venerdì 7 ottobre 2022

La gestione del tempo


Qualità significa fare le cose bene quando nessuno ti sta guardando. Henry Ford


Sono passati due anni ma ne sembrano passati venti se guardiamo il tempo lavorativo in cui ci troviamo oggi. Una volta c’era la settimana lavorativa di 5 giorni con il week end in mezzo di riposo. Poi, con la tecnologia, ci siamo ritrovati sempre più immersi nel lavoro. Già prima della pandemia ci si ritrovava ogni tanto a leggere le mail lavorative la sera dopo l’ufficio oppure nel corso del week end, magari non sempre ma solo in prossimità di una scadenza finché anche le scadenze sono diventate la regola, così si é cominciato a parlare di diritto alla disconnessione. Però c’era ancora una certa divisione tra tempo del lavoro e tempo libero. Poi è arrivata la pandemia e si è scoperto che si poteva lavorare da casa, si faceva già un po’ prima ma era un’eccezione con condizioni ben definite invece con l’esigenza di restare tutti a distanza è diventata la regola. Con lo smart working possiamo gestire meglio il tempo. Si lavora di più o si lavora di meno? Io posso parlarvi della mia esperienza.

Nel corso del 2021, tra alti e bassi, misure restrittive e allargate, dopo lo shock iniziale dovuto alla pandemia quando ci siamo dovuti organizzare in fretta e furia per digitalizzare tutte le attività, alla fine ci siamo assestati. Ora si può fare tutto on line, la contabilità è on line, la gestione dei documenti può avvenire on line tramite la firma elettronica, la PEC, lo SPID, e quant’altro, le riunioni si fanno on line, tutto può essere fatto a distanza tramite la tecnologia. Nella mia azienda erano anni che si parlava di dematerializzazione e digitalizzazione ma nel 2020 c’è stata una spinta notevole e un’accelerazione in tal senso. Io ho il contratto di telelavoro e posso lavorare da casa due giorni a settimana gestendo le giornate secondo le esigenze lavorative. Vi confesso che già prima del contratto mi ritrovavo certe domeniche a gestire delle pratiche urgenti, per questo, quando me ne è stata data la possibilità, ho fatto domanda anch’io.

I vantaggi secondo me

non ho il problema del parcheggio: la mia azienda ha messo a disposizione dei parcheggi gratuiti per i dipendenti con un numero di posti limitati, una volta mi bastava arrivare al lavoro entro le 8.30 e non avevo problemi a trovare posto, ora mi tocca arrivare sempre più presto, entro le 7.30 altrimenti il mio parcheggio solito è pieno e rischio di trovare pieno anche il parcheggio più grande ma più lontano. Il motivo è che molti dipendenti che prima usavano l’autobus ora si muovono in auto per evitare il contatto e il rischio virus. Quindi lavorando da casa non sposto la macchina ed evito lo stress del parcheggio.

non perdo tempo in chiacchiere: quando arrivo al lavoro spesso vengo disturbata da colleghi vari dalla chiacchiera facile e iniziare a lavorare diventa un percorso a ostacoli (il periodo in cui ho lavorato meglio è stato quando tutti i colleghi erano lontani a casa loro e io ero in presenza). Può sembrare che io sia una persona asociale, beh un po’ lo sono, almeno con certe persone, ma il fatto é che dalle 8.00 alle 9.00 del mattino riesco a sistemare delle pratiche con molta più lucidità ed efficienza, prima che si scateni il finimondo, telefonate, riunioni e altre attività, si dice che il mattino ha l’oro in bocca e infatti per me quella è l’ora più preziosa della giornata e non voglio che mi venga rubata dalla pausa caffè, che poi non ho bisogno di fare una pausa se sono appena arrivata al lavoro.

