volevo scrivere. Insomma anche se continuerò a fare un altro mestiere questo lavoro alternativo (non me la sento di chiamarlo semplice hobby per la fatica che ho speso in questi anni) mi ha permesso di visualizzare nuovi orizzonti con qualche piccola soddisfazione da parte dei lettori che hanno apprezzato.  Infine leggendo l’oroscopo di qualche tempo fa ho trovato anche una specie di morale in cui mi sono riconosciuta ossia:

Il futuro è un punto interrogativo, ma ti piace pensare che sia ancora tutto da scrivere.

Questa frase mi ha colpito molto e mi ha fatto pensare al futuro come a storie, connesse alla nostra vita ma non solo, che possiamo ancora scrivere con un senso pieno e compiuto. 

Voi cosa ne pensate?


Fonti immagini: Pixabay 


22 commenti:

Marina ha detto...

Penso di avere sempre scritto, nella vita, per assecondare bisogni diversi: una volta era uno sfogo, una volta un passatempo, una volta una proiezione di me stessa e della mia vita, una volta il desiderio di condividere i pensieri con qualcuno. Scrivere mi è sempre appartenuto, in pratica. Però, non avrei mai immaginato che la fantasia sarebbe invecchiata con l’età e che anche tutte le altre esigenze si sarebbero affievolite: mi sfogo in forma scritta sempre più raramente, proietto me stessa in altre attività e ho sempre meno voglia di condividere i miei pensieri con le persone. Forse ho fatto il mio tempo o forse no. Non mi preoccupo di aver perso qualcosa, credo piuttosto nelle fasi della vita: ne incontriamo talmente tante e perdere qualcosa significa guadagnarne altre. Adesso faccio il tifo per un membro della famiglia, il mio primogenito, che ancorché futuro ingegnere, ha sempre amato scrivere e sta finendo il suo primo romanzo. Buon sangue non mente! 😉

Caterina ha detto...

La scrittura oltre che un lavoro, è una forza che ti prende. A me succede con la poesia, quindi parlo della mia esperienza. Non decidi di scrivere, è qualcosa che nasce dentro di te e ha bisogno di materializzarsi sulla carta. Purtroppo la scrittura non porta tanto profitto, questo forse è il suo unico punto debole, per cui si è anche costretti a cercarsi un altro lavoro, dico “un altro” perché quello dello scrittore è un lavoro a tutti gli effetti, un lavoro che comporta anche sacrifici. Buona domenica, Giulia.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Cara Marina, hai seguito quello che sentivi di voler fare con la forma scritta, condividere pensieri o sfoghi oppure proiettare pezzi della tua vita, credo che sia stato per te sempre una grande forma di espressione e di utilità per il momento che vivevi. Forse ora attraversi una nuova fase della vita in cui scrivere non è più predominante ma hai altre forme di espressione che ti gratificano, compreso quello di supportare (anche solo con lo spirito) l’opera scrittoria di tuo figlio. Sicuramente farà tesoro dei tuoi consigli, ti faccio tanti in bocca al lupo per lui!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sì la scrittura (così come per te la poesia) può essere una grande passione con una forza che travolge, questa forza l’ho sentita soprattutto nei primi anni, avevo dentro tante storie che volevano uscire allo scoperto, che sentivo di voler raccontare. Il fatto di averle concretizzate in alcuni romanzi è stato bello, anche se è stato faticoso perché il lavoro principale che ho occupa la maggior parte del mio tempo. Finché la passione è forte si sopporta anche il sacrificio, buona domenica anche a te Caterina.

Ariano Geta ha detto...

Eccomi qui, presente :-D
Io scrivo storie da quando ho imparato a scrivere. È una cosa che faccio per "necessità" prima ancora che per passione, l'idea di poter creare uno scenario, dei personaggi, una vicenda, è qualcosa di fisiologico per la mia mente. Suppongo sia dovuto alla mia poca capacità nella vita concreta, che mi rende più incline a immaginare che a vivere materialmente.
Ho letto un'intervista a un autore televisivo che diceva che chi fa il suo mestiere lo fa perché, probabilmente, non saprebbe fare nient'altro. Come dire che essere un "inventore di storie" è davvero una condizione quasi congenita. Poi, c'è chi diventa Ken Follett e chi solo un inutile "cazzaro" come il qui presente ;-)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Non sei un “cazzaro” tantomeno “inutile” le tue strisce di YUMI e NANA sono fantastiche e mi regalano un sorriso ogni lunedì (e non solo a me) tra l’altro a me piaceva molto anche il personaggio dell’ investigatore, troppo simpatico 😀
Sul fatto che chi scrive riesce a vivere più nelle pagine che nella vita vera, sono abbastanza d’accordo (anche se non é una regola in assoluto), anch’io amo scrivere storie perché attraverso di esse mi prendo qualche rivincita che nella vita non ho potuto raggiungere...è una specie di catarsi, almeno credo.