ottimizzo il mio tempo: la mattina prima del telelavoro ho un’ora per me da utilizzare per correre oppure per fare le pulizie, questo perché mi sveglio presto lo stesso, ma volendo posso anche decidere di dormire un po’ di più e recuperare il sonno. Insomma l’ora che di solito spendo per prepararmi e andare al lavoro la uso per le mie esigenze personali, vi assicuro che fare le pulizie alle sei del mattino per me è molto più facile che farlo a fine giornata lavorativa quando desidero solo stendermi sul divano distrutta. Inoltre mentre lavoro a casa posso incastrare qualche piccola incombenza tipo una lavatrice o aspettare un corriere senza lo stress dell’orario e della presenza in casa.

potrei mangiare in modo più sano: qui il condizionale è d'obbligo perché in realtà potrei mangiare in modo più sano, se riuscissi a fare la pausa pranzo, ma la cosa almeno finora non è avvenuta, anche a distanza mi lascio travolgere dal lavoro e dalle scadenze e arrivo alla pausa troppo tardi e finisco per mangiare qualcosa di veloce, solito panino  

Gli svantaggi secondo me

eccesso di ore di lavoro rispetto alle ore riconosciute: mi ritrovo a lavorare sempre oltre l’orario, spesso senza neanche fare la pausa come dicevo nel punto sopra, mangio qualcosa al volo e continuo a lavorare, tutte le volte che ho tentato di fare una pausa decente arrivava la telefonata urgente, il messaggio su teams ecc, la riunione improvvisata e altro. Inoltre mi sono accorta che, a livello mentale, non stacco realmente, quando finalmente spengo il computer mi resta in testa il pensiero di dover finire qualcosa, quella mail che non ho mandato, quel controllo che non ho fatto, quel documento che non ho completato. È qualcosa che non mi succede quando lavoro in presenza, perché quando esco dall’ufficio mi basta il tragitto per tornare a casa per portarmi verso altri pensieri e una volta arrivata non penso più al lavoro, almeno fino al giorno dopo.

consumo di elettricità e gas in casa propria: certo risparmio il consumo dell’auto ma non è davvero una equa contropartita perché nel mio caso non sono lontanissima dal luogo di lavoro, non sarebbe stato un problema fino a qualche tempo fa, ma con la crescita delle bollette può diventarlo.

lavoro e basta: se sono a casa lavoro e basta, nel senso che non riesco a fare altre cose, tipo andare al supermercato o passare da qualche negozio o andare dal parrucchiere. Mi spiego meglio, quando esco dall’ufficio di solito faccio delle cose proprio perché sono già in giro, se devo vestirmi e uscire apposta mi impigrisco e rimando al giorno dopo, per esempio questa settimana dovevo andare dal parrucchiere e ho fissato l’appuntamento dopo l’ufficio (anche perché il mio parrucchiere è a 300 metri dal luogo di lavoro...) 

Al momento non mi viene in mente altro, insomma ci sono vantaggi e svantaggi, ma la giusta contemperanza tra lavoro in presenza e lavoro a distanza può essere una soluzione.

Secondo le statistiche (Articolo di donna moderna del 30/6/22 Il futuro del lavoro agile di Miriam Defilippi) in uno studio dell’Università Cattolica le ore lavorate in smart working sono superiori a quelle del lavoro in presenza ed è per questo che occorre tutelare il lavoratore da se stesso per garantire il diritto alla disconnessione con una modalità che non faccia diventare usurante il lavoro da casa, perché si gestisce male questa flessibilità. In effetti prima si riusciva a infilare nella giornata lavorativa anche palestra e aperitivo con gli amici, ora sembra sempre più difficile. Dobbiamo evitare di mandare mail di sera e nel week end per evitare di essere costantemente connessi, ma soprattutto di sabotare il tempo di ricarica degli altri (alcuni miei colleghi purtroppo lo fanno,  mandano mail a tutte le ore, alcune anche assolutamente inutili, mentre per quelle veramente importanti mi fanno aspettare giorni e infine mi arrivano il venerdì pomeriggio a ridosso dell’orario di fine lavoro.

Molte aziende hanno siglato degli accordi sullo smart working riducendo le giornate lavorative (la Ducati di Bologna ha ridotto la settimana a 4 giorni mentre altre aziende la Velvet Media di Castelfranco Veneto lascia la scelta ai dipendenti quante ore lavorare e se farlo in presenza o a distanza). Sembra che le aziende illuminate vadano in questa direzione. 

È stato scientificamente provato che il rendimento lavorativo cala dalla quinta ora di lavoro, infatti gli errori e gli incidenti avvengono sempre nelle ultime fasi del turno. Invece laddove si è operato una riduzione dell’orario la produttività è perfino aumentata. Lo smart working apre inoltre nuove possibilità  per i giovani, sono loro quelli più smart nelle tecnologie e questo è indubbiamente una nuova opportunità, infatti i nostalgici delle riunioni in presenza sono spesso i più vecchi, questo posso affermarlo con cognizione di causa perché molti miei dirigenti “anziani” insistono sulle riunioni in presenza, io invece mi trovo molto meglio se posso operare a distanza, anche perché non devo stampare i documenti e, una vota inviati via mail, posso semplicemente condividere il documento on line nel corso della riunione e scorrere i punti essenziali su cui dobbiamo discutere, semplice no? Invece tempo fa ho dovuto fare una riunione in modalità mista stampando la documentazione per alcuni e condividendo il video per altri, una fatica doppia, tutto perché c’era un dirigente che voleva fare la riunione in presenza,  alla fine eravamo in quattro in presenza e gli altri collegati on line, perché non tutti potevano spostarsi dall’ufficio o da casa, insomma “mentre molti boomer preferiscono tornare in presenza, la generazione Z abbraccia con entusiasmo lo smart working” tutto vero a parte che io sono boomer, ma forse sono giovane dentro chissà.

Insomma per il futuro bisogna calibrare l’attività lavorativa con il necessario recupero, come dicevano i classici latini calibrare negotium con l’otium

Ovviamente io non ho bambini o altre persone in casa da gestire e quindi, sotto questo aspetto, non condivido lo spazio della mia piccola casa con nessuno, altrimenti sicuramente avrei qualche problema in più e forse non avrei fatto la domanda di telelavoro.

E voi cosa ne pensate del telelavoro? Qual è la vostra esperienza?


Fonti immagini: Pixabay 

Fonti testi: donna moderna numero del 30/6/22

20 commenti:

Caterina ha detto...

Non pratico smartworking per cui posso parlare poco in prima persona. Sicuramente ha molti vantaggi, come quelli che hai elencato, però il fatto che i giovani preferiscano lavorare da casa non è proprio una cosa così entusiasmante. Sinceramente mi dà l'impressione di non entrare davvero nel cuore dell'ambiente lavorativo. Il lavoro deve anche stimolarti, farti uscire di casa, farti conoscere nuovi ambienti e nuove persone ( certo non senza problemi), ma stiamo vivendo in un mondo che incentiva la solitudine e la pigrizia. E' il mio parere per carità. Non dico che bisogna eliminarlo del tutto, ma credo che vada usato solo in determinate occasioni. Poi con la scusa che lavori da casa ( e sembra che sia meno faticoso) in realtà lavori di più. Un caro saluto.

Sandra ha detto...

La mia esperienza, limitata al periodo più duro del covid, è stata piuttosto complessa e alla fine ho rinunciato. Va detto che da noi si lavora ancora tantissimo con la carta, quindi lavorando da casa c’è la necessita di portarsi letteralmente a casa borsate di fatture e capire preventivamente quante ne potrai gestire nel lasso di tempo in cui non sarai in ufficio. In più la documentazione dai clienti arriva di continuo e se non sei in presenza tocca anche organizzare il recupero. Allo stato attuale delle cose chi continua con lo smart working mette sul serio i colleghi in diffiicoltà, e con l’anydesk, il sistema operativo che utilizziamo per cui il pc di casa diventa quello dell’ufficio, dall’ufficio vediamo esattamente la schermata e spesso è ferma, il che significa che dall’altra parte non si sta lavorando. Più che un diritto alla disconnessione, sacrosanto, chiederei un dovere di serietà.

Maria Teresa Steri ha detto...