Maria Teresa Steri ha detto...

Direi che mi ritrovo molto in quello che hai scritto, nella tua visione.
Penso che il mio rapporto con la scrittura sia molto cambiato con il tempo e ora la sento come un'attività vitale, indispensabile a farmi sentire bene, senza altri scopi. Non sono mai stata una persona ambiziosa e oggi più che mai non sento di inseguire un sogno ma solo di fare del mio meglio per vivere con serenità questo bisogno interiore di raccontare.
Ci sono giorni in cui scrivere è un peso per vari motivi, vorrei fare altro. Eppure, non riesco a immaginare di farne a meno...

Luz ha detto...

Io ho un rapporto strano con la scrittura creativa. O per meglio dire con l'invenzione di storie. Sono passata dall'inventare storie a fumetti, fino a strimpellare su una vecchia Olivetti la mia prima storia in prosa, poi ho scritto il romanzo (ancora nel cassetto) e poi ancora ho scritto per il teatro. Insomma, urge in me il bisogno di raccontare, ma esploro diverse modalità. Passano poi lunghi periodi in cui non invento niente di niente e mi getto a capofitto nelle storie altrui. Insomma... cerco per me stessa una definizione che non mi è ancora chiara.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Credo che scrivere diventi una specie di balsamo vitale, può essere un modo di esprimere la propria interiorità che altrimenti non troverebbe altre strade e fa sentire bene proprio per questo. Mi fa piacere che tu riesca a ritrovarti in quello che ho detto.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Probabilmente tu riesci a incanalare la tua creatività prevalentemente nel teatro, anche se segui tante altre strade, il fumetto (ma che bello 😀, parlane nel blog sono curiosa) e poi il tuo romanzo nel cassetto che dovresti “liberare” per fargli trovare la sua strada, la definizione verrà da sé...

oblivious ha detto...

Bel post, vedo che altri ci si ritrovano con piacere. Sono valide e comprensibili tutte le ragioni per scrivere di cui parli, tutte varie e modificabili dal carattere e dalle occasioni della vita di ciascuno di noi. Io non ho mai veramente pensato di poter fare della scrittura un mestiere o la mia fonte di sostentamento ma mi piacerebbe fosse così nei miei sogni più segreti. Magari in questi ultimi anni di vita, magari come lascito finale per i pochi altri che conoscono questo mio "vizietto". Scrivo da ragazzino perchè leggo da allora, scrivo per istinto naturale, non so dirlo meglio, perchè mi viene naturale usare la scrittura come mezzo principale per comunicare col mondo. Non è un pregio, non è vero che mi abbia aiutato finora ma è così e non posso farci nulla. Leggo e scrivo, se poi tutto questo debba restare un sogno o diventare un libro non dipende solo da me: il futuro è un punto interrogativo o un punto e a capo.

Monica ha detto...

Anch'io sono molto curiosa a proposito della vita degli scrittori, non appena finisco un libro, soprattutto se mi è piaciuto, mi diverte scoprire qualcosa di più! La persona dietro la penna, che magia!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Oblivios, la scrittura può portare in molti territori, quello dei sogni è il più popolato, ma svolge sempre la sua funzione anche se resta nell’area del sogno, perché scrivere nutre soprattutto la nostra anima creativa, il nostro bisogno di esternare certe emozioni e inventare storie è forse quello più “neutrale” che permette di esporsi senza ferirsi (almeno non troppo).
Scrivere da sempre, da quando si era giovanissimi dimostra che é una passione innata mai sopita.

Giulia Lu Mancini ha detto...

È vero Monica, è sempre bello scoprire cosa c’è dietro la biografia di uno scrittore, quasi sempre un pezzetto dei romanzi che scrive nascono da lì

Barbara Businaro ha detto...

Ho ricominciato a scrivere a 40 anni, e proprio come scrittura-terapia. A coprire un vuoto, è vero, oppure a sanare una ferita dell'anima, che è lo stesso no? Mettiamoci che nella mia famiglia l'arte in generale (scrivere, ma anche disegnare, dipingere, cantare) e talvolta pure lo sport, sono sempre state considerate attività perditempo. Non ci campi. Non ci costruisci un futuro. La lettura era tollerata, ma non troppo, perché vicina allo studio. Avrei voluto scrivere già allora? Credo di sì. Ho racconti buttati là dei tempi delle superiori e poi dell'Università. Delle schifezze immani eh. Però la voglia c'era. Poi sono diventato un informatico e se vai a vedere le passioni dei "tecnici" scopri che praticamente tutti hanno un lato creativo, come fosse una valvola di sfogo contro l'eccesso della parte razionale-pratica del cervello. Chitarristi, trombettisti, pittori, poeti, pure uno che scriveva racconti erotici al limite dell'osceno (ma è più bravo nel fantasy, gliel'ho detto), scultori, un altro che fa ceramiche in casa... E quindi penso che anch'io, arrivata ai 40, devo essere esplosa come una teiera. Ci sono giorni che non ho voglia eh, specie se sono troppo stressata, e poi altri che parto... e non mi stacco più. Vedesi l'ultimo racconto. :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Anche tu Barbara hai recuperato una passione che non ti aveva mai abbandonato, a 40 anni é riemersa forse per sanare una ferita, ma la sua funzione l’ha compiuta e poi è diventata qualcosa di più. La mentalità troppo pratica della tua famiglia l’hai lasciata alle spalle e hai fatto bene a dedicarti a qualcosa che ti gratificava ed era il tuo lato creativo che aveva bisogno di trovare una strada. Anch’io con la mia laurea in economia e un lavoro amministrativo-contabile che mi opprime ho bisogno di qualcosa di creativo che mi nutra.