Ho lavorato tanti anni in telelavoro (molto prima della pandemia) e ne vedevo soprattutto i vantaggi. Mi sono sempre ritagliata piccole pause per mangiare o altre attività e quando chiudevo, punto. Non guardavo più neppure le e-mail. Di sicuro comunque lavoravo di più a casa che in ufficio, ma non perché non mi dessi un limite, sono perché ottimizzavo meglio il tempo. L'unico svantaggio che vedevo era la mancanza di contatto umano, perché non è la stessa cosa sentire/vedere le persone tramite un computer.

Ariano Geta ha detto...

L'ho fatto durante il lockdown. Eravamo completamente disorganizzati, quindi abbiamo improvvisato: ho dovuto installare sul pc di casa un programma di quelli per condividere il pc, ogni mattina il titolare (in presenza) avviava il mio pc in ufficio e io gestivo le pratiche da casa, ogni tanto cadeva la connessione e dovevo telefonargli per chiedere di riconnettere il mio pc di ufficio... Per ogni stupidaggine dovevo telefonargli, e lui idem con me (infatti usavamo parecchio anche skype).
Per me è stata un po' pesante proprio per la totale improvvisazione con cui ci dovevamo muovere, anche a livello qualitativo (tipo lo schermo del pc dell'ufficio che sul mio pc di casa diventava semi-illeggibile).
Forse se la cosa venisse organizzata in modo più professionale potrei anche convertirmi allo smartworking, chissà.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Credo che lavorare da casa sia da alternare con il lavoro in presenza, farlo solo a distanza può diventare alienante perché manca il contatto umano, anche se, bada bene, anche a distanza il contatto umano c'è ma on line, io sono costantemente in contatto con i miei colleghi tra riunioni o brevi chiamate su teams o zoom.
Quando il percorso casa-lavoro è di molti km può essere molto più produttivo lavorare da casa, poi ci sono lavori che si possono fare solo in presenza, ma oggi moltissime attività sono telelavorabili. Sicuramente alternare può essere utile per prendere i vantaggi di entrambe le casistiche, anche per i giovani.

Giulia Lu Mancini ha detto...

I primi tempi del covid per me sono stati terribili, proprio perché c'era ancora molto lavoro su carta. Il primo periodo sono impazzita per organizzare le attività telelavorabili del mio settore, ma ho ottenuto di andare a lavorare in presenza 3 giorni su 5 con altre due colleghe. È stato una specie di boomerang perché oltre al lavoro ordinario abbiamo dovuto convertire molti documenti di carta in PDF perché non esisteva il documento digitale, doppio lavoro. Per non parlare del computer personale che da casa non girava affatto. Ora invece che ci siamo assestati con tutti i documenti on line e un computer dell'azienda assegnato a ogni dipendente che fa smart working è tutta un'altra cosa. Io mi collego benissimo a ogni programma e documento digitale e, in caso di problemi informatici, avendo il computer dell'azienda, posso chiamare l'assistenza. Insomma standandizzando il telelavoro molte cose si semplificano, ma ciò non toglie che in presenza mi senta più a mio agio anche perchè evito di invadere il mio spazio con documenti di carta dell'ufficio (che anch'io mi porto a casa per mia sicurezza). Io ho una collega che lavora sempre in telelavoro perché ha una malattia che la rende "fragile" ti assicuro che è bravissima ed è precisa come un orologio svizzero...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sicuramente in telelavoro si ottimizzano i tempi, ma manca il contatto umano,é comunque importate darsi dei limiti, giustamente come facevi tu, una volta chiuso bisogna scollegarsi del tutto per mantenere il proprio recupero psico fisico altrimenti non si stacca davvero dal lavoro, cosa più che doverosa e legittima, anzi sacra.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Il primo periodo di lockdown che ci ha costretti a improvvisare il lavoro a distanza con i computer personali (con i problemi del caso) è stato molto difficile per tutti, abbiamo fatto tutti una gran fatica. Abbiamo però passato il guado, ormai la strada dello Smart working è stata sdoganata, dobbiamo solo perfezionarla, spero...

Enrica Masino ha detto...

Faccio la webmaster freelance e da quando ho iniziato ho sempre lavorato da casa. Ho riscontrato tutte le tue problematiche tuttavia devo dire che sinceramente mi trovo bene così. Se mi organizzo bene mi resta anche il tempo per fare altro e per dare spazio anche ad altri ambiti. Devo solo imparare a gestire meglio il tutto ma nel complesso sono molto contenta di questa scelta ❤️

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ciao Enrica, ben ritrovata, concordo con te, il lavoro on line ben organizzato consente di ottimizzare i tempi e trovare anche altri spazi, buon proseguimento con il tuo lavoro 🌸🍀

Barbara Businaro ha detto...

Più che un commento, qui ci dovrei scrivere una tesi di laurea... Avendo lavorato per 20 anni in aziende informatiche che si occupavano proprio di digitalizzazione, posso dire che molte grandi imprese erano già preparate allo smart working, molto prima della pandemia, lo usavano come "benefit" verso i dipendenti (ovviamente parliamo del settore terziario). Purtroppo però l'ossatura dell'Italia è fatta di piccole-medie imprese e quelle sono rimaste ferme al mesozoico. Le vostre testimonianze (ma anche quello che ahimè osservo ora da dipendente pubblico) sono la prova. Come informatici, il telelavoro è più semplice: ho sempre avuto un portatile aziendale, ho sempre avuto una scrivania a casa dotata di tutto, abbiamo sempre lavorato connessi alla sede principale da qualsiasi luogo e quindi passare al telelavoro, molto prima della pandemia, è stato normalissimo. Sulla gestione del tempo, la questione è personale. La tendenza è non darsi orari e limiti, ma quando hai degli altri impegni (famigliari o personali), capisci che sei pagato solo per l'orario di lavoro e non per il tempo libero, che la vita se ne va in un soffio e che ti pentirai proprio del tempo buttato al lavoro, e che nessuno sistemerà le cose che lasci indietro a casa, oh beh, ti fai le tue sacrosante pause pranzo e spegni il telefono aziendale all'ora in cui usciresti dall'ufficio fisico. Occorre essere ferrei con se stessi quanto con gli altri. Purtroppo proprio perché non ho figli, venivo spesso discriminata al contrario, specie dai colleghi maschi, che però a casa avevano una moglie senza impiego o part-time disposta a sopperire alla loro mancanza in famiglia. Non mi sono mai trovata male con lo smart working, mi ha permesso di essere più efficiente in meno tempo, risparmiare almeno un'ora di traffico, mangiare meglio, leggere di più. Ma non è stato così per tutti, ho avuto colleghi che avevano scambiato lo smart working per le ferie. Questione di serietà e professionalità. Non siamo ancora pronti, forse tra due generazioni ci affrancheremo dall'idea che se il capo ti vede lavori, se non ti vede ti guardi Netflix...

Marco L. ha detto...

In DAD non ho il problema dello spostamento (e sto facendo lezione su tutta Italia, domani in Sicilia). Ma era un qualcosa che mi piaceva, 3-4 anni fa giravo tutto il Piemonte, sono anche stato in dei posti molto belli. Il fatto è che 4-8 ore al computer diventano stancanti per vista, collo, schiena... e anche per la mente. Il vantaggio è il materiale, che ho sempre a disposizione.
Nelle pause leggo qualche pagina di un libro, però non faccio altro, avendo ritmi continuativi, se non sono in pausa sto facendo lezione.
L'anno scorso ce la facevo abbastanza, adesso 8 ore al giorno la trovo pesante, lo stress è tanto. Infatti a un certo punto mi sono posto il limite di massimo 16 ore (o al limite 20) alla settimana, non di più.
Del resto anche in presenza non è che sia sempre una passeggiata. L'anno passato ho raggiunto un livello di saturazione impressionante, tanto che già adesso mi sento parecchio stanco.

Giulia Lu Mancini ha detto...