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Anche a me piace scoprire il retroterra culturale degli autori, perché pure se sono approdati alla scrittura molto presto, hanno comunque un vissuto professionale, oppure hanno coltivato passioni, da cui hanno tratto spunti per le loro storie. Per esempio leggevo che Murakami è sempre stato appassionato di jazz e musica occidentale, cosa che in effetti ha riversato nei suoi romanzi.
Per quanto mi riguarda, a volte mi sfiora l'idea di scriverei dei racconti ambientati nel mondo dell'editoria (scolastica), o anche un romanzo satirico, ma siccome sono abbastanza conosciuta nell'ambiente, se tirassi fuori certi scheletri dall'armadio succederebbe un vero pandemonio... L'alternativa sarebbe usare un altro pseudonimo ancora! ;)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Credo che molti autori attingano dalla proprie esperienze per scrivere, in fondo romanzare una storia è un modo per raccontare un’esperienza senza la complessità di dire che è una storia vera. Capisco bene il fatto che raccontare di alcuni scheletri negli armadi scatenerebbe un pandemonio, io per esempio (che uso uno pseudonimo, in un certo senso, utilizzando il cognome di mia madre) ho fatto “morire” alcuni personaggi nei miei thriller per i quali mi ero ispirata ad alcune persone str...ehm cattivelle incontrate nel mio lavoro...
Tempo fa lessi la biografia di un’autrice e percepii molte assonanze con un suo romanzo da me molto amato.

Marco L. ha detto...

Coff coff...
In Sistema Periodico ci sono diversi riferimenti a miei compagni di corso (senza far nomi) e alle sciocchezze di cui si sono resi protagonisti (ma conosco storie ben peggiori su gente dell'università, e quelle le ho taciute...)
Quello però è un libro autobiografico. In La Piccola Magia del Quotidiano diversi momenti raccontati hanno preso spunto da episodi a cui ho assistito, e c'è anche un passaggio che prende spudoratamente in giro un'autrice antipatica che ho conosciuto anni fa.
Comunque credo come la scrittura sia entrata nelle nostre vite, allo stesso modo le nostre vite entrano nella scrittura.

Giulia Lu Mancini ha detto...

La funzione catartica della scrittura risiede anche nella possibilità di “parlare” di certe persone che fanno parte della nostra vita (per lavoro o altro) senza affrontarle direttamente...(cosa che ci comporterebbe problemi o disagi vari nella vita quotidiana).

Enrica Masino ha detto...

Ho sempre scritto, fin da quando ero molto piccola e tra alti e bassi non ho mai veramente smesso. Da ragazzina sognavo un giorno di poter vivere di scrittura, poi questo sogno è mutato e ora sto cercando clienti per il mio lavoro da creatrice di siti web ma nonostante questo non ho abbandonato la scrittura. Continuo a scrivere sul mio blog ormai da tre anni e lo considero parte integrante del mio lavoro. Adesso sto anche rimettendo in pista le mie poesie nella speranza di farne una raccolta da pubblicare. Certo, come dici tu, le priorità spesso nella vita sono altre (famiglia, lavoro) e per me in questo momento è trovare nuovi clienti. Tuttavia questo non significa che non si possa trovare un piccolo spazio da dedicare al proprio sogno. Il primo è stato il blog, ormai abbastanza realizzato (comincio ad avere dei lettori affezionati e i miei post sono piuttosto in alto nei motori di ricerca) e ora va mantenuto (come dici tu ci vuole molto impegno per portare avanti un blog) però piano piano si sta consolidando e quindi mentre cerco clienti e scrivo post posso iniziare a guardare anche a qualcos'altro come un piccolo canale YouTube e anche quel libro che da sempre sogno di scrivere ❤️

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Enrica Credo sia importante mantenere un proprio piccolo spazio dedicato ai sogni, anche quando le priorità mutano. Ti auguro di continuare a coltivarlo con sempre maggior fortuna e di trovare anche nuove strade come può essere il canale YouTube. In bocca al lupo 🍀