La nostra azienda stava realizzando lentamente la trasformazione di molte attività in digitale, però imperava ancora l'uso della carta per molti documenti contabili e amministrativi, è stato questo che ha generato maggiori difficoltà, trasformare tutti i documenti cartacei in PDF. Molti programmi erano già tutti on line, la contabilità, la gestione del bilancio, la fatturazione tutta elettronica da anni ed altro. Per noi è stato più un passaggio "mentale" che effettivo, capisco però che le piccole aziende abbiano avuto difficoltà più grandi, ma anche loro lentamente si stanno adeguando, forse la spinta è stata data proprio dalla pandemia.
A livello personale una volta spento il pc riesco a staccare, solo che ci metto un po' a spegnerlo. Anch'io non ho figli e capisco il tuo discorso, secondo me il diritto alla sconnessione deve valere per tutti, non è che perché uno non ha figli deve lavorare più degli altri.
Sulla serietà del dipendente e sulla fiducia dell'azienda c'è ancora molto da lavorare, però credo si possa arrivare perché essendo tutto il lavoro on line c'è anche modo di provarlo, per esempio se liquido una fattura e metto la firma digitale e poi la trasmetto on line per il pagamento è tutto registrato al minuto e al secondo...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Per un insegnante restare molto tempo al computer può risultare molto faticoso e poi manca il contatto diretto con la classe, il vantaggio è quello di poter insegnare in tutta Italia senza viaggiare con il materiale sempre a disposizione. Togliendo la scomodità del viaggio si toglie però anche la parte piacevole, vedere dei bei posti e magari mangiare qualcosa di tipico nella pausa pranzo, per esempio. Ricordo che quando facevo i corsi di aggiornamento fuori Bologna c'era questa parte piacevole che con i corsi on line è sparita...
Fai bene a limitare il numero di ore settimanali di lezione, è importante salvaguardare la fatica mentale e fisica.

Marco L. ha detto...

Intendevo le ore di sola DAD, ovviamente.
E come te, trovo molto difficoltoso il mix presenza + online, che per accontentare tutti, alla fine va a discapito di entrambi.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Avevo intuito ti riferissi alla DAD, il mix presenza on line è terrificante...

Acquario In Sole ha detto...

Ciao , ma non sono troppo lunghi i post ? so che devono essere max 300 parole

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ciao Acquario, sul limite di parole dei post non mi pare ci sia un limite, il mio blog è nato nel 2014 e non ho mai avuto problemi, di lunghezza. A dire il vero i miei post sono spesso molto corti. Altri blogger che seguo fanno post ben più lunghi dei miei

Luz ha detto...

Anche noi insegnanti siamo entrati in contatto con questa forma di lavoro, per le stesse ragioni che hai vissuto tu. Sorvolo sul disastro della didattica a distanza, che è stata una pratica necessaria in un tempo che altrimenti sarebbe stato totalmente vuoto di scuola, ma vado invece sul lavoro fuori dalla cattedra, quello riguardante il "sommerso" e tutte le ore dedicate a consigli di classe, riunioni dipartimentali e collegio docenti. Tutto debitamente svolto a distanza, io l'ho trovato come te un modo per riappropriarmi di molta parte del mio tempo (con tutti i risvolti della medaglia da te descritti). Purtroppo c'è molta reticenza da parte di colleghi e colleghe riguardo allo smart working. Preferiscono vedersi di persona anche se alla fine dei lavori avrai svolto esattamente tutto come doveva essere. Nel mondo della scuola si pensa al lavoro agile come a una cosa inaccettabile, un lavoro a metà. C'è diffidenza, in particolare in chi vive di questo lavoro senza occuparsi di altro. Sono durissima a riguardo, ma assisto davvero a discorsi agghiaccianti, quando invece proprio per affrontare le miriadi di riunioni pomeridiane, dopo mattine massacranti in cattedra, il lavoro agile sarebbe praticamente perfetto.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Le riunioni, quando la linea internet va bene, secondo me si possono fare tranquillamente on line, ed é anche un modo per poter recuperare un po' di tempo da parte degli insegnanti che hanno svolto didattica in presenza. Certo bisogna liberarsi del pregiudizio nei confronti dello Smart working che spesso viene visto con sufficienza, quando invece può essere anche più produttivo del lavoro in presenza